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The Batman – Il noir inaspettato

The Batman (2022) di Matt Reeves è il nuovo film dedicato ad uno dei personaggi più iconici della DC, dopo le ottime prove di Nolan e la poca simpatia invece per quello di Ben Affleck.

Un film che, soprattutto per il periodo, ha incassato benissimo: 770 milioni di dollari a fronte di un budget di 200 milioni.

Il cinema semplice road to oscar 2022 che si svolgeranno il 28 marzo 2022

Candidature Oscar 2023 per The Batman (2022)

(in nero i premi vinti)

Miglior sonoro
Miglior
trucco e acconciatura
Migliori effetti visivi

Di cosa parla The Batman?

Batman è in attività da soli due anni e collabora strettamente con Jim Gordon, uno dei pochi poliziotti non corrotti. Si affaccia improvvisamente il caso del misterioso Enigmista…

Vi lascio il trailer per farmi un’idea:

Vale la pena di vedere The Batman?

Matt Reeves ce l’ha fatta.

Potrei anche chiudere direttamente la recensione qui.

The Batman è un film che riesce a portare sulla scena un’investigazione noir, a citare due capisaldi della storia cinematografica di Batman, ovvero Nolan e Burton, e ad ispirarsi splendidamente ai fumetti, con continui riferimenti. Il tutto in soli tre ore.

Cosa vi posso dire di più?

Un Batman diverso

Robert Pattinson nei panni di Batman in una scena del film The Batman 2022 diretto da Matt Reeves

Reeves invece porta in scena un Batman acerbo, profondamente violento e fallibile, in una Gotham sporca e cattiva.

La sporcizia la percepiamo in ogni inquadratura, che gioca appunto su questa regia e fotografia sporcate, che paiono quasi amatoriali. The Batman è un noir di tutto rispetto, con delle scene thriller anche abbastanza disturbanti, degli antagonisti di prima categoria e un amore sentito per il personaggio.

Infatti Reeves non solo è debitore a Nolan, che è cita parecchio, ma anche a Burton e soprattutto ai cicli fumettistici de Il lungo Halloween (1998, cui si ispirò anche Nolan per Il cavaliere oscuro) e Batman: Hush (2003) – di cui parlerò alla fine della recensione.

Il Batman contemporaneo

Robert Pattinson nei panni di Batman in una scena del film The Batman 2022 diretto da Matt Reeves

Fin dall’inizio The Batman introduce ad un noir che si ispira profondamente al ciclo fumettistico cult de Il lungo Halloween.

La costruzione dell’indagine è ben condotta e ti guida passo passo nella scoperta del mistero. Tornano anche in scena alcuni degli antagonisti politici più interessanti di Batman, ovvero il Pinguino, interpretato dall’ottimo Colin Farrell, e Carmine Falcone, interpretato da John Turturro.

Un elemento davvero vincente della pellicola è la totale assenza di tempi morti.

Anche le parti meno interessanti – come la storia di Catwoman – hanno un suo ruolo importante nello svelamento della vicenda, che riesce a tenerti attaccato allo schermo per tre ore, pur soffrendo di qualche discontinuità di ritmo, soprattutto fra la prima e la seconda parte.

Riscoprire Paul Dano

Paul Dano nei panni di dell'Enigmista in una scena del film The Batman 2022 diretto da Matt Reeves

Il cast è la vera punta di diamante

Non vorrei dire che io amavo Paul Dano ben prima che fosse di moda, ma permettetemi almeno di consigliarvi di recuperare al più presto una delle sue prove attoriali giovanili, ovvero Little miss sunshine (2006) e il suo esordio registico, Wildlife (2018), un dramma familiare piuttosto tipico ma con una mano registica veramente capace.

Paul Dano ci ha regalato una performance davvero incredibile, con e senza maschera.

Con la maschera è un killer sanguinario e spietato, completamente allucinato e davvero pauroso. Il suo monologo ad Arkham rivela tutta la sua potenza recitativa con cui è riuscito a regalarci un villain pazzo ma non sopra le righe, con un piano ben costruito e una profonda sofferenza interiore.

