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Ergo Proxy – Cogito

Ergo Proxy (2006) è una serie tv anime di genere fantascientifico-cyberpunk, diretta da Shukō Murase, lo stesso che si occupò poco prima anche di Samurai Champloo (2004).

In Italia è stata distribuita prima in DVD nel corso del 2008, arrivando in tv solo fra il 2011 e il 2012 su Rai 4 in seconda serata.

Se non sapete niente di Ergo Proxy, continuate a leggere. Se invece siete i massimi esperti della serie, cliccate qui.

Ergo Proxy guida

Piccola guida alla visione se non avete mai visto Ergo Proxy.

Romdo in Ergo Proxy (2006) di Shukō Murase

Ergo Proxy è ambientata in un futuro post-apocalittico in cui l’umanità è costretta a vivere in delle comunità controllate e create artificialmente, con una vita scandita da uno stringente consumismo.

All’interno di questa utopia particolarmente distorta, i cittadini sono creati artificialmente e in serie, mentre gli immigrati devono dimostrare di essere distaccati dai loro averi per poter ambire alla cittadinanza.

Insieme agli umani vivono anche dei robot senzienti chiamati AutoReiv.

Re-l e Iggy in Ergo Proxy (2006) di Shukō Murase

A fronte della diffusione di uno strano virus fra i robot, il cogito, e della fuga del misterioso proxy, Re-l, nipote del nonno – il Reggente della città – comincia ad indagare…

…ma tutte le vie sembrano portare ad un unico personaggio: l’apparentemente innocuo Vincent Law, un immigrato da Mosk, misteriosamente coinvolto in tutti gli incidenti.

La serie è articolata in ventitré episodi di circa venti minuti ciascuno.

Inizialmente sembra che gli episodi seguano le indagini e le storie dei protagonisti – la cui risoluzione appare sulle prime anche piuttosto intuitiva – ma più la serie prosegue, più assistiamo a trame fra l’onirico e il simbolico

Re-l in Ergo Proxy (2006) di Shukō Murase

Ergo Proxy non è una serie, ma un’esperienza.

Se avete amato prodotti come Serial Experiments Lain (1998) e Ghost in the shell (1995), resterete semplicemente stregati da questo prodotto così profondamente filosofico e riflessivo.

Sicuramente non una serie di facile comprensione, ma che vale assolutamente la pena di esperire per scoprire fino a che punto un prodotto televisivo può uscire dai suoi canoni per creare qualcosa di straordinario.

Re-l Ergo Proxy

Re-l rappresenta in nuce il destino dell’umano.

La protagonista non è infatti altro che il prodotto di Romdo – anche più di quanto si renda conto inizialmente – che crea l’umano da una parte per renderlo il perfetto ingranaggio della macchina sociale, dall’altra lo spoglia di ogni abilità materiale perché sia inoffensivo.

Elemento che emerge particolarmente dalle parole di Iggy nella puntata Punti morti concettuali (13) – in cui le dice che è più inetta di quanto creda – e anche nella puntata Calma piatta (16) – in cui il terzetto è costretto ad aspettare per lungo tempo un vento migliore per continuare il viaggio.

Re-l in Ergo Proxy (2006) di Shukō Murase

In questo frangente Re-l si dimostra ancora di più la figlia perfetta di Romdo, ovvero un umano incapace di vivere autonomamente con delle skills molto basilari – cucinare, pettinarsi, prendersi cura di sé – perché fino ad ora si era del tutto affidata agli AutoRev.

Per questo si dimostra spesso irritabile e capricciosa, un atteggiamento che solo apparentemente sembra uscire dal seminato rigidamente tracciato da Romdo per il suo cittadino perfetto, ma che in realtà è la caratteristica chiave che le permette di attuare la sua raison d’être.

