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Venerdì 13 – Il manuale della banalità

Venerdì 13 (1980) di Sean S. Cunningham è considerato fra i film fondativi del genere slasher.

A fronte di un budget piccolissimo – mezzo milione di dollari, circa 2 milioni oggi – è stato un enorme successo commerciale: 40 milioni di dollari in tutto il mondo (circa 152 oggi).

Di cosa parla Venerdì 13?

1958, New Jersey. Due animatori di un campo estivo vengono brutalmente assassinati da una figura misteriosa. E quindici anni dopo l’orrore sembra pronto a ripetersi…

Vi lascio il trailer per farvi un’idea:

Vale la pena di vedere Venerdì 13?

I protagonisti in una scena di Venerdì 13 (1980) di Sean S. Cunningham

Dipende.

Personalmente ho trovato Venerdì 13 un film veramente tedioso, privo di mordente, niente più che una passerella di omicidi che cerca di buttare molto fumo negli occhi allo spettatore per nascondere la sua inconsistenza di fondo.

D’altra parte, se siete particolarmente fan del cinema slasher, troverete in questa pellicola tutti gli stilemi tanto amati del genere nella loro forma primigenia, che aspettavano solo di essere esasperati all’interno dei suoi sequel e nel filone in generale.

La scelta sta a voi.

Punto di vista

I protagonisti in una scena di Venerdì 13 (1980) di Sean S. Cunningham

Uno degli pochi elementi che ho apprezzato della pellicola è l’uso della soggettiva.

Per quanto non si tratti di niente di nuovo – la tecnica era già stata ampiamente sperimentata in Halloween (1978), e pure con effetti migliori – tuttavia riesce nel tentativo di farti immergere nella storia, diventando quasi complice dell’omicidio iniziale.

Il primo omicidio di Venerdì 13 (1980) di Sean S. Cunningham

E infine questa tecnica, che pure alla lunga è talmente esasperata da diventare poco credibile, nondimeno permette di far sentire l’inquietante presenza del killer in scena, in quanto la soggettiva è ormai quasi un’esclusiva del suo personaggio.

Il problema è il resto…

Scatto

Uno dei punti più bassi della pellicola è la recitazione.

Finché gli attori protagonisti devono sostenere il ruolo di adolescenti spensierati ed unicamente concentrati sul loro costante desiderio sessuale, diventando quasi indistinguibili l’uno dall’altro, tutto sommato presentano una recitazione discreta…

…ma, quando si tratta di portare in scena emozioni più complesse, di mostrare il puro terrore davanti alla morte, è come guardare una mano invisibile che schiocca le dita e li fa passare in un attimo da uno stato di tranquillità ad una paura devastante, risultando il meno credibili possibile.

Betsy Palmer in una scena di Venerdì 13 (1980) di Sean S. Cunningham

Che sia cattiva direzione o cattive capacità interpretative è difficile dirlo, soprattutto visto che invece l’interpretazione dell’unica attrice di qualche valore, ovvero Betsy Palmer nei panni della terribile signora Voorhees, è in parte sporcata da un leggero overacting

…ma, nel complesso, riesce a funzionare come rivelazione finale del film.

Ma nel frattempo…

Ritmo

Un grande problema di Venerdì 13 è il ritmo.

La storia è incredibilmente ripetitiva, non racconta sostanzialmente nulla per la maggior parte del tempo, particolarmente nel lunghissimo atto centrale, che cerca un minimo di costruire la tensione con dei piccoli indizi del pericolo in agguato – come il serpente…

…ma che infine è solamente una sequenza interminabile di personaggi trucidati in maniera sempre più creativa, a volte proprio per il loro essere promiscui – tema incredibilmente classico all’interno del genere – a volte per puro spettacolo.

Il finale Venerdì 13 (1980) di Sean S. Cunningham

E, anche se il vero motivo dell’assassino non è per nulla banale, anzi cerca, come tanti altri film simili – specificatamente Non aprite quella porta (1974), da cui sostanzialmente saccheggia il colpo di scena – di dare un ulteriore significato alla furia omicida del killer…

…ma che, alla lunga, risulta solo stancante, soprattutto considerando quanto il film sia derivativo – rubando, non per ultimo, la colonna sonora a Psycho (1960) – quanto il finale sia sorprendentemente aperto, spunto per una serie sequel che posso solo immaginare…