Non dico che possa essere paragonato al Joker di Heath Ledger, ma ci va molto vicino.

Sad Batman

Robert Pattinson nei panni di Batman in una scena del film The Batman 2022 diretto da Matt Reeves

Pattinson ha portato in scena un Batman acerbo.

Ma per davvero questa volta: nonostante il Batman di Christian Bale fosse comunque fallibile, si dimostrava fin da subito padrone della situazione. In questo caso è invece un Batman profondamente depresso e insicuro in cerca ancora una sua identità, lugubre e tenebroso con o senza maschera.

E per me Pattinson ha fatto veramente centro.

Spero che tutti i suoi detrattori si siano finalmente ricreduti.

Un perfetto Pinguino

Colin Farrel nei panni del Pinguino in una scena del film The Batman 2022 diretto da Matt Reeves

Il Pinguino ha uno screen time abbastanza ridotto, ma si fa notare.

Un uomo viscido, avido e, a suo modo, anche abbastanza ridicolo. Come spiegherò più avanti, per me è una delle maggiori citazioni a Burton. Un Colin Farrell perfettamente in parte, che è riuscito a portare in scena un Pinguino praticamente perfetto, grottesco al punto giusto, regalandoci anche un sorriso in una pellicola complessivamente piuttosto tragica.

I secondari minori

Catwoman non mi ha stregato.

Temevo un personaggio molto più sopra le righe e vicino a concetti ormai stantii di girl power e simili. Invece mi sono trovata davanti ad un personaggio complessivamente interessante, che però non è riuscito a catturarmi.

E per quando riguarda Alfred…

Sono consapevole che riuscire ad eguagliare la classe di Michael Caine è quasi impossibile, però questo Alfred, fra lo screen time ridottissimo e l’interpretazione poco interessante, non mi ha detto proprio nulla.

Matt Reeves si porta Andy Serkis dietro dalla trilogia de Il pianeta delle scimmie, dove interpretava – o, meglio, dava le movenze – alla scimmia protagonista Cesare. Un’ottima prova attoriale, probabilmente Serkis è il miglior interprete in circolazione a saper padroneggiare questa tecnica.

Ma oltre a quello non mi ha mai convinto.

Questa voglia pazza di politicizzare tutto

Robert Pattinson nei panni di Batman e Jayme Lawson nei panni di Bella Reàl futura sindaca di Gotham in una scena del film The Batman 2022 diretto da Matt Reeves

La saga di Batman, per come è raccontata nei fumetti, ha un problema abbastanza pesante: è dominata da personaggi maschili e bianchi.

Per questo va, anche giustamente, attualizzata.

Quindi niente di male, anzi, a cambiare etnia dei personaggi di Catwoman e Gordon, fra l’altro con due attori di livello. Meno bello è inserire messaggi smaccati, fra cui l’unico teppista non violento all’inizio che è afroamericano e così l’unica politica buona della situazione che è una donna nera.

Non so se si può parlare in questo caso di token, ma sicuramente una simpatica strizzata d’occhio ad un pubblico molto spesso poco rappresentato. Però questa non è rappresentazione, ma un messaggio politico molto preciso e veramente ingenuo.

Ma di questo non posso incolpare Reeves: è un andamento generale delle grandi produzioni, quindi facilissimo che abbia ricevuto certe indicazioni dall’alto.

Alcune inezie…

Avrei voluto un finale diverso, più maestoso e di impatto.

Avrei quasi preferito che finisse con Joker e l’Enigmista, mentre il finale l’ho trovato abbastanza banale.

Il ritmo, come detto, è un po’ discontinuo, e la prima parte del film è più interessante della seconda per molte cose, ma nel complesso ti tiene. Questo film mi ha confermato i miei problemi con gli inseguimenti in auto, che purtroppo non riescono mai a catturarmi.

Non proprio un’inezia è la sensazione della mancanza di una origin story strutturata come era quella di Nolan in Batman Begins, visto che mi ha un po’ stranito il rapporto fra Gordon e Batman, per nulla introdotto.

Ma sono difetti su cui posso assolutamente soprassedere.

