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Cyberpunk: Edgerunners – Tutto e subito

Cyberpunk: Edgerunners (2022) è una serie tv ispirata al videogioco omonimoCyberpunk 2077. La serie è stata distribuita in tutto il mondo da Netflix e, come abbastanza prevedibile, non avrà una seconda stagione.

Un aspetto che ha influito non poco sulla riuscita del prodotto…

Di cosa parla Cyberpunk: Edgerunners?

Nella città autonoma di Night City, dominata dalla criminalità e dalla dipendenza cybernetica, David Martinez è un ragazzo di appena 17 anni che cerca di vivere una vita normale. Un incidente mortale cambierà per sempre la sua vita…

Vi lascio il trailer per farvi un’idea:

Vale la pena di vedere Cyberpunk: Edgerunners?

Davide e Lucy in una scena di Cyberpunk: Edgerunners (2022)

In generale, sì.

Per quanto non manchino i difetti, Cyberpunk: Edgerunners è una serie molto piacevole da guardare, con ambientazioni affascinanti e personaggi intriganti, le cui vicende sono raccontate in maniera scorrevole e coinvolgente.

L’unico problema è l’evidente intenzione – o necessità – di comprimere una storia piuttosto lunga in soli dieci episodi da poco più di venti minuti, andando in certi punti a sacrificare la possibilità di essere davvero coinvolti con i personaggi in scena e le loro dinamiche.

Tuttavia, non per questo non è una serie da recuperare, anzi.

Posso guardare Cyberpunk: Edgerunners se non ho giocato al videogioco?

Posso godermi la serie anche senza conoscere il videogioco?

Assolutamente sì.

Ovviamente come tutti i prodotti derivativi, conoscere l’opera originale permette di comprendere più immediatamente quanto mostrato in scena. Tuttavia, personalmente, anche senza aver giocato al videogioco, non ho avuto problemi di fruizione – anche perché la storia è del tutto indipendente.

Un unico avvertimento: la maggior parte della lore del mondo non viene esplicitamente spiegata, ma si possono intendere abbastanza facilmente i concetti raccontati partendo dal contesto.

Un’animazione particolare

Davide e Lucy in una scena di Cyberpunk: Edgerunners (2022)

I disegni e l’estetica della serie mi sono piaciute a tratti.

I disegni di per sé non mi hanno entusiasmato: come in certe scene erano molto dettagliati e con un character design molto interessante, in altre mi sembravano molto abbozzati e poco poco d’impatto.

Niente da dire invece per l’estetica generale del prodotto: oltre a riprendere – per quello che ho potuto vedere – piuttosto fedelmente il taglio artistico del videogioco, riesce efficacemente a raccontare una città degradata, ma anche piena di fascino, da cui emergono per contrasto i colori accesi delle insegne neon e dei vestiti stravaganti dei personaggi…

Piuttosto particolare la scelta, in alcune scene, di utilizzare una messinscena di immagini immobili, in cui magari si muove solamente il fumo di una sigaretta, mentre si susseguono dialoghi in scena attraverso voci fuori campo. Al contempo, è molto ben riuscita la resa della follia dei personaggi, particolarmente quella di David.

Gli occhi che si sdoppiano, il tratto di matita molto calcato sui tratti del volto, il montaggio psichedelico delle scene: tutti elementi di grande impatto e fascino.

Una storia semplicemente lunga

Davide in una scena di Cyberpunk: Edgerunners (2022)

La storia è piuttosto semplice e prevedibile per certi versi, ma nondimeno piuttosto coinvolgente.

Infatti, il problema principale non è la storia in sé, ma la sua gestione. A posteriori appare piuttosto evidente che si aveva a disposizione un’unica stagione, e per questo si è dovuto raccontare in poco tempo una storia che avrebbe avuto bisogno in realtà di almeno due stagioni.

Infatti, nel corso di appena dieci episodi, conosciamo il protagonista, lo vediamo crescere, diventare capo di una gang, rimanere per sempre segnato dalla morte di personaggi che abbiamo visto per pochissimo tempo…

Maine in una scena di Cyberpunk: Edgerunners (2022)

In particolare, gli elementi per cui sono andati più di fretta sono il personaggio di Maine – che ci viene raccontato in un paio di episodi e che muore a metà stagione – e il rapporto fra David e Lucy. Quest’ultimo è stato l’elemento più problematico, dal momento che molto del coinvolgimento emotivo del finale è legato alla loro relazione.