Re-L Meyer

Re-l in Ergo Proxy (2006) di Shukō Murase

Infatti, Re-l è sempre stata una pedina nelle mani di Romdo e soprattutto del Reggente, che hanno sfruttato e, anzi, indirettamente incoraggiato la sua ribellione: il vero obbiettivo della protagonista non era diventare l’erede della città, ma piuttosto essere artefice della salvezza della stessa.

O, almeno, la salvezza apparente.

Re-l quindi non è altro che una cavia per attirare il Proxy – Vincent – proprio condividendo le cellule di Nomad – l’amore del Proxy One – e portare lo stesso a rivelarsi e a tornare come divinità a capo della città.

Re-l in Ergo Proxy (2006) di Shukō Murase

In realtà la volontà di Re-l sfugge infine dal controllo di Romdo – al punto che Dedalus finisce per preferire la Real Re-l, ovvero la sua versione angelica – in quanto la protagonista, nella sua ricerca ossessiva dell’identità del Proxy, finisce per definire anche sé stessa.

Infatti sia Re-l che Vincent intraprendono un viaggio cartesiano per la scoperta del e, soprattutto, la protagonista vive lo sconvolgimento dell’uscita della caverna di platoniana memoria, scoprendo una realtà molto più variegata rispetto al piccolo mondo in cui ha vissuto finora.

Re-L Meyer

Re-l in Ergo Proxy (2006) di Shukō Murase

In un certo senso Re-l rappresenta il ricongiungimento dell’umano con il divino – il Proxy – al punto che nella puntata L’occhio sacro nel cielo (20) la coscienza di Vincent Law è totalmente soggetta a quella della protagonista.

Infatti, con la creazione dei Proxy, l’umanità ha acquisito una sorta di status super-umano, riuscendo a ricostruire il divino unicamente per i propri scopi risanare la terra – tanto da diventare creatore del Dio – Proxy – che infine si ribella contro il suo Creatore – l’Umano.


Vincent Law Proxy

Chi sei, Vincent Law?

Questa è la domanda che ricorre per la maggior parte della serie.

Vincent Law all’apparenza sembra un mediocre ed innocuo immigrato moscovita, che fa di tutto per riuscire ad integrarsi nella nuova comunità – Romdo – ma incapace di affermarsi con un’identità propria.

Non a caso, il suo viaggio è finalizzato alla scoperta del suo essere, all’awakening, che già di per sè avviene quando Vincent apre gli occhi, gli stessi che nelle prime puntate erano – senza che se ne accorgesse neanche – serrati davanti alla realtà che lo circondava.

Vincent Law in Ergo Proxy (2006) di Shukō Murase

L’apertura degli occhi corrisponde infatti all’uscita da Romdo – la caverna già citata – e alla sempre più insistente consapevolezza della sua vera identità – o identità altra – che fino alla fine tiene lontano da sé, come una sorta di ombra.

Infatti, la pesantezza della sua altra faccia è tale che fino all’ultimo Vincent si nasconde dietro ad una maschera, per lo stesso motivo per cui in precedenza si era fatto eliminare i ricordi da Nomad.

Ovvero, l’impossibilità dell’accettazione dell’io.

Vincent Law

Vincent Law in Ergo Proxy (2006) di Shukō Murase

I Proxy sono delle divinità, ma delle divinità imperfette: su di loro grava la salvezza e il funzionamento di intere comunità – non a caso Romdo va in rovina per l’abbandono del suo Proxy – ma, proprio come le città stesse, essi sono solamente delle realtà temporanee.

Si può dire quindi che siano come degli orologi atti a definire il ritorno degli umani originari sulla Terra, essendo mortalmente sensibili alla luce del sole, finora nascosto dietro alla coltre di nubi dovuta al disastro apocalittico che ha portato all’abbandono del pianeta.

Quando quindi il sole riuscirà finalmente a ricomparire da dietro alle nuvole, il mondo sarà nuovamente abitabile e gli umani potranno tornare su una Terra pronta per loro e, soprattutto, una Terra vuota, grazie alla morte dei Proxy e, di conseguenza, degli umani che controllano.