Perché ho paura per Joker di The Batman

La presenza di Joker interpretato da Barry Keoghan era già stata praticamente confermata, quindi non è stata una grande sorpresa.

Tuttavia io ho molta paura.

Per quanto l’attore mi piaccia moltissimo (e per questo vi consiglio di recuperare American Animals, uno dei migliori heist movie degli ultimi anni), Joker è un personaggio pericoloso da portare in scena.

È un attimo cadere nello squallido con interpretazioni da galera come quella di Jared Leto in Suicide Squad (2016). Si possono anche avere delle ottime prove come quella più recente di Joaquin Phoenix, ma il livello che è stato messo da lui e da Ledger a suo tempo è veramente alto e difficile da raggiungere.

Oltre a questo, sarebbe anche ora di dire basta a Joker. È un personaggio veramente incredibile, ma a questo punto siamo anche un po’ saturi: nel giro di dieci anni abbiamo avuto tre interpretazioni.

Staremo a vedere.


Aggiornamento postumo

Dopo aver visto questa meraviglia di scena, mi sento di ritirare tutto quello di cui sopra. Sono già innamorata.

I riferimenti in The Batman

Il film è pregno di riferimenti a Nolan, ai fumetti e in parte anche a Burton.

Da qui in poi parlerò di alcuni cicli fumettistici e dei film di Nolan e Burton, senza però fare spoiler importanti. Però se non volete sapere niente non proseguite con la lettura.

I riferimenti a Nolan

Christian Bale in una scena di Il cavaliere oscuro (2008) diretto da Christopher Nolan

Tutta la storia in un certo senso si ispira a Il cavaliere oscuro, con un killer fuori controllo che uccide personaggi importanti di Gotham per mandare un messaggio. In particolare il primo video che l’Enigmista fa vedere in diretta televisiva è praticamente quello del Joker di Nolan, anche se molto più cruento.

Poi la scena di Batman inseguito dalla polizia che sale le scale col rampino è identica ad una analoga scena di Batman Begins. E infine tutto l’inseguimento del Pinguino, che, per quanto sia coerente al personaggio, è veramente simile a quando Joker cerca di farsi colpire da Batman in macchina.

E, ovviamente, la Bat Caverna che è letteralmente una caverna con pipistrelli dentro.

I riferimenti a Burton

Burton è citato più sottilmente, ma secondo me si può ritrovare nelle caratterizzazioni fortemente gotiche di alcuni ambienti, come Villa Wayne e la chiesa del funerale del sindaco Mitchell.

Ma secondo me Burton è vivo soprattutto nel Pinguino, unico personaggio vagamente umoristico, ma anche e soprattutto grottesco, esattamente come in quello di Batman Returns (1992):

Ovviamente si tratta di due stili registici e di un design differente, ma le somiglianze sono innegabili.

I riferimenti fumettistici

The Batman si ispira fondamentalmente a due cicli fumettistici: Il lungo Halloween e Batman: Hush.

Anzitutto, ovviamente, il primo delitto avvenga ad Halloween, come ne Il lungo Halloween, così anche come tutta l’impostazione noir e hard boiled, che permea le pagine del fumetto. Inoltre Catwoman che ferisce Falcone sul viso richiama l’aspetto caratteristico del personaggio nel fumetto:

E così anche la parentela di Catwoman con Falcone, che è lasciata in sospesa in questo ciclo, ma viene rivelata nel suo sequel, Batman: vittoria oscura (1999)

Per quanto riguarda Hush, l’Enigmista riprende molto il suo aspetto:

E ad un certo punto quando parla del Caso Wayne utilizza proprio la parola Hush, che è fondamentalmente un’onomatopea come il nostro shh.

Più sottilmente, quando Catwoman vuole uccidere il poliziotto corrotto e Batman la ferma, la macchina da presa indugia su Gordon. Nel fumetto infatti Batman si trovava in una situazione analoga e Gordon interveniva per fermarlo proprio con le stesse parole del film.

Non credo di aver mai visto un amore così profondo per i fumetti e per il personaggio come The Batman, che riesce a battere quasi Nolan.

