The Lobster (2015) è la prima avventura hollywoodiana di Yorgos Lanthimos, nonché la prima collaborazione con Colin Farrell, che fu protagonista anche per il successivo Il sacrificio del cervo sacro (2017).
A fronte di un budget di appena 4 milioni di dollari, fu nel complesso un ottimo successo commerciale, con 18 milioni di incasso.
Di cosa parla The Lobster?
In un mondo immaginario, le persone possono esistere solo all’interno di una coppia. Altrimenti vengono trasformati in animali.
Vi lascio il trailer per farvi un’idea:
Vale la pena di vedere The Lobster?
In generale, sì.
The Lobster è il film che mi ha fatto approcciare e – almeno inizialmente – innamorare della filmografia di Lanthimos.
Tuttavia, ad una nuova visione ad anni di distanza, e dopo aver visto altro di sua produzione, non mi ha lasciato con un buon sapore in bocca: a fronte di una prima parte che regala riflessione piuttosto graffiante e ancora attualissima, ne segue una seconda parte molto fine a sé stessa e, per me, davvero poco stimolante.
Peccato.
Sistematico
In The Lobster vita di coppia non è una possibilità, ma un’imposizione.
La vita all’interno dell’hotel dei cuori solitari viene scandita ora da momenti di socialità forzata e innaturale, ora dalla totale mancanza di identità: ogni persona è costretta ad una divisa anonima per permettere a tutti di avere le stesse possibilità…
Ancora più grottesco l’atto della stimolazione interrotta, che rende gli ospiti schiavi non solo delle ansie e delle preoccupazioni sul proprio destino, ma sostanzialmente dei frustrati sessuali, che ricercano la vita di coppia più per necessità che per un effettivo desiderio.
Ma l’alternativa è davvero migliore?
Compromesso
La ricerca del partner si tramuta facilmente in disperazione.
L’alloggio all’hotel è in sostanza un test per mettere alla prova la capacità dell’individuo di trovare un suo posto nel sociale.
Infatti, ci sono solo due strade: riuscire a trovare in pochissimo tempo la persona con cui passare la vita, oppure rendersi utile nel tranciare i rami secchi della società, e così ottenere un tempo maggiore per affermarsi dal punto di vista relazionale.
Altrimenti, non resta che arrendersi al labile compromesso.
Che sia passare la vita a prendere testate o diventare persone ciniche e senza cuore, tutti i mezzi sono validi per creare la presunta nuova coppia perfetta da invidiare, che cela abilmente i suoi contrasti interni, magari cercando di colmare i vuoti con i figli…
Perché, al di fuori delle relazioni, si perde l’umanità.
Animale
Una persona che vive senza amore non merita di essere umana.
L’individuo viene schiacciato, gli viene tolta la parola e viene escluso dalla società umana, costretto a vivere il resto della sua esistenza come un animale a sua scelta, con la labile ma essenziale possibilità di realizzarsi sessualmente nella sua seconda vita.
L’aspetto animalesco si trasla anche nel trattamento dei loners, che effettivamente vengono trattati come degli animali da riportare dentro il recinto, per poi essere puniti neanche con una morte semplice e dignitosa, ma piuttosto con la definitiva trasformazione in bestie.
Ma è così diverso dal reale?
Reale
Per certi versi, il mondo di The Lobster è un’esasperazione di secoli di storia umana.
Anche se col tempo ci stiamo avvicinando ad una maggiore consapevolezza sul tema, siamo ancora del tutto immersi nell’eredità di secoli di imposizioni sociali e fiumi di inchiostro che hanno messo in luce l’assoluta necessità della vita di coppia.
E, anche se non abbiamo un’organizzazione così sistematica, nondimeno la società in cui viviamo ci spinge a pensare di essere incompleti senza un’altra persona accanto, offrendoci anche un breve tempo per riuscire a trovare una sistemazione, finendo altrimenti per subire la vergogna sociale.
Infatti è ancora oggi piuttosto normale stigmatizzare persone che non sono all’interno di una relazione, continuamente additate come individui sfortunati e infelici, andando invece a premiare la formazione di nuove coppie – a prescindere se siano sane o meno.
E perché non portare questo ragionamento fino in fondo?
Spreco
Della seconda parte del film non so davvero cosa farmene.
Arrivati a metà pellicola, c’era ancora diverso margine per approfondire anche in maniera più drammatica e grottesca le implicazioni di questo mondo più o meno surreale, per mettere un punto a questa importante esasperazione e lasciarci con una riflessione di un certo spessore.
E invece Lanthimos ha preferito chiudere il film con una storia d’amore molto fine a sé stessa, giusto per completare l’esplorazione del mondo che ha creato, mostrandone l’altra faccia – quella dei single per forza – con una chiusura aperta che mi ha lasciato estremamente indifferente…