Vincent Law e Proxy One in Ergo Proxy (2006) di Shukō Murase

Questa presa di consapevolezza ha portato One – il primo Proxy creato – prima ad una profonda depressione, poi ad un odio incontenibile verso l’umano, sia per il suo essere solo una pedina del loro piano, sia per l’impossibilità di unirsi a Nomad.

Per questo motivo – e soprattutto dopo la distruzione di Mosk e il rapimento dell’amata – One sceglie di creare la sua seconda identità o ombra – Vincent – per penetrare Romdo, vendicarsi del Reggente e attuare infine il suo piano di rivolta degli AutoRev.

Vincent Law

One infatti riesce ad infettare gli AutoRev con il virus cogito, che rappresenta il risveglio, il soffio vitale che permette alle macchine di non essere solamente macchine – in maniera simile a Ghost in the shell (1995) – ma quasi più umane dell’umano, e riconoscerlo così come Dio.

Infatti la prima reazione degli AutoRev al cogito è inginocchiarsi e rivolgersi al divino – One – consapevoli proprio della presenza di un’entità che gli ha permesso di pensare e quindi di essere.

Re-L Meyer

Vincent Law in Ergo Proxy (2006) di Shukō Murase

Ma la coscienza del Proxy va ben oltre il semplice soggettivismo cartesiano.

Se lo stesso permette al Proxy e agli AutoRev di comprendere la loro esistenza e differenza rispetto al resto degli oggetti in-animati, il viaggio di Vincent lo porta ad abbracciare l’inter-soggettivismo kantiano.

Infatti Vincent si scopre come parte del mondo, ma, al contempo, anche osservatore dello stesso, fino ad arrivare ad un esasperato solipsismo, per cui la realtà esiste solamente in sua funzione.

Vincent Law in Ergo Proxy (2006) di Shukō Murase

Questo elemento ben si intreccia con la funzione stessa del Proxy come creatore e, di fatto, sorrettore di mondi: ogni comunità da esso creata ha smesso di esistere quando il suo dio l’ha abbandonata o è morto.

Questa presa di consapevolezza finale permette infine a Vincent di ricongiungersi con One e diventare un unico portatore di vita e di morte, capace di rivaleggiare con gli umani che stanno ritornando a popolare la terra.

Nondimeno, la sua esperienza con Re-l e Pino gli ha permesso di carpire la possibilità di un’umanità migliore, non solamente tirannica e distruttiva: una per cui valga la pena di lottare.

Insomma, Cogito Ergo Proxy.


Pinocchio Ergo Proxy

Pino rappresenta la via pacifica del cogito.

A differenza degli altri AutoRev, questa bambina sceglie di vivere la sua vita non in opposizione all’umano, ma all’interno di una ricerca sostanzialmente pacifica e personale del mondo esterno.

Per questo, avendo preso coscienza del sé grazie al virus, passa dall’essere una macchina apatica ed incolore, ad una bambina frizzante e esuberante, che si unisce a Vincent in una sorta di ricerca comune, pur con obbiettivi meno ambiziosi.

Nella più semplice interpretazione, Pino non è altro che Pinocchio: non più burattino, non più macchina, ma un infante quasi vero che cerca di esserlo in tutto e per tutto, anche tramite la imitatio di quello che gli sta intorno – nello specifico di Re-l, come si vede soprattutto in Calma piatta (16).

Inoltre, il suo personaggio rappresenta l’atteggiamento limitante degli umani nei confronti degli AutoRev.

Fin da subito infatti Pino è trattata dalla sua famiglia adottiva più come una serva che come la figlia tanto desiderata, al punto che la madre, Samantha, cerca di liberarsi di lei alla prima occasione.

La donna non permette quindi neanche alla figlia di esprimersi e mostrare il suo potenziale, limitandola ancora una volta al mero oggetto-usa-getta che vive solamente in funzione dell’umano – rappresentando, in scala minore, il rapporto fra umano e Proxy.