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Uncharted o il ciclo fantastiche avventure ad alto budget

Uncharted (2022) è il nuovo cinegame, ovvero un film tratto da un videogioco, che è arrivato nelle nostre sale la scorsa settimana. Un’ambizioso progetto di Playstation Production, la casa di produzione dell’omonima console nata solo due anni fa, proprio con l’obbiettivo di portare sul piccolo e grande schermo i suoi prodotti videoludici. La star di richiamo in questo caso è Tom Holland, al momento sulla cresta dell’onda per l’incredibile successo di Spiderman No Way Home (2021).

Il film sta andando piuttosto bene nei botteghini internazionali, riuscendo in soli due weekend a quasi rientrare nei costi (finora 226 milioni contro 120 di budget), dando per praticamente certo un sequel.

Di cosa parla Uncharted

Uncharted è un prequel della saga videoludica, che porta come protagonista il giovane Nathan Drake, protagonista del videogioco, e il suo compare Sully, interpretato da Mark Wahlberg. Cresciuto in un orfanatrofio, il giovane Nathan e il fratello Sam sognano di potersi imbarcare in avventure in giro per il mondo alla scoperta di tesori nascosti.

In particolare la loro passione riguarda l’Ora di Magellano, ovvero il tesoro che l’esploratore portoghese avrebbe lasciato nascosto da qualche parte nel mondo dopo la circumnavigazione del globo. Sam lascerà il giovanissimo Nathan con la promesse di rincontrarsi in futuro. Quindici anni dopo, Nathan, ormai cresciuto, verrà ingaggiato da Sully, spietato cercatore di tesori, per portare a termine il sogno del fratello.

Vi lascio al trailer per farvi un’idea.

Un film di pochissime pretese

Uncharted è un pellicola che gode di un buon budget ma di una produzione veramente poco impegnata sul lato qualitativo. La storia è veramente semplice e lineare, nonché davvero prevedibile. Però in realtà questo non è un problema: l’obbiettivo principale di questo film è intrattenere e far passare due ore in allegria, cosa che riesce effettivamente a fare.

Tuttavia lascia un po’ perplessi trovarsi davanti ad un obbiettivo così ambizioso e una produzione così scarsa. Non so giudicare per il videogioco, ma non so quanto saranno contenti i fan della saga videoludica di vedersi adatta un gioco così quotato come Uncharted in una pellicola che sembra, e lo dico senza timore di essere smentita, un film per la tv del ciclo di Italia 1 Fantastiche Avventure.

Datemi una cuccia!

Tom Holland e Mark Wahlberg in una scena del film Uncharted (2022)

Questo è il caso da manuale di un regista incapace di dirigere gli attori: d’altronde a capo di questo film c’è niente poco di meno che Ruben Fleischer, autore di Venom (2018). Ricordiamolo, la stessa persona che è riuscita a far diventare cane quella meraviglia di Tom Hardy. Il livello è da recita di fine anno in una scuola media, in cui ognuno fa quello che può e il regista non ha cuore (o la capacità) di dire che sta facendo male.

Mark Wahlberg l’avevo discretamente rivalutato per Istant Family (2018), ma in generale è sempre stato un attore di poco spessore e che si associava a progetti di livello abbastanza discutibile come Ted (2012) e I poliziotti di riserva (2010). In questo caso ha la stessa intensità recitativa di quando legge la lista della spesa. Lo stesso livello di Val Kilmer in Batman forever (1995) per intenderci. Una sola espressione indispettita per tutta la pellicola, anche quando deve dire battute divertenti, condendoci solo un sorriso nelle ultime scene.

Tati Gabrielle, che interpreta la villain principale del film, ha dato una migliore prova in Le terrificanti avventure di Sabrina, anche conosciuta come una delle più terrificanti serie di Netflix in tempi recenti. Tom Holland ha fatto il minimo indispensabile, anni luce comunque dalla sua interpretazione in Spiderman, dove a mio parere si era confermato un attore completo. L’unico attore con una vera dignità è Banderas: nonostante le sue occhiate da cattivone siano abbastanza ridicole, alza decisamente il livello.

