Mulholland Drive (2001) è da molti considerato il capolavoro di David Lynch – ed è anche il penultimo della sua produzione dopo la lunga pausa tutt’ora in corso.
A fronte di un budget come sempre molto piccolo – appena 15 milioni di dollari – nonostante sia stato un pesante insuccesso commerciale – 20 milioni in tutto il mondo – nel tempo è diventato un incredibile cult cinematografico.
Di cosa parla Mulholland Drive?
Betty è un’aspirante attrice piena di sogni, che un giorno si trova in casa una sconosciuta. Ma forse non è tutto così lineare…
Vi lascio il trailer per farvi un’idea:
Vale la pena di vedere Mulholland Drive?
Assolutamente sì.
Mulholland Drive è indubbiamente uno dei film più incredibili della già inarrivabile filmografia di Lynch, distinguendosi per un racconto onirico ed enigmatico sottile quanto complessivamente comprensibile nei suoi contorni…
…ma ancora più sfocato nei particolari, nei piccoli elementi che continuamente sfuggono, in una storia che è sparsa in scena fra personaggi che sembrano non avere collegamento fra loro – e forse non ce l’hanno effettivamente.
Incontro
Rita è in difficoltà.
E deve esserlo.
Fin dalle prime battute della sua fantasia Diane riscrive la sua vita, la sua eterna frustrazione in un’ottica nuova : non più una sosta improvvisa per una sorpresa per nulla piacevole, non una crudele illusione che la vera Camilla ha orchestrato ai suoi danni…
…ma bensì un effettivo incidente, un inganno da cui Rita si è salvata per un pelo, andando a rifugiarsi proprio nelle braccia di Betty, figura riscritta al limite dell’inquietante, come testimoniamo i sorrisi tirati dei due vecchi che fungono da introduzione del personaggio.
Ed è un inganno ben consegnato…
Bontà
Betty è un personaggio anche troppo positivo.
Ogni elemento della sua figura, a partire dai colori morbidi e pastello, fino alla dolce curva del suo caschetto, raccontano una ragazza amabile, che non ha remore ad accettare di mettersi in pericolo pur di difendere la sua nuova amica.
Ancora di più, la protagonista è un’interprete straordinaria, come ben dimostra la scena della sua audizione, in cui incanta tutti con le sue doti fuori dal comune, ma che non può essere scelta per il ruolo solamente per un inganno ai suoi danni.
Così Diane crea un universo sotterraneo di potenti e infidi macchinatori, di disgustosi personaggi che, per motivi incomprensibili, impongono la scelta di un’attrice che il regista, Adam Kesher, nonostante le sue proteste, è costretto ad accettare.
Eppure questo non impedisce al suo personaggio di notare con interesse Betty, quasi come fosse destinata ad essere scelta…
Ricerca
Rita deve ritrovare la sua identità.
Cercando con difficoltà di definirsi tramite gli elementi che la circondano – fra cui il poster da cui prende il nome – si muove continuamente a tentoni per prendersi uno spazio in un mondo dove davvero Betty sembra la sua unica ancora di salvezza.
Ma in un certo senso persino Rita è consapevole dell’inganno.
Così l’enigmatica scena dello spettacolo canoro, tutto cantato in playback, è in realtà un indizio per raccontare la falsità delle vicende raccontate, anzi lo stesso crollo della cantante è indice della condizione stessa del sogno che esiste nonostante la morte di Diane/Betty.
Sulla stessa china, la ricerca disperata di Diane, altro nome che rimbomba costantemente nella mente di Rita, è una naturale spinta per trovare la chiave per comprendere la trama, il cui fulcro è rappresentato proprio dal cadavere in putrefazione della donna.
E, allora, dov’è il reale?
Reale
Il reale è il paradosso.
Il ritorno alla realtà è dettato dall’entrata nella scatola, che ci catapulta in un mondo ben diverso da quello a cui eravamo abituati finora: una Betty/Diane con un aspetto ed un comportamento aspro ed insostenibile, che non riesce ad accettare la fine della storia con Rita/Camilla.
Ed è ancora più doloroso assistere alla cruda realtà in cui Diane non è così meritevole da essere scelta né come interprete, né come compagna di vita, trovandosi anzi continuamente ad assistere al suo irrimediabile fallimento.
E allora Diane non vuole semplicemente eliminare Rita, ma bensì rinchiuderla in una piccola scatola a cui solamente lei ha accesso, un piccolo mondo felice che conservi il sogno di una relazione che è ormai uscita dalla sua vita…
…tanto da togliersi la stessa per preservare un ricordo appagante, per quanto fittizio.