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Balto – Sottoterra

Balto (1995) di Simon Wells è uno dei pochi film prodotti al di fuori dei grandi studios che divenne negli anni un piccolo cult.

Eppure, al tempo fu un flop devastante: con un budget di 30 milioni di dollari, incassò appena 11 milioni in tutto il mondo, fra l’altro alla vigilia del fallimento della casa di produzione, la Amblimation.

Di cosa parla Balto?

Alaska, 1925. Balto è un cane randagio e meticcio, che fatica a trovare la sua identità all’interno di una cittadina che lo disprezza. Ma una situazione drammatica gli permetterà di rimettersi in gioco...

Vi lascio il trailer per farvi un’idea:

Vale la pena di vedere Balto?

Balto e Jenna in Balto (1995) di Simon Wells

Assolutamente sì.

Balto è uno di quei film che porto nel cuore, e che migliora non solo ad ogni visione, ma soprattutto ad una revisione con un occhio più adulto e maturo, che permette di coglierne i significati più sotterranei e nascosti, ma in realtà fondativi della pellicola stessa.

Al contempo, non lo considero propriamente un film adatto ai più giovani: nonostante si cerchi in più momenti di ammorbidire i toni con alcune gag più a misura di bambino, si tratta a prescindere di una storia piuttosto drammatica e angosciante.

Insomma…qualcuno pensi ai bambini!

La non-identità

Balto in Balto (1995) di Simon Wells

Non è un cane. Non è un lupo. Sa soltanto quello che non è.

Balto è un eroe di mezzo.

Il suo ambiente naturale sono le retrovie, i vicoli bui e malmessi della città, in cui viene ripetutamente cacciato e a cui, in qualche modo, sente di appartenere: Balto è insomma sempre ad un passo da un mondo a lui proibito.

Anzi, due mondi.

Infatti, il protagonista non riesce mai a trovare il coraggio di penetrare la realtà civile – quella degli uomini e dei cani – ma neanche è capace di spingersi fino al mondo selvaggio e misterioso – quello dei lupi.

Balto e Steel in Balto (1995) di Simon Wells

Così, quando osserva i lupi in lontananza che ululano nella sua direzione, è incapace di rispondergli, e si allontana sconsolato fino alla barca al confine fra la città e il mondo selvaggio – ovvero, proprio il luogo in cui sente di appartenere.

E solo molto timidamente sceglie prima di gettarsi all’ultimo nella corsa – ma solo per riportare il cappello a Rosy – e, infine, solo dopo grandi meditazioni, è capace finalmente di partecipare alla gara per scegliere chi salverà la comunità, e a battere tutti gli altri concorrenti.

Ma non basta.

Il sotterraneo

Boris in Balto (1995) di Simon Wells

Il destino del protagonista sembra ormai scritto.

Balto sembra infatti incapace di emergere dalla sua condizione anche perché è circondato da altri personaggi emarginati: Boris, un’oca incapace di volare insieme alle sue compagne, e così Muk e Luk, due orsi polari che hanno paura dell’acqua.

Una situazione che ovviamente si aggrava per via della cattiveria degli uomini della città, che premiano a prescindere i cani di razza pura solamente per la loro discendenza, incapaci di comprendere il valore del protagonista.

Jenna in Balto (1995) di Simon Wells

Ma la realtà sotterranea è fondamentale.

Emblematica in questo senso la scena in cui Balto conduce Jenna per una via nascosta al di sotto della casa di Rosy.

Infatti, in questa scena Jenna riesce finalmente a comprendere la condizione della ragazzina, e per il resto del film e anche senza Balto, sarà sempre in grado di avere la zampa della situazione, pur rimanendo ai margini della scena.

Balto e Jenna in Balto (1995) di Simon Wells

Nella stessa occasione, il protagonista mostra alla sua amata un elemento fondamentale per convincerla della sua bontà: quei cocci di bottiglia rotti, che sembrano solamente pericolosi, mera spazzatura, in realtà possono essere utilizzati per creare una splendida aurora boreale.