Il ritorno a Twilight e altre meraviglie

Uno dei problemi principali di questo film è la sceneggiatura, ma non per come è stata scritta, ma per come è stata interpretata: di per sé lo script non è da buttare, ma per come si sono comportati gli attori è stato lo stesso di buttarlo nella spazzatura. Fa particolarmente effetto quando ci sono delle battute che dovrebbero essere divertenti e sono interpretate da Wahlberg con l’ennesima faccia corrucciata e nessuna intensità recitativa.

Per il resto, presenta le stesse ingenuità di Spiderman No Way Home (2021): i personaggi escono convenientemente di scena quando non servono più, per poi tornare quando la trama lo richiede. Più di una volta durante il film la domanda dove è finito questo personaggio sorgeva spontanea quando questo spariva e nessuno in scena sembrava preoccuparsene.

La CGI è veramente altalenante: non ci vuole molto sforzo per vedere gli attori saltare e fare acrobazie davanti ad un enorme green screen. Nota di merito Holland torni agli sfarzi di Taylor Lautner nei panni di Jacob nella saga di Twilight, costretto ad essere a petto nudo in scene dove non c’è nessun bisogno. La bellezza di diversificare il target.

Bei tempi.

Perché guardare comunque Uncharted

Nonostante tutti i problemi produttivi, Uncharted sono due ore che volano. La trama, nonostante sia prevedibile, riesce a tenerti incollato alle vicende, le scene di azione non sono male e il mistero è abbastanza interessante e portato avanti in maniera convincente.

Si ride abbastanza, forse più ridendo del film che per le sue battute, interpretate in maniera, come detto, veramente indescrivibile. Il livello è decisamente inferiore ad un Jungle cruise (2021), che non solo aveva una regia molto più ispirata, ma anche degli interpreti molto in parte e una trama più interessante. Però non tutti possono essere come The Rock, e dobbiamo accettarlo.

Insomma, se cercate un intrattenimento di livello molto basilare per passare una serata in compagnia non è una brutta scelta.

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Assassinio sul Nilo o la saga maledetta

Una recente uscita nelle nostre sale, Assassinio sul Nilo (2022) è una pellicola maledetta sotto molti punti di vista. In senso più ampio, questa intera operazione di revival di Poirot si porta dietro un’aurea oscura: due film su due di questo franchise hanno hanno fra gli attori principali personaggi travolti da scandali sessuali. Per Assassinio sull’Orient Express (2017) c’era Johnny Depp, ancora oggi in un intricatissimo caso di violenza domestica (apparentemente) subita e data dalla ex-moglie Amber Heard, scoppiato poco prima dell’uscita del film. Questo scandalo ha portato fino al licenziamento di Depp dal cast del franchise di Animali Fantastici. In questo caso, però, il film non ne era stato toccato, anzi era stato un successo non indifferente al botteghino (352 milioni contro 55 di budget).

Per Omicidio sul Nilo, invece, lo scandalo sessuale di Harmie Hammer (tutto ancora da chiarire), ha danneggiato fortemente la pellicola. Il film sarebbe infatti dovuto uscire a fine 2019, poi, fra la pandemia e il caso Hammer, è arrivato in sala solamente all’inizio di quest’anno. Tuttavia, la pellicola sta andando abbastanza bene al botteghino: nonostante l’alto budget di 90 milioni, ne ha già incassati 38. E chissà dove può arrivare.

Incrociamo le dita.

Di cosa parla Assassinio sul Nilo (2022)

Assassinio sul Nilo (2022) porta in scena un noto caso di Erculè Poirot, il fortunatissimo personaggio di Agatha Christie. Questa volta il famoso detective si trova in Egitto, testimone prima di un particolare triangolo amoroso e poi di un misterioso omicidio.

Un cast abbastanza scoppiettante, anche se non stellare come in Assassinio sull’Orient Express: la fascinosa Gal Gadot, per la prima volta in un ruolo rilevante sul grande schermo dopo Wonder Woman, la stella nascente Emma Mackey, nota soprattutto come Maive in Sex Education, e, appunto, Harmie Hammer, prima dello scandalo noto soprattutto per Chiamami con il tuo nome (2017).

