Rise of the Planet of the Apes (2011) di Rupert Wyatt – tradotto in Italia con il titolo poco lungimirante di L’alba del pianeta delle scimmie – è il primo film della saga prequel – reboot del cult Il pianeta delle scimmie (1968)
Un prodotto che ebbe un incasso medio per un blockbuster, pur rivelandosi un buon successo commerciale: con un budget di circa 90 milioni, incassò 481 milioni di dollari in tutto il mondo.
Di cosa parla Rise of the Planet of the Apes?
Will Rodman è un fisico che sta lavorando da anni su una medicina che potrebbe rivelarsi rivoluzionaria, sperimentandola proprio sulle scimmie…
Vi lascio il trailer per farvi un’idea:
Vale la pena di vedere Rise of the Planet of the Apes?
In generale, sì.
Non posso fare confronti con il classico del ’68 – non avendolo ad oggi visto – ma vi posso dire che Rise of the Planet of the Apes è un buonissimo film di fantascienza, pur con qualche inciampo lungo la strada.
Non è personalmente il titolo che preferisco di questo rilancio – apprezzo molto di più i successivi diretti da Matt Reeves – ma è comunque una visione piacevole con una costruzione abbastanza solida.
Insomma, ve lo consiglio.
Dalla parte delle scimmie
Un aspetto che mi ha sempre sorpreso di questa saga è come le scimmie siano dei protagonisti fondamentalmente positivi.
Al contrario, gli umani sono le vere bestie.
Non a caso il film si apre con una scena che mostra delle scimmie catturate per diventare cavie da laboratorio. Per poi, appena non sono più immediatamente utili, essere ingabbiate in luoghi deprimenti, per essere poi ripescate all’occorrenza.
In questo senso è particolarmente emblematica la frase pronunciata da Jacobs, quando Will cerca di farlo ragionare sui pericoli del 113:
Un protagonista positivo?
In questo senso, Will, il protagonista umano, non è proprio un personaggio positivo.
Infatti, per la maggior parte del tempo agisce principalmente per proprio interesse, anche se lo stesso è legato ai suoi affetti – di cui, casualmente, fa parte anche Cesare.
Ma la scimmia e Charles per certi versi sono anche le sue cavie da laboratorio, con cui Will sperimenta la sua invenzione, non potendo farlo altrove…
Allo stesso modo Will non sembra particolarmente interessato al deprimente destino delle scimmie, ma unicamente a Cesare – senza avere neanche in mente i suoi effettivi interessi.
Per fortuna, almeno sul finale accetta di lasciarlo libero.
Un personaggio difficile
Ma il vero protagonista è Cesare.
La seconda parte della pellicola l’ho particolarmente apprezzata proprio per questo: Cesare diventa definitivamente protagonista e il film si trasforma in un gustosissimo prison break.
E la regia è talmente abile nel riuscire a raccontare tutti i pensieri e le intenzioni del personaggio, senza che da loro venga pronunciata praticamente alcuna parola.
Al contempo il piano di Cesare è preciso e limpido, e va anche di pari passo con il suo processo di consapevolezza, la sua presa di coscienza di come rendere veramente liberi i suoi fratelli.
La stupidità umana
In Rise of the Planet of the Apes gli uomini non sono solo malvagi, ma profondamente stupidi.
Totalmente accecati dal loro desiderio di ricchezza e di potere, sottovalutato enormemente la minaccia potenziale che hanno fra le mani.
Sia all’inizio che alla fine non sono capaci né di contenere né di prevedere i comportamenti delle scimmie, e sul finale sembrano del tutto ignari della loro superiorità fisica…
E lo stesso vale anche per la ricerca scientifica stessa, totalmente guidata dal desiderio di guadagno personale, risultando approssimativi e disattenti nelle sperimentazioni, arrivando così a distruggersi da soli…
Andy Serkis Il pianeta delle scimmie
Cesare non è un pupazzo in CGI, ma creato grazie alla motion capture, tecnica con cui un attore reale dà le movenze al personaggio, che poi verrà ricoperto di CGI.
E chi poteva dare un’interpretazione così magistrale se non Andy Serkis?
L’attore è un vero professionista di questa tecnica, venendo unanimemente apprezzato ed acclamato per la sua ottima interpretazione di Gollum in tutti i film de Il Signore degli Anelli.
Ma bisogna fare anche un plauso a tutti i professionisti che hanno partecipato, anche per i personaggi secondari.
Scimmie Rise of the Planet of the Apes
Uno dei problemi principali quando si gestiscono personaggi in totale CGI è mostrarli in scene illuminate, quando tutte le possibili mancanze vengono alla luce, appunto.
Tuttavia, per essere un film del 2011, Rise of the Planet of the Apes se la cava piuttosto bene.
Oltre al perfetto character design delle scimmie, che le rende davvero espressive e eloquenti, complessivamente le stesse risultano credibili anche nelle scene finali, quelle più illuminate.
Ma nei seguiti si sceglierà, forse più saggiamente, di prediligere scene ben più oscure…