Allo stesso modo Balto, un meticcio, un emarginato, apparentemente selvaggio e pericoloso, è in realtà un personaggio di grande valore.

Multiforme

Balto e Jenna in Balto (1995) di Simon Wells

Jenna è un personaggio femminile incredibilmente interessante.

Anzitutto, si sottrae al ruolo semplicemente di oggetto del desiderio – sia da una parte che dall’altra: inganna furbescamente Steel, quando questo cerca per l’ennesima volta di sedurla, e sceglie di avvicinarsi consapevolmente a Balto, nonostante la sua nomea.

Balto e Jenna in Balto (1995) di Simon Wells

Inoltre, non ha alcuna vergogna ad ammettere di aver interesse per il protagonista, nonostante questo sia considerato un emarginato e un bastardo – come si vede nella scena in cui Sylvie, una delle due cagne sue amiche, la mette alla prova.

Oltre a questo, per tutto il tempo rimane un personaggio estremamente attivo, sia quando spinge Balto all’avventura, sia quando lo salva dall’orso, sia poi nel momento in cui rimane l’unico personaggio che si sottrae alla narrativa fasulla di Steel.

L’ombra

Rosy in Balto (1995) di Simon Wells

La lugubre ombra della morte è costante in Balto.

La troviamo anzitutto in Rosy, una dei tanti bambini che si ammalano, prima quando comincia a tossire e viene richiamata a casa, poi nelle diverse e insistite sequenze in cui viene inquadrata a letto nella disperazione della malattia.

Ma la morte è presente anche in altri due momenti altrettanto inquietanti.

Nelle scene iniziali, quando Boris viene acciuffato dal macellaio, e l’ombra della lama si staglia sul suo collo, e poi quando ogni speranza sembra persa, e il giocattolaio, che poche scene prima aveva confezionato una slitta per Rosy, ora prepara la sua piccola bara…

Il gruppo spezzato

Il gruppo di salvataggio è troppo ingombrante.

Infatti, inizialmente tutti i personaggi partono all’avventura insieme a Balto, anche quelli più secondari e apparentemente inutili come i due orsi.

Invece saranno proprio loro a salvare Balto da morte sicura quando starà per affogare nel ghiaccio – trovando così la loro redenzione – e fondamentale sarà Jenna, che giungerà all’ultimo per sottrarlo dalle grinfie del terrificante orso, pur diventano poi lei stessa il motivo per cui il gruppo si spezza.

Ma l’avventura di Balto deve essere solitaria.

Il protagonista con questo viaggio non è solamente destinato a salvare la propria comunità – e nello specifico Rosy – ma si sta inconsapevolmente imbarcando verso un percorso per acquisire finalmente consapevolezza della sua identità.

Ma nel suo viaggio sono in agguato anche presenze che gli mettono i bastoni fra le ruote: la terribile bestia nera che lo attacca – assimilabile, per contrasto al Lupo Bianco, ad una figura quasi demoniaca – ma soprattutto Steel, disposto persino a rischiare la morte dei bambini per la propria gloria.

Rinascita

Infatti, la vera salvezza di Balto è l’incontro con il Lupo Bianco.

Inizialmente il protagonista aveva ingenuamente intrapreso il viaggio e il tentativo di salvataggio della medicina nelle vesti del cane – e proprio per questo aveva nuovamente fallito, trovandosi seppellito dalla neve in un dirupo…

…e così ancora una volta rinchiuso sottoterra, proprio come poco prima era stato seppellito dal ghiaccio dall’orso.

Ma stavolta deve salvarsi da solo.

Infatti, l’incontro con la misteriosa presenza – che può essere assimilabile alla figura dell’eredità di Balto, quanto a una figura quasi divina di salvezza – è l’occasione per il protagonista di riscoprirsi lupo.

Così Balto ricorda le sagge parole di Boris, che gli ricordano come una missione del genere non potesse essere portata avanti dei semplici cani – abituati alle comodità del mondo civilizzato ma solo da un lupo, capace di affrontare l’ignoto e il selvaggio, e uscirne indenne.

