Time of Eve (2008-2009) è una serie TV net anime, ovvero creata online e distribuita direttamente in streaming.
Gli episodi sono stato poi riuniti in un film, distribuito nel 2010. Le puntate sono state trasmesse in Italia su MTV poco dopo il suo rilascio in streaming.
Di cosa parla Time of Eve?
In un mondo in cui i robot sono sempre più simili agli umani e per questo sempre più discriminati, esiste un piccolo luogo sicuro e felice…
Vi lascio il trailer per farvi un’idea:
Vale la pena di vedere Time of Eve?
In generale, sì.
Ci vado un pochino più cauta nel consigliarvelo perché sulle prime potrebbe sembrare un prodotto molto più vicino alla drammaticità e importanza di Ghost in the Shell (1995) e Ergo Proxy (2006) di quanto non sia realmente.
Infatti Time of Eve, per quanto prenda le mosse da Asimov, si articola in puntate che sono più una sorta di slice of life futuristici, con situazioni sicuramente drammatiche e sofferte, ma dal taglio molto più intimo rispetto ad altri prodotti analoghi
Distinzione
Per quanto siamo così avanzati, in Time of Eve i robot sono delle mere macchine.
O, almeno, così sono considerati.
La mancanza di un comportamento più umano deriva non dall’incapacità di attuarlo, ma piuttosto dalla paura di essere ancora di più discriminati e maltrattati dai loro padroni, così profondamente spaventati dalla loro stessa creazione.
Questo elemento si nota già nel personaggio di Sammy, che ci appare inizialmente assolutamente apatica e senza sentimenti, quando in realtà questo comportamento è dovuto da una profonda insicurezza e dalla paura di ferire il prossimo, nello specifico Rikuo.
Ma non è la sola.
Avvicinarsi
A differenza di molti prodotti del genere, l’evoluzione dei robot non è intellettiva, ma affettiva.
Nessun androide, neanche i modelli più vetusto, agisce semplicemente per sottostare alle regole che gli sono state imposte, ma, al contrario, in funzione proprio del voler intrecciare dei rapporti più profondi ed autentici con quello che sarebbe il loro padrone.
Una dinamica che si nota molto chiaramente sia nella commovente storia di Koji e Rina, in cui l’androide vorrebbe solo capire come amare una donna umana, finendo invece per confermare la possibilità di un rapporto affettivo fra due macchine…
…sia nella struggente quanto umoristica storia di Katoran, che si era amorevolmente occupato del suo bambino, per poi essere invece scaricato come spazzatura per evitare di pagare la sua serena dipartita.
Ma il picco emotivo si raggiunge con l’ultima puntata.
Ferire
La storia di Masaki è la più triste in assoluto.
Nonostante THX si fosse dimostrato in tempi non sospetti quando genuinamente un robot potesse diventare un care giver per un umano, anzi proprio per questo, era stato indebitamente zittito, causando una profonda ferita nel suo padrone.
La vicenda non è altro che una più concreta dimostrazione di quell’odio piuttosto esplicito degli umani che puntella diversi momenti in sottofondo alla serie, e che racconta la paura quasi primordiale di essere schiacciati dalla sua stessa creazione.
Ma ci sono dei segnali anche positivi.
La risoluzione della vicenda, anche con delle piacevolissime note ironiche, getta uno sguardo su un futuro più positivo e promettente, in cui umani e robot potranno vivere in armonia e come pari, proprio come Time of Eve prospettava.
Ed infatti la scena dopo i titoli di coda svela la misteriosa identità di Nagi, ma permette di comprendere quanto tutta la creazione robotica fosse stata pensata dal suo creatore come estensione all’umano, non un oggetto sottomesso allo stesso.