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La caduta – Una guerra fantastica

La caduta (2004) di Oliver Hirschbiegel, anche noto col sottotitolo de Gli ultimi giorni di Hitler, è un dramma storico dedicato agli ultimi momenti della Seconda Guerra Mondiale per la parte tedesca.

A fronte di un budget di 13 milioni di euro, è stato un ottimo successo commerciale: 92 milioni in tutto il mondo.

Di cosa parla La caduta?

Traudl è una giovanissima donna che fa una scelta di carriera piuttosto particolare: diventare l’ultima segretaria di Hitler.

Vi lascio il trailer per farvi un’idea:

Vale la pena di guardare La caduta?

Bruno Ganz in una scena di La caduta (2004) di Oliver Hirschbiegel

Assolutamente sì.

La caduta è uno di quei titoli che permette di riflettere in maniera inaspettata su personaggi storici su cui sembra che sia già stato raccontato tutto, in un contesto in cui spesso le stesse sono banalizzate nella loro malvagità e ridotte a mere figure mostruose.

Al contrario, l’opera di Hirschbiegel è ottima nel raccontare la figura sfaccettata del dittatore tedesco, che passa da un totale disprezzo nei confronti del suo stesso popolo, perfino con punte di paranoia, ad una inaspettata gentilezza d’animo nei momenti più privati.

Una visione a tratti disturbante, ma che può arricchire molto più di altri titoli analoghi.

Scelta

Per sua stessa ammissione, la scelta di Traudl è bizzarra…

…quanto determinante per la comprensione della pellicola.

La sua figura viaggia in due direzioni: fungere da vettore per rendere tridimensionale la narrazione, dal punto di vista di un personaggio ai margini della scena, e, al contempo, raccontare la a tratti incomprensibile fascinazione della figura del Führer.

La giovane donna infatti si intrappola nel momento di maggiore crisi del Reich, quando ormai il crollo del sogno nazista era alle porte, e si testava il livello di cieca idolatria da parte dell’esercito tedesco fino ai suoi più intimi consiglieri e fautori del Terzo Reich.

Al contempo la sua figura è utile nell’interrogarsi su aspetti del carattere di Hitler che stridono brutalmente con il suo ruolo di sanguinario dittatore, nella sua cura e sensibilità nei confronti dei suoi fedeli seguaci, particolarmente se donne.

Ma anche il resto della personalità è molto meno eclatante di quanto ci si potrebbe aspettare.

Delirio

Bruno Ganz in una scena di La caduta (2004) di Oliver Hirschbiegel

Non esiste una vita oltre al Terzo Reich.

L’Hitler raccontato da La caduta è drasticamente spogliato delle vesti di sgargiante animatore di folle, di spietato fautore di uno dei genocidi più strazianti della storia umana, e ridotto alla mediocrità dei suoi ultimi momenti di vita, definiti dalla sua totale alienazione dalla contemporaneità.

Bruno Ganz in una scena di La caduta (2004) di Oliver Hirschbiegel

La pellicola infatti ci offre un assaggio piuttosto doloroso – per quanto mai eccessivo nei toni – di una Germania ormai stremata da una guerra che sembra impossibile fermare, che deve continuare a dimostrare la sua fedeltà nei confronti del Führer fino alla morte.

E l’atteggiamento di Hitler è ancora più angosciante di quanto ci si potrebbe aspettare.

Mentre osserva il crollo del suo impero, il dittatore cerca strenuamente di far combattere un esercito che non solo è stremato, ma che per certi versi ormai non esiste neanche più, ridotto al minimo delle forze e a dover rimpolpare le sue fila con i civili e persino con ragazzini giovanissimi.

In questo senso Hitler non nasconde il suo disprezzo nei confronti di un popolo da cui si sente tradito, da cui anzi era stato tradito fin dall’inizio, potendo contare solamente sugli ultimi seguaci di un sogno che aveva infiammato una nazione per oltre un decennio.

Ed è un sogno difficile da scalfire.

Sogno

Il nazismo non era una semplice dittatura.

Per quanto la sua forza fosse proprio arrivare nel posto giusto al momento giusto – una Germania distrutta economicamente e socialmente da due guerre fallimentari – al contempo gran parte del suo successo derivò proprio dal sogno che riuscì a costruire.

Bruno Ganz in una scena di La caduta (2004) di Oliver Hirschbiegel

Un sogno non solo di rinascita, ma proprio di riaffermazione umana e di supremazia di una razza – quella ariana – per secoli inquinata da presenze dannose – gli ebrei, ma non solo – che doveva ricostruire il suo spazio vitale per un futuro più glorioso, di cui la guerra era solo il primo atto.

Per questo noi ci riflettiamo nello sguardo sbigottito ora di Traudl, ora del Dottor Schenck, quando assistiamo ai fedelissimi di Hitler che mantengono la loro cieca fedeltà fino all’ultimo momento, a livello più basso con i suicidi a catena dei soldati con l’arrivo di Russi…

…ad un livello più alto con la sistematica autodistruzione dei vertici del Reich, per cui non solo il Führer organizza in maniera attenta la propria uscita di scena, compresa la distruzione del proprio corpo, ma assistiamo persino all’agghiacciante suicidio della famiglia Goebbels…

…che non potrebbe mai vivere al di fuori del sogno del Terzo Reich.