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The Nightmare Before Christmas – Crisi di Natale

The Nightmare Before Christmas (1993) è uno dei più incredibili progetti animati della storia del cinema, per la regia di Henry Selick – e non Tim Burton, che fu ideatore del progetto, ma lo seguì a distanza – proprio per l’utilizzo della tecnica stop-motion.

A fronte di un budget di 24 milioni di dollari, fu un grande successo commerciale – 101 milioni di dollari in tutto il mondo – anche se nulla in confronto alla popolarità che guadagnò negli anni.

Di cosa parla The Nightmare Before Christmas?

Jack Skeletron è il Re delle Zucche ad Halloween Town, ma si sente ormai vuoto nel dover organizzare ogni hanno la stessa festa…

Vi lascio il trailer per farvi un’idea:

Vale la pena di vedere The Nightmare Before Christmas?

Jack e Sally in Nightmare Before Christmas (1993) di Henry Selick

In generale, sì.

Per quanto consideri The Nightmare Before Christmas un prodotto di grande valore, mi rendo conto che i suoi meriti sono ritrovabili più nel lato artistico e musicale, che nella scrittura, che è piuttosto semplice e narrativamente non particolarmente brillante.

Tuttavia, se siete pronti a lasciarvi conquistare da un’opera davvero incredibile, una delle poche create con la splendida tecnica passo-uno (o stop-motion), vi innamorerete delle sue canzoni iconiche e degli splendidi character design dei personaggi.

Vuoto

Jack in Nightmare Before Christmas (1993) di Henry Selick

La sequenza di apertura di The Nightmare Before Christmas è iconica.

This is Halloween (Questo è Halloween) è una delle canzoni più celebri della pellicola, che rappresenta perfettamente la città di Halloween Town e i suoi fantasiosi personaggi, creati prendendo le mosse dalle paure più classiche dei giovani spettatori.

E, soprattutto, l’entrata in scena di Jack è uno dei momenti più splendidi della pellicola, semplicemente spettacolare nelle sue dinamiche, e che racconta perfettamente il ruolo di divo che il protagonista gode nella città.

Jack in Nightmare Before Christmas (1993) di Henry Selick

Ma non basta.

Jack si ritira quasi immediatamente dai festeggiamenti, muovendosi in un panorama lugubre e desolato, che rappresenta proprio i suoi contrastanti sentimenti sulla sua posizione, in una sorta di crisi di identità per cui non vuole più essere il Re di Halloween.

Un sentimento del tutto comprensibile, considerando che il protagonista ha vissuto tutta la sua vita circondato ed immerso nella stessa festa e nelle stesse atmosfere, nelle quali non riesce più a trovare la stessa soddisfazione di un tempo…

Scoperta

Jack in Nightmare Before Christmas (1993) di Henry Selick

La scoperta del Natale è in realtà una tentazione.

Il protagonista viene improvvisamente catapultato in un mondo nuovo, in delle atmosfere assolutamente opposte a quelle di Halloween Town, comportandosi proprio come un bambino a Natale.

Tutta l’iconica sequenza di What’s this? (Cos’è) è fondamentale proprio per raccontare l’entusiasmo del personaggio, che così riesce a risolvere la sua crisi d’identità, pur non riuscendo – né ora né dopo – a comprendere davvero la festa di riferimento.

Ma è così splendida questa sua adorabile ingenuità nel cercare di trovare la formula per comprendere il Natale, e nel suo travolgere tutti con un inguaribile trasporto verso questa nuova scoperta, nonostante non sia nelle corde né sue né degli altri personaggi di Halloween.

Ed è ancora più irresistibile quando assistiamo ai tentativi del tutto ingenui dei suoi concittadini nel creare questo Natale alternativo, senza averne capito l’essenza, anzi contaminandolo costantemente – ed inconsapevolmente – con la loro festa di riferimento.

Ma non tutti sono convinti…

Cassandra

Sally in Nightmare Before Christmas (1993) di Henry Selick

Sally è un personaggio molto meno banale di quanto potrebbe pensare.

Una sorta di rilettura di Frankenstein: una bambola di pezza che, come Jack sta attraversando una crisi esistenziale, è in una sorta di fase adolescenziale, che la porta ad essere totalmente invaghita del protagonista.