Lascio la parola al trailer per farvi un’idea.

Cosa funziona

Una cosa che proprio non mi aveva convinto dello scorso film era la plasticosità degli ambienti, che sembravano veramente cartoonesschi, complice anche la fotografia a mio parere poco azzeccata. Al contrario, questa pellicola, forse anche per il budget quasi raddoppiato, porta sullo schermo della ambientazioni convincenti e dal grande fascino. Una regia piuttosto indovinata e che non manca di qualche guizzo e soluzione scenica interessante.

La vicenda è intrigante e, nonostante tutto, lo spettatore (a differenza del primo) può diventare facilmente investigatore lui stesso e risolvere il mistero prima della rivelazione finale.

Un plus del film, che davvero non mi aspettavo, è la bravura di Emma Mackey, che supera di molte lunghezze la sua ben più famosa collega Gal Gadot, soprattutto nelle scene dove recitano insieme. Davvero promossa.

Farà strada.

Cosa non funziona

In qualche modo il film soffre dello stesso problema del suo predecessore, ovvero la sua fedeltà all’opera di partenza: una trama che ci mette parecchio a partire sulla parte investigativa. Non annoia per forza, ma parte pre-omicidio potevano essere tolti almeno un quindici minuti. Una sottotrama che sembra apparire di punto in bianco e che interessa fino ad un certo punto. Una messinscena piuttosto caricata e irrealistica (dico solo, la passerella alla fine).

Gal Gadot, ma meno di quello che mi aspettavo: considero personalmente l’attrice di Wonder Woman come davvero poca talentuosa, con una bella presenza scenica, ma una capacità recitativa davvero scarsa. Le devo riconoscere però un miglioramento evidente rispetto al primo Wonder Woman, complice forse anche la buona direzione di Branagh, ma Emma Mackay recitativamente la seppellisce.

La risoluzione è piuttosto fantasiosa, e può piacere o non piacere. A me ha convinto a metà. Ma non mi voglio mettere a discutere con Agatha Christie e le sue scelte di trama.

Assassinio sul Nilo fa per me?

Gal Gadot e Emma Mackay in una scena del film Assassinio sul nilo 2021 diretto da Kenneth Branagh

Per apprezza Assassinio sul Nilo deve piacere un certo tipo di narrazione delle investigazioni vecchio stile, simile a Knives Out (2019). Non sono una lettrice di Agatha Christie, quindi non mi posso esprimere per i fan dei romanzi, ma ho notato un fandom molto diviso.

In generale, penso possa essere un film abbastanza piacevole per tutti.

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Gli occhi di Tammy Faye, o quello che poteva succedere solo in USA

Il cinema semplice road to oscar 2022 che si svolgeranno il 28 marzo 2022

Candidature Oscar 2022 per Gli occhi di Tammy Faye (2021)

(in nero le vittorie)

Migliore attrice protagonista a Jessica Chastain
Migliore trucco e acconciatura

Gli occhi di Tammy Faye (2022) è film un po’ passato in sordina, uscito nelle nostre sale questa settimana, con due brillanti protagonisti: Andrew Garfield e Jessica Chastain. Lui, tornato alla ribalta per Spiderman No Way Home (2021), ma che si sta facendo notare anche per Tik, tik…Boom! (2021) su Netflix, per cui ha anche ricevuto una candidatura agli Oscar di quest’anno. Lei, splendida fin da quella parte in The Help (2011), ma che ha avuto anche parti importanti anche in due film spaziali come Interstellar (2014) e The Martian (2015).

Di cosa parla Gli occhi di Tammy Faye

Cresciuta in un’umilissima e cristianissima famiglia americana, la giovane Tammy Faye al collage si innamora di Jim Bakker. Insieme i due diventano una fortunata coppia di predicatori on the roadIn breve tempo approdano anche sugli spazi televisivi, diventando i più famosi e ricchi televangelisti degli anni Settanta-Ottanta.

Tratto da una storia vera, verissima, che poteva accadere solamente negli USA.

Lascio il resto al trailer.

