Good Boys (2019) di Gene Stupnitsky è una pellicola di un genere da un certo punto di vista indefinibile: sarebbe di per sè una commedia che gioca anche con il demenziale, ma al contempo è anche un racconto di crescita e di formazione.
Non un grande film, ma un film che ho apprezzato molto per la sua capacità di raccontare in maniera credibile e coinvolgente il passaggio dall’infanzia all’adolescenza, con alla guida un regista come Stupnisky, che ha fatto poche cose, ma una che porto davvero nel cuore: Bad Teacher (2010).
Il film fu anche un buon successo commerciale: a fronte di un budget di appena 20 milioni di dollari, ne incassò 111. Fra l’altro fu uno fra i buoni risultati della carriera di Jacob Tremblay, giovanissimo attore in rampa di lancio che ricordiamo sopratutto per essere il bambino protagonista di The Room (2015) e recentemente come doppiatore per Luca (2021).
Di cosa parla Good Boys?
Max è un ragazzino di appena dodici anni che sta per cominciare le scuole medie e si trova a dover gestire tutti i problemi tipici della prima adolescenza: amori non corrisposti, la voglia di determinarsi, il desiderio di mantenere intatte le amicizie.
Vi lascio il trailer per farvi un’idea:
Good boys può fare per me?
Good Boys è una deliziosa commedia che può piacere un po’ a tutti, sopratutto se, come me, avete una certa passione per prodotti comici dei primi Anni Duemila, particolarmente i teen movie. Tuttavia il film si smarca anche da certi stereotipi e racconta il passaggio all’adolescenza in maniera genuina e molto attuale. Un tratto distintivo di questo autore, che si vede anche in Bad Teacher, appunto.
Una pellicola che mi sento più di consigliare ad un pubblico adulto, in quanto è piena di battute molto pesanti che un ragazzino potrebbe facilmente non cogliere o rimanerne confuso. Insomma, se volete coinvolgere spettatori più giovani, sappiate che potrebbero trovarsi più confusi dei protagonisti stessi.
Raccontare l’adolescenza (da chi l’ha vissuta)
Il momento del passaggio dall’infanzia all’adolescenza è uno dei più complicati della crescita. Guardandolo dall’esterno, dopo averlo superato, ci sembra tutto così comico, così incredibile l’importanza che davamo a cose fondamentalmente inutili.
E in Good Boys il taglio narrativo è proprio quello di un adulto che vuole raccontare tutte le difficoltà di questo periodo, in maniera autentica e sentita, cercando di evitare pesanti stereotipi e invece portando in scena personaggi diversi e in cui tutti possono riconoscersi.
Il senso di assoluto
Un aspetto che il film riesce molto bene a raccontare è questo senso di assoluto, tipico dell’infanzia, ma sopratutto di quando ci si affaccia all’adolescenza. Siamo talmente travolti da differenti e nuovissime emozioni che non siamo in grado di capire quanto tutto questo sia transitorio e per nulla definitivo.
Per la maggior parte delle volte ci ritroviamo a considerare la nostra vita già finita, come se tutti i tasselli fossero già posizionati. Infatti Max si comporta come se da questa festa dipendesse tutta la sua vita e dice con grande sicurezza che sposerà Brixlee. E così sono tutti convinti che rimarranno amici per sempre.
Invece proprio da questa esperienza capiscono come la vita sia transitoria e mutabile, sopratutto quando si è giovanissimi. E va bene così.
La mutabilità
Proprio durante il film i protagonisti scoprono di quanto la vita possa cambiare, e anche in poco tempo: nel giro di un mese, Max, così sicuro di avere una relazione lunga e duratura con Brixlee, viene lasciato più di una volta e ha delle altrettanto brevi relazioni con almeno tre diverse ragazzine.
Al contempo Lucas e Thor si sentono liberi di sviluppare le loro passioni e cominciare a conoscersi meglio, l’uno entrando nel gruppo anti-bulli che tanto prendevano in giro, l’altro diventando la star del musical della scuola, nonostante sia considerato poco virile dai suoi compagni.
Le stesse ragazze gli svelano come certe amicizie possono nascere anche molto più avanti nella vita e di come certi appuntamenti, a posteriori, appaiano molto meno importanti. Così la festa, che sembra definitiva per la vita di Max, si rivela molto meno determinante di quanto pensasse.
Essere travolti
In particolare nel periodo storico che stiamo vivendo, i giovani sono travolti da concetti e questioni per cui molto spesso non hanno la maturità per affrontarli e comprenderli. E allora spesso ne parlano per frasi fatte e senza averli veramente assimilati.
Si vede molto bene nel modo in cui i protagonisti parlano delle droghe che distruggono le vite e le comunità, del sesso con grande ingenuità, e di come snocciolano concetti indubbiamente importanti come il consenso, ma senza avere idea del loro vero significato.