Al contempo è anche un personaggio particolarmente ingegnoso, del tutto consapevole delle sue potenzialità – poter usare le parti del corpo a suo piacimento – e anche piuttosto abile prima nello sfuggire dalle grinfie del suo creatore, poi nel gabbare – almeno momentaneamente – il terribile Bau Bau.

Sally in Nightmare Before Christmas (1993) di Henry Selick

Al contempo, Sally ha il ruolo di Cassandra.

Infatti, quando entra per la prima volta in contatto con il Natale, vede la piantina natalizia bruciarsi fra le sue mani: un oscuro presagio della futura disfatta di Jack, che il suo personaggio cerca più volte di spiegare al protagonista, rimanendo però inascoltata.

Così, davanti alla totale cecità di Jack, Sally è protagonista di forse non la canzone più iconica della pellicola, ma sicuramente di una sequenza molto sentita e soffertaSally’s song o La Canzone di Sally – in cui malinconicamente ammette che il suo sogno d’amore è irrealizzabile.

Ingenuità

Jack e Babbo Natale in Nightmare Before Christmas (1993) di Henry Selick

L’ingenuità di Jack non ha limiti.

Essendosi ormai intestardito nel suo progetto, il protagonista non vede nulla di male persino nel rapire Babbo Natale – anzi, pensa di stargli regalando finalmente una vacanza – e così niente di pericoloso nell’affidarsi ai maligni aiutanti di Bau Bau,

Ma, nonostante i suoi tentativi di spiegare il Natale – che, ricordiamolo, neanche lui capisce – ai suoi concittadini, i regali sono terribili, incapaci – per ovvi motivi – di portare gioia ai bambini, ma più che altro utili a regalare un profondo senso di orrore ed inquietudine.

Ma neanche questo basta a fermarlo.

In questo senso, la caduta del protagonista è fondamentale.

Nonostante lo scioglimento della vicenda sia a mio parere un po’ troppo sbrigativo, è necessario che Jack riceva un forte schiaffo che gli faccia comprendere finalmente che non può diventare il protagonista di un’altra festività.

Una realizzazione abbastanza angosciante, che però è sanata da un senso di rivalsa del protagonista, che è comunque felice di averci provato, sentendosi rinvigorito e pronto a riprendere le sue vesti di Re delle Zucche.

Sconfitta

Bau Bau in Nightmare Before Christmas (1993) di Henry Selick

Bau Bau è un villain necessario.

Trovandoci in un mondo dominato dall’orrore, con un protagonista non propriamente positivo, ma anzi a tratti profondamente negativo, il ritorno alla ribalta di Jack necessita della sconfitta di un antagonista ancora più pauroso e indiscutibilmente cattivo.

Infatti, Bau Bau rappresenta la paura massima per un bambino – l’incomprensibile e mutaforma Uomo nero – ed è infatti immerso in un ambiente piuttosto ostile, soprattutto per lo sguardo infantile: una sorta di sala giochi delle torture.

 Nightmare Before Christmas finale (1993) di Henry Selick

In questo modo, Jack ha una doppia rivalsa.

Il protagonista riesce a sconfiggere un villain per cui fin dall’inizio dimostrava una malcelata antipatia, considerandolo probabilmente una sorta di minaccia che poteva mettere in discussione la sua autorità.

E, ovviamente fondamentale nel finale riprendere e riscrivere la malinconica canzone di Sally, ma in positivo, con un finale estremamente felice, in cui Jack riesce finalmente ad aprire gli occhi e a capire cosa si stesse perdendo.

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Die Hard – Il gioco delle maschere

Die Hard (1988) di John McTiernan – in Italia noto anche come Trappola di cristallo – è uno dei più grandi cult del cinema action, nonché il film che lanciò la carriera di Bruce Willis.

A fronte di un budget di circa 30 milioni, fu un grande successo commerciale: 140 milioni di dollari in tutto il mondo.

Di cosa parla Die Hard?