In un mondo ideale, l’idea migliore sarebbe sarebbe stata di spalmare la narrazione su venti episodi e dividerla in due stagioni, e gettando i semi della relazione con Lucy nella prima stagione e facendola sbocciare solamente in seguito, e al contempo chiudendo il primi ciclo di episodi con la morte di Maine.

Iconici (e non)

Faraday in una scena di Cyberpunk: Edgerunners (2022)

Il character design dei personaggi è uno degli elementi che mi ha più convinto della serie.

Tutti i personaggi, anche quelli più secondari e che vediamo per pochi episodi, hanno il loro aspetto particolare e iconico, che li rende subito riconoscibili e davvero affascinanti. Il mio personaggio preferito in questo senso è Lucy, nonostante – come per tutte le altre donne della serie – sia una stereotipo su gambe.

Un aspetto che in realtà un po’ mi aspettavo da un prodotto di questo tipo, dove spesso i personaggi femminili sono stereotipati, oltre ad essere ipersessualizzati in maniera quasi ridicola. In questo caso, la caratterizzazione di Lucy mi ha semplicemente mi ha un po’ guastato il coinvolgimento col suo personaggio – che non mi ha personalmente detto molto – e, sopratutto, con la sua relazione con David.

Ed è un peccato, perché il finale l’ho comunque apprezzato.

La lotta impossibile di Cyberpunk

Ho avuto la fortuna di poter inserire questo piccolo contributo di Matteo, che ha giocato al videogioco e che ha voluto raccontarci il tema portante dell’opera.

“Preferiresti vivere in pace da signor nessuno, e morire vecchio, puzzando di piscio, oppure andartene col botto, profumare di fiori, ma non arrivare al tuo trentesimo compleanno?”

Dexter DeShawn, adagiato sul sedile posteriore della sua auto, aspira profondamente dal suo sigaro ed esala una densa nube di fumo bianco. Il primo incontro con uno dei più celebri fixer di Night City introduce uno dei temi portanti affrontati sia nel gioco sia nella serie: ontologia, come la definisce Dex.

Qual è il posto dell’individuo in una società distopica come quella di Cyberpunk 2077?

Dexter DeShawn in Cyberpunk 2077

Che differenza può fare il singolo contro il potere delle megacorporazioni che, a poco a poco, invadono ed erodono la libertà personale, finché nemmeno la propria mente è un luogo sicuro e non ci si può fidare più neanche della propria memoria?

In un mondo in cui è preferibile rimanere a digiuno piuttosto che andare in giro senza armi all’avanguardia e in cui è comune integrare il proprio corpo con innesti cybernetici finché il sistema nervoso non collassa a causa dell’eccessivo sforzo richiesto per gestirli (dando origine all’inquietante fenomeno della cyberpsychosis), non è difficile immaginare come l’obiettivo di molti non sia sopravvivere il più possibile, bensì vivere più intensamente ed essere ricordati più a lungo.

È questa la vita di molti di coloro che scelgono la via del mercenario (merc), saltando di lavoro in lavoro e rischiando la pelle quotidianamente per guadagnarsi da vivere, facendo il possibile per ostacolare le corporazioni in una lotta disperata.

Mr V Cyberpunk

Mr V in Cyberpunk 2077

Ma quella contro le megacorporazioni è una resistenza futile.

Chi le combatte non può sperare di vincere, di sfuggire al loro giogo, ma solo di causare il maggior danno possibile ed essere ricordato dai sopravvissuti per aver trovato una morte gloriosa. Prima di venire catturato da Adam Smasher, Johnny Silverhand riesce a piazzare un ordigno esplosivo nel cuore dell’Arasaka Tower, ma, dopo averla rasa al suolo nel 2023, scopre che un’altra ne ha preso il posto cinquant’anni dopo.

Inamovibile simbolo del potere delle corporazioni che si staglia, nero ed immutabile, contro le sagome colorate al neon che compongono lo scenario cittadino.

Davide e Lucy in una scena di Cyberpunk: Edgerunners (2022)

David Martinez riesce a liberare Lucy dal nuovo quartier generale del colosso economico gestito da Saburo Arasaka, ma anche lui viene fermato per mano di Smasher. Appena un anno dopo, anche V intraprende la stessa strada, quando il suo destino e quello della corporazione giapponese finiscono per diventare inevitabilmente legati dopo che un lavoro prende una direzione inaspettata.

Tutto ciò che rimane dei più celebri mercenari di Night City è un drink sul menù dell’Afterlife con il loro nome.

“Un’ultima cosa, mister V. Vita tranquilla, o finale esplosivo?”