I segreti di Brokeback Mountain (2005) di Ang Lee è uno dei maggiori film cult del cinema queer, incredibilmente avanguardistico nelle tematiche e nella rappresentazione, tanto da ricevere molte critiche e censure nel tempo…
Fu anche un grande successo commerciale: a fronte di un budget veramente ridotto – appena 14 milioni di dollari – incassò 178 milioni di dollari in tutto il mondo.
Di cosa parla I segreti di Brokeback Mountain?
Wyoming, 1963. Ennis e Jack sono due giovani cowboy che vengono reclutati per un lavoro durante l’estate. Solo l’inizio di una grande storia d’amore…
Vi lascio il trailer per farvi un’idea:
Vale la pena di vedere I segreti di Brokeback Mountain?
Assolutamente sì.
I segreti di Brokeback Mountain è un cult non per caso: nel lontano 2005 – e francamente anche oggi – era veramente difficile, se non impossibile, trovare un prodotto così ben diretto, sincero e profondo su un dramma romantico con protagonisti queer.
Oltre alle due ottime prove attoriali dei due interpreti protagonisti, sono rimasta davvero colpita dalla genuinità con cui è stata raccontata la loro relazione, senza mai sbilanciarsi né nel dramma né nella sdolcinatezza.
Insomma, da recuperare.
Un amore improvviso
Il primo atto è dominato dal silenzio.
Iniziamo lentamente a conoscere i caratteri dei personaggi: Ennis, apparentemente chiuso e silenzioso, Jack intraprendente e chiacchierone. E niente all’inizio porterebbe a pensare allo sbocciare di una relazione fra due uomini così diversi…
Lo scoppio della scintilla avviene all’improvviso, in una serata di ubriachezza che fa da prologo all’inevitabile incontro sessuale: un primo approccio incredibilmente violento, da parte del personaggio più inaspettatamente passionale…
Ma già così troviamo tutti gli elementi di forza di I segreti di Brokeback Mountain.
I protagonisti non sono per nulla stereotipati, ma sono due giovani uomini con una vita piuttosto comune, che probabilmente prima di quel momento non avevano mai potuto provare ad esplorare questo lato della loro sessualità.
E il loro rapporto alterna fra il profondo affetto e la più smaccata violenza, dettata da un contrasto, un dramma interiore irrisolto – soprattutto da parte di Ennis – del tutto consapevole della vergogna, della condanna sociale che accompagna inevitabilmente la loro relazione.
Una rappresentazione drammatica quanto terribilmente verosimile.
La vita va avanti?
Altrettanto verosimile è come i due non possano fuggire dai loro obblighi sociali.
Inevitabilmente entrambi si trovano delle mogli e si costruiscono una famiglia: questo aspetto è incredibilmente realistico, ma mai drammatizzato in maniera eccessiva, come purtroppo accade troppo spesso in prodotti analoghi.
Nonostante infatti i due abbiano una relazione queer, non vengono mai mostrati come incapaci di vivere al di fuori di essa, né vengono umiliati in rappresentazioni che li mostrino impotenti e incapaci con le loro compagne.
Ho preferito questa rappresentazione più sfumata della loro sessualità, che non li costringesse all’interno di un ruolo, ma che aprisse potenziali strade: anche se i due hanno una relazione omosessuale, non significa che siano per forza gay.
E, di fatto, non è neanche importante saperlo.
La paura costante
Tuttavia, appare anche evidente il contrasto, soprattutto nel caso di Ennis, fra lo squallore della vita domestica e la bellezza degli immensi spazi aperti in cui possono rifugiarsi per vivere la loro relazione, il paradiso impossibile dove vorrebbero sempre tornare.
Una relazione incredibilmente passionale, che sfocia ora in un’attrazione irresistibile, ora in una violenza spropositata, sia fra di loro, sia quando Ennis viene minacciato di essere smascherato…
Quella di Ennis è infatti una paura costante, che si trascina fino agli ultimi momenti della pellicola, del tutto in contrasto invece con l’intraprendenza di Jack, che gode anche di una posizione economica che gli permette di vivere più serenamente.
E così la possibilità di non vivere la loro relazione nell’ombra, e non solo in momenti rubati alla più monotona quotidianità, appare del tutto impossibile e irrealizzabile, portando Jack a cercare la compagnia di altri uomini, con comportamenti condannati persino dal compagno…
Un giusto finale
Per quanto il finale sia devastante, è l’unico che poteva accadere.
Si è scelto di andare fino in fondo a raccontare il dramma inevitabile che i due protagonisti devono vivere nel corso di vent’anni di vita, perché – purtroppo – sarebbe stato del tutto irrealistico – e anche poco rispettoso – raccontarlo diversamente.
Così anche da morto Jack viene ricondotto al contesto sociale più controllato e accettabile: essere sepolto nel cimitero di famiglia, come marito e figlio fedele, nascondendo sotto al tappeto tutto il resto, in particolare il significato di Brokeback Mountain…
Allo stesso modo Ennis resta per tutti uno sconosciuto, non più che un vecchio amico del defunto, potendo solo conservare un ricordo insignificante di quell’amore impossibile, potendo solo soffrire in silenzio…