The Nice Guys (2016) di Shane Black è un buddy movie con protagonisti Ryan Gosling e Russell Crowe.
A fronte di un budget non particolarmente importante – 50 milioni di dollari – è stato un disastro al box office: appena 71 milioni in tutto il mondo.
Di cosa parla The Nice Guys?
Jackson e Holland sono due personaggi con impieghi piuttosto particolari: l’uno un investigatore privato approfittatore, l’altro un hitman disilluso dalla vita. Ma una causa comune li farà incontrare in maniera inaspettata…
Vi lascio il trailer per farvi un’idea:
Vale la pena di vedere The Nice Guys?
Sì e no.
Se da una parte The Nice Guys è un film incredibilmente mediocre sotto ogni punto di vista – totale mancanza della chimica fondamentale dei protagonisti, direzione attoriale non pervenuta, scrittura approssimativa che viaggia per frasi fatte…
…dall’altra non è niente di peggio di un qualunque altro action di poco spessore che potete guardarvi per passare due ore in spensieratezza, spegnendo completamente il cervello – magari riuscendo persino a ridere.
Ve lo auguro.
Spunto
The Nice Guys parte da uno spunto tutto sommato interessante.
Ogni buddy movie che si rispetti ha come protagonisti due personaggi per qualche motivo disillusi dalla vita, impegnati in qualche attività al limite del legale che li rende egocentrici, approssimativi e assolutamente intrattabili…
…insomma due che non potrebbero mai lavorare insieme.
E già in questa fase il film cerca di inserire i primi elementi di ironia che raccontino il carattere turbolento dei personaggi – Jackson che conta al centesimo i soldi di Amelia e Holland che si approfitta della buona fede di una vecchia signora.
E l’ironia sta proprio nel fatto che siano considerati dei bravi ragazzi dalle persone che aiutano, ma che lo diventino effettivamente quando si mettono in gioco per il bene comune, pur rischiando la loro stessa vita.
Questa, almeno, sarebbe la storia sulla carta.
Poi arriva l’esecuzione.
Chimica
Due sono sostanzialmente i problemi interconnessi della pellicola.
La mancanza di chimica fra gli attori e la direzione attoriale.
Uno degli elementi portanti del genere è proprio l’importante costruzione del rapporto fra i due protagonisti, che partono da una soluzione di totale antagonismo per arrivare a collaborare in maniera improbabile, e infine a ricongiungersi in una ritrovata e imprevedibile amicizia.
Da questo punto di vista film come 48 ore (1982) hanno fatto la storia del genere nel mettere in scena attori dal grande carisma, capaci di rendere vivo un copione che altrimenti sarebbe apparso molto banale e con poco mordente…
…esattamente come in questo caso.
Fra i due l’unico che veramente ci prova è Ryan Gosling, al tempo lanciatissimo per La La Land (2016), dove aveva già dimostrato di saper evadere i ruoli strettamente drammatici per offrire interpretazioni ben più sfaccettate e variegate.
Purtroppo, lo stesso si deve scontrare con un Russel Crowe che ormai da anni ha disimparato a recitare, e che in questo caso si perde in una recitazione inutilmente drammatica e riflessiva, che non lascia mai il fianco al suo coprotagonista per creare un effettivo rapporto.
Insomma, arrivando alla fine della pellicola, lo spettatore non ha alcun motivo per pensare che i due ora potranno lavorare insieme.
Ma le vere vittime sono altre.
Possibilità
Per un giovane interprete ad Hollywood purtroppo è sempre sfida riuscire a trovare la parte giusta, il regista capace di valorizzarli.
Non è il caso di Shane Black.
La meno penalizzata è forse l’allora giovanissima Margaret Qualley, che ha dimostrato nel tempo una capacità attoriale ben superiore, ma che in questa pellicola porta in scena una recitazione incredibilmente macchiettistica e assolutamente dimenticabile.
Ma la vera vittima sacrificale di questa conduzione scellerata è la povera Angourie Rice, a cui viene affibbiata una parte che speravo fosse stata ormai abbandonata dal cinema contemporaneo: l’insopportabile bambina che vuole impicciarsi nelle faccende degli adulti, dimostrando di saperne ben più di loro.
Ed è veramente struggente vederla annaspare nel cercare di rendere vive battute così stereotipate e che evidentemente non sente sue…
E più in generale, è deprimente vedere come il film cerchi continuamente di far ridere lo spettatore, persino di giocare con i tropoi del genere, ma fallendo da ogni punto di vista, risultando apertamente ridicolo in una produzione che è davvero il disastro perfetto.
E, per una volta, do ragione al botteghino.