Le avventure di Bianca e Bernie (1977) di Wolfgang Reitherman, John Lounsbery e Art Stevens è il ventitreesimo Classico Disney, nonché il primo ad aver avuto un sequel.
A fronte di un budget abbastanza significativo – 7.5 milioni di dollari – è stato un ottimo successo commerciale: 48 milioni di dollari nella sua prima uscita.
Di cosa parla Le avventure di Bianca e Bernie?
Penny è una bambina orfana tenuta prigioniera dalla perfida Madame Medusa. E le persone su cui può contare sono davvero piccolissime…
Vi lascio il trailer per farvi un’idea:
Vale la pena di vedere Le avventure di Bianca e Bernie?

In generale, sì.
Le avventure di Bianca e Bernie è forse il film che ha più sofferto del Medioevo Disney – anzi, forse è il primo film da considerare propriamente parte dello stesso – in quanto vive di idee anche ottime, momenti ormai diventati iconici e indimenticabili nella memoria collettiva…
…ma che soffre di non pochi difetti derivati probabilmente da una gestione produttiva piuttosto frettolosa e disordinata, con degli errori che potrebbero appartenere ad un qualunque prodotto di scarsa qualità di questo periodo, non certo a Casa Disney.
In ogni caso, merita un’occasione.

Spunto

Le avventure di Bianca e Bernie fa a gara con Bambi (1942) per l’apertura più struggente.
Infatti non sappiamo di fatto niente di questa bambina, eppure la sua disperata richiesta di aiuto, con in sottofondo una melodia struggente che ci accompagna per tutti i titoli di testa, ci fa inevitabilmente stringere il cuore per un personaggio di cui non sapremo quasi nulla fino a metà film.
Infatti, i veri protagonisti devono ancora arrivare.

Il lato probabilmente più vincente della pellicola prende le mosse dall’ottimo La carica dei 101 (1961), creando un delizioso microcosmo sotterraneo di minuscoli agenti speciali, di salvatori certificati – rescuers in originale – che si espanderà – pur con qualche inciampo – lungo tutta la pellicola.
Ed è ancora più vincente come i protagonisti non siano inizialmente presentati come una coppia, ma anzi come due perfetti sconosciuti la cui caratterizzazione è totalmente indipendente, ma infine inevitabilmente interconnessa: come Bernie è un inserviente un po’ maldestro, ma che non si tira mai indietro…

…Bianca è una fascinosa agente che ha gli occhi di tutti i personaggi addosso fin dalla sua prima apparizione, ma che sceglie consapevolmente di avere come suo compagno l’ultimo gradino della scala sociale, ma che ha saputo più di tutti dimostrare il suo valore nei pochi minuti in cui è stato introdotto.
Così la parte centrale ha un twist inaspettato.
Mistero

L’atto centrale è forse quello più centrato dell’intera pellicola.
Invece che dare immediatamente le indicazioni ai protagonisti per trovare il proprio obbiettivo, la pellicola imbastisce un’ottima trama mistery che riporta i due piccoli personaggi a seguire le tracce della bambina scomparsa, e così a tratteggiarne il carattere – pur senza riuscirci fino in fondo per via di un ultimo atto abbastanza claudicante.
Così scopriamo che Penny è vittima di una doppia ingiustizia: non solo è stata rapita, ma viene fatto credere che in realtà sia scappata, ormai insoddisfatta di un’esistenza in cui sembra impossibile trovare una nuova famiglia, nel suo essere anche piuttosto determinata, come ben dimostrano i successivi e continui tentativi di fuga.

Il punto di arrivo è infine la conoscenza di Madame Medusa, personaggio che riesce al contempo ad essere un buon villain, rafforzato anche dall’ambiente – il negozio d’antiquariato crepuscolare, poi la angosciante palude – e dai personaggi di cui si circonda – i temibili coccodrilli Bruto e …
…ma anche peccare nell’essere un palese riciclo di Crudelia Demon – da cui alcune sequenze, particolarmente quelle della macchina, che sono sostanzialmente le stesse – pur nella sua iconico stile decadente e nel suo carattere incontrollabile, quasi capriccioso, che ne definisce la insostenibile avidità.
E giungiamo così infine all’ultimo atto.
Monco

L’ultimo atto della pellicola sembra monco in molti punti.
Se infatti l’elemento più vincente è la costruzione ottimamente orchestrata della situazione da risolvere, aggravata dai capricci di Medusa, che non desidera un qualunque dei gioielli ritrovati da Penny, ma bensì uno specifico e introvabile diamante, con anche la parvenza di un piano da mettere in atto…
…lo stesso si perde in snodi narrativi che paiono quasi improvvisati, aggravati da degli eventi errori di prospettiva – topi, marmotte, tartarughe e gufi sono tutti della stessa dimensione – e dall’inserimento di personaggi aggiuntivi nel ruolo di aiutanti dei protagonisti che appaiono in ultima analisi totalmente superflui.

Una tendenza che ben si esplica nel finale.
Anche qui si alterna la sequenza dell’avventura della caverna veramente ben pensata, in cui vediamo concretizzarsi le paure di Penny – e di qualunque bambino al suo posto – oltre a definire in maniera puntuale perché l’intervento dei piccoli protagonisti era così fondamentale…
…ad uno scioglimento della vicenda che appare veramente improvvisato, con la carica dei personaggi di riserva che entra in scena nel momento giusto per dare una chiusura alla storia, accompagnandoci ad un epilogo sicuramente appagante, ma che poteva essere costruito in maniera decisamente più vincente.