Pino AutoRev Ergo Proxy

Questo elemento è particolarmente evidente nella puntata Sorriso di bambina (19).

La città di Smile Land è una palese parodia di Disneyland, in cui gli AutoRev sono proprio oggetti, giocattoli, che vengono creati ed utilizzati unicamente per rendere felice il loro Dio – Will B. Good – per evitare l’estinzione della comunità.

Questi sono anche facilmente eliminati o emarginati quando non sono più utili alla loro funzione, in un panorama di totale finzione, smascherato proprio dal sorriso sincero di Pino, diverso da quello di tutti gli altri…

In ultimo, Pino si rivela un tassello fondamentale per il futuro della Terra.

Nell’ultima puntata scopriamo infatti che l’ultimo desiderio che Raul Creed aveva affidato a Kristeva era quello di proteggere quella che ormai non considerava più semplicemente un surrogato, ma la sua vera figlia.

Questa volontà potrebbe rappresentare il primo passo verso una conciliazione fra umano e macchina, creando un rapporto che non sia finalizzato solo alla supremazia dell’uno verso l’altro, ma piuttosto alla creazione di una pacifica convivenza di reciproco guadagno.


Dedalus Ergo Proxy

Deadalus è in un certo senso un burattinaio nell’ombra.

La sua intelligenza straordinaria è stata creata a tavolino per renderlo un alleato di Re-l e parte del Proxy Project, nonostante la situazione gli sfugga progressivamente di mano, rendendolo infine apatico e concentrato solo su sé stesso.

Sulle prime infatti Dedalus mostra un profondo interesse per Re-l, e persino l’aiuta a nascondere la sua finta morte, così che possa continuare a perseguire la sua raison d’être – riportare Vincent a Romdo.

Dedalus può quindi essere letto come una rappresentazione in piccolo del destino dell’umanità che ha lasciato la Terra, e che tanto arrogantemente ha creato un mondo solo per sé stesso e finalizzato unicamente alla distruzione e alla rinascita dell’umano.

Come infatti l’umano ha creato degli dei difettosi, nascondendogli il loro vero fine, allo stesso modo il suo personaggio nasconde costantemente informazioni fondamentali a Re-l, col solo risultato che la stessa si allontana sempre di più da lui.

Così Deadalus diventa sempre più geloso e capriccioso, arrivando a creare una sorta di feticcio, una nuova Re-l molto più mansueta e accomodante nei suoi confronti, una nuova divinità che in qualche modo lo veneri.

Questo progetto gli si rivolta infine contro, quando persino Real si allontana da lui, proprio riacquistando la sua identità originaria – Nomad – e cercando di ricongiungersi a Vincent per operare un definitivo distaccamento dall’umano.

Così, come Dedalo guardava il figlio Icaro distruggersi per la sua superbia, così Dedalus osserva sofferente la sua creazione mentre si suicida.


Raul Creed

Ra è il super-uomo.

Per sua natura è un uomo estremamente scaltro ed intelligente, una personalità da leader creata in provetta, arrivando infatti a coprire le più alte cariche della città e a tenere in mano più potere di quanto riesca a gestirne.

Infatti, per la maggior parte della serie Raul è il principale antagonista di Vincent e della sua scoperta del sè, cercando costantemente di incastrarlo, di boicottarlo – con la distruzione nucleare su Mosk in Battaglia senza fine (17) – e infine di distruggerlo.

In questo modo Raul rappresenta l’umano che tenta disperatamente di affrancarsi dal divino, rappresentato non solo dal Proxy stesso che regge la comunità, ma anche dagli stessi che hanno impedito all’umanità creata artificialmente di riprodursi e quindi di continuare a vivere.

Ma il suo si rivela un tentativo del tutto fallimentare proprio perché antagonistico e sostanzialmente distruttivo, pur con una presa di conoscenza finale del personaggio nei confronti di Pino – e quindi dell’altro – che permette infine di gettare una nuova luce sul destino dell’umano.