John McClane è un poliziotto di New York che approda a Los Angeles per passare le vacanze con la famiglia. Ma qualcosa di inaspettato sta per metterlo alla prova…

Vi lascio il trailer per farvi un’idea:

Vale la pena di vedere Die Hard?

Bruce Willis in una scena di Die Hard (1988) di John McTiernan

Assolutamente sì.

Die Hard è un action movie incredibile, che è riuscito ad incantare persino una non amante del genere come me.

Infatti, questa pellicola adrenalinica non ha paura di sporcarsi le mani, di portare in scena sequenze cariche di tensione e di salvataggi all’ultimo secondo, impreziosite da una costruzione dei caratteri dei personaggi davvero notevole.

Insomma, da non perdere.

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Gremlins – La commedia dei cattivi sentimenti

Gremlins (1984) è uno dei maggiori cult del cinema per ragazzi Anni Ottanta, per la direzione di Joe Dante e la fantastica sceneggiatura di Chris Columbus.

A fronte di un budget molto ridotto – appena 11 milioni di dollari, circa 32 oggi – fu un enorme successo commerciale, con 213 milioni di incasso (circa 621 oggi).

Di cosa parla Gremlins?

Lo stravagante inventore Rand visita una piccola bottega delle stranezze a Chinatown, dove trova un animaletto molto particolare, un mogwai

Vi lascio il trailer per farvi un’idea:

Vale la pena di vedere Gremlins?

Gizmo in una scena di Gremlins (1984) di Joe Dante

Assolutamente sì.

Gremlins è un horror per ragazzi di grande valore, che gode di una scrittura veramente ottima e puntuale, che introduce gradualmente gli eventi con un raro equilibrio fra l’orrore e il grottesco, riuscendo al contempo ad ammorbidire i toni per renderlo adatto al target.

Oltre a questo, il character design dei gremlins è incredibile e così anche la loro messinscena, che riesce a farli passare non come dei meri pupazzoni, ma come delle creature vive ed incredibilmente espressive.

Insomma, non ve lo potete perdere.

La minaccia sotterranea

Gizmo in una scena di Gremlins (1984) di Joe Dante

Per quanto il primo atto sembri raccontare una storia piacevole ed accogliente, diversi elementi in scena mostrano tutt’altro.

I personaggi sono totalmente immersi in questo sogno del nuovo animaletto domestico – il cui character design ricorda l’unione fra un coniglio, un orsetto e un pipistrello – che sembra totalmente innocuo, una piacevole aggiunta al quadro familiare.

Questa sensazione di apparente tranquillità rende i personaggi umani del tutto sbadati e poco attenti alla cura dello stesso, agendo più volte in maniera molto ingenua, tanto da essere loro stessi i fautori dell’incubo che verrà.

Gizmo in una scena di Gremlins (1984) di Joe Dante

Ma ci sono diversi indizi di quello che sta per succedere.

L’elemento più palese è l’inserimento di diverse scene del classico della fantascienza L’invasione degli ultracorpi (1956), che parla proprio di un’invasione segreta di alieni che si moltiplicano e si sostituiscono gli umani.

Ma l’indizio più sottile, ma assolutamente perfetto, è il siparietto comico in cui Rand sta testando la sua nuova invenzione: inizialmente le carte escono ordinatamente e sono controllate…ma poi la situazione gli sfugge di mano, e cominciano a moltiplicarsi fin troppo velocemente…

…proprio quando il figlio sta per venirgli a raccontare dei gremlins che si stanno riproducendo.

Introdurre il mostro

La maestria di Gremlins è anche il saper raccontare coi giusti tempi il villain della storia.

Anzitutto, i nuovi arrivati si dimostrano fin da subito ben diversi dal loro genitore – Gizmo – molto più irruenti e dispettosi – come dimostra, fra gli altri, il brutto scherzo nei confronti del cane, Barney.

E per questo il punto di svolta è così rivelatorio.

Infatti, quando Billy offre ai gremlins le cosce di pollo, questi ci banchettano felicemente, mentre Gizmo, come se fosse consapevole della situazione, le rifiuta…

Billy in una scena di Gremlins (1984) di Joe Dante

La trasformazione dei gremlins è, fra l’altro, una bellissima citazione al suddetto L’invasione degli ultracorpi, ma anche ad Alien (1979): oltre ai gusci molto simili alle uova dello xenomorfo, anche il comportamento degli umani è simile.

Infatti, come nel cult di Ridley Scott, i personaggi umani sono anche fin troppo entusiasti di questa nuova situazione – particolarmente il professor Hanson – fino ad arrivare all’inquietante sottofondo della proiezione scientifica, che apre le porte alla trasformazione…

Così, come nei migliori film del genere, il mostro è tenuto fuori dalla scena per molto tempo, ma la sua presenza è costante: dall’assassinio del professore fino all’improvviso attacco ai danni di Billy.

Infine, la rivelazione effettiva avviene nella cucina, in cui la madre del protagonista, quasi come una novella Ripley, è la prima ad affrontare e riuscire in parte a sconfiggere questi orribili mostri.

E anche qui il film riesce a stupire.

Un film per bambini?

Ciuffo Bianco in una scena di Gremlins (1984) di Joe Dante

L’atto centrale, quanto quello conclusivo, godono di una rara maestria di scrittura.

In questo caso si mostra ancora più evidentemente la doppia natura del film, che riesce a mantenersi adatto per il target, pur mettendo in scena una violenza veramente sorprendente, a partire dai modi in cui la madre di Billy elimina i mostriciattoli…

Più volti al lato comico sono invece i vari siparietti degli scherzi dei gremlins e il loro comportamento incredibilmente caotico: dall’assalto al bar con Kate, in cui sbevazzano e fumano – e persino la importunano! – fino alla mia scena preferita: il coro di Natale.

Ciuffo Bianco in una scena di Gremlins (1984) di Joe Dante

I gremlins si rivelano insomma per quello che sono: mostriciattoli dispettosi, financo particolarmente spietati – tanto da distruggere una casa – ma, al contempo, anche la perfetta evoluzione di Gizmo.

Infatti, i suoi figli ne riprendono i caratteri, ma li mutano in maniera mostruosa: dalle orecchie da coniglio a quelle di un pipistrello, dai tratti dolci del viso e gli occhioni liquidi agli occhi rossi ed ai lineamenti serpentini…

Una deformazione particolarmente sottolineata quando gli stessi vengono messi a confronto con i nani durante la visione di Biancaneve e i sette nani (1937), di cui i gremlins imitano perfino le canzoni…

Ciuffo Bianco in una scena di Gremlins (1984) di Joe Dante

E questa dicotomia fra l’essere dei futuri giocattoli per bambini al riprendere le fattezze dei più famosi villain dei classici della fantascienza li accompagna fino alla fine, soprattutto nella sequenza del negozio per bambini…

Così anche nel finale: se la morte di Ciuffo Bianco richiama involontariamente l’iconica scena di Terminator (1984), la chiusura del film cerca di ammorbidire i toni, raccontandosi come la conclusione di una favola di Natale, ma con troppi elementi horror per davvero poterla considerare tale…

E a questo proposito…

Un Natale diverso

Gizmo in una scena di Gremlins (1984) di Joe Dante

Un aspetto che davvero sorprende di Gremlins è quanto poco sia associabile ad un film di Natale.

Nonostante il clima festivo sia presente fin dall’inizio, è disturbato da moltissimi elementi che raccontano un Natale davvero diverso, quasi malinconico: dalla cattiveria gratuita della Signora Deagle alla triste storia della morte del padre di Kate.

Una scelta che può sembrare banale, ma che in realtà è un modo intelligente per equilibrare i toni della pellicola, senza voler mostrare una disparità troppo grande fra l’orrore dei gremlins e l’atmosfera delle feste.

Peculiare in particolare la mancanza di una ricongiunzione finale dei personaggi, ma che non stupisce se si pensa al film di cui Chris Columbus si occuperà una decina di anni dopo: Mamma ho perso l’aereo (1990), per molti versi l’apoteosi della commedia dei cattivi sentimenti.

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Unconventional Christmas

Coming soon…

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