Perché Gli occhi di Tammy Faye funziona

Anzitutto, le interpretazioni pazzesche dei protagonisti: perfettamente in parte, in ruoli per nulla semplici. Ti tengono sulle spine, si amano e si respingono, ti riportano ad un’epoca lontana e un mondo sconosciuto. Jessica Chastain, soprattutto, è davvero incredibile: mantiene perfettamente il personaggio senza sbavature dall’inizio alla fine, ne segue l’evoluzione e la interpreta magistralmente.

La fotografia è un vero tocco da maestro: modulata perfettamente col passare dei decenni, riesce a trasmetterti proprio il mondo attraverso gli occhi di Tammy Faye, con colori esplosivi ma spesso anche freddi, di una ricchezza tanto bella quanto triste.

Il film non è per nulla breve, ma non di meno riesce ad appassionarti sinceramente alla loro coppia e soprattutto a lei, Tammy Faye, che nonostante ogni cosa riesce sempre a rimanere fedele a se stessa, a compiere azioni e gesti incredibili per la sua epoca e mantenere un irremovibile ottimismo anche nei momenti più bui.

Rimango un po’ in dubbio sulla questione trucco: per certi versi i protagonisti sembrano veramente dei pupazzoni, ma è anche vero che riesce a renderteli veramente simili ai personaggi reali.

Perché il film potrebbe non piacerti

Gli occhi di Tammy Faye Jessica Chastain in una scena del film

La storia ha delle connotazioni al limite del grottesco, sia per gli ambienti che descrive, sia per la storia in sé, che per fortuna non si perde nel melodramma più smaccato. Deve piacerti un tipo di ambientazione, profondamente statunitense, ma davvero aliena per uno spettatore europeo.

Inoltre il film è una vera chicca per chi apprezza i racconti delle storie vere e del folklore americano. Io, per esempio, sono una grande fan.

Previsioni sugli Oscar 2022

Per quanto riguarda la candidatura come Miglior Attrice, Jessica Chastain se la batte con altre grandi attrici come Penelope Cruz per Madres Parallelas (2021) e Olivia Coleman per La figlia oscura (2021). Purtroppo, non avendo visto gli altri film, non posso dare un’opinione. Diciamo solo che io tifo per lei, perché a mio parere è una grande attrice che ha bisogno della spinta finale per brillare.

Invece per la candidatura per Miglior trucco e acconciatura sono indecisa, in quanto, come ho detto, in questa pellicola non mi ha convinto del tutto. Ho idea che vincerà House of Gucci, per una semplice questione di popolarità.

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The King’s man – Le origini grottesche e ridicole

Penso che il titolo sia già piuttosto esplicativo di cosa ne penso di The King’sman – Le origini. Sono una discreta fan della saga King’s Man: ho recuperato il primo fuori tempo massimo, il secondo al cinema alla sua uscita. Il primo l’ho apprezzato e non poco, nel secondo sentivo già scricchiolare qualcosa. Per questo mi sono davvero cadute le braccia.

Di cosa parla The King’sman – Le origini

The King’s Man – Le origini è un prequel della fortunata saga King’s Man appunto, che racconta la nascita del gruppo di agenti segreti britannici. In questo caso i protagonisti sono Orlando (interpretato da Ralph Finnes) e il figlio Conrad (interpretato da Harris Dickinson, che interpretava il principe Filippo nella saga di Maleficent). Orlando ha dedicato la sua vita a portare aiuto nelle zone di guerra e realtà del terzo mondo. E ora, da pacifista convinto, cerca di intervenire nell’intrigo di eventi che scatenanti della Prima Guerra Mondiale, cercando di portarla alla più veloce conclusione. Per questo si oppone alla scesa sul campo del figlio, il quale, da bravo giovane patriota del suo tempo, non vede l’ora di mettersi in gioco per il suo paese.

Lascio il resto al trailer.

Cosa funziona.

Qualcosa, incredibilmente, funziona. L’ambientazione è davvero affascinante, ben curata e anche, quando vuole, storicamente credibile. Gli attori sono generalmente convincenti e la trama, nonostante zoppichi vistosamente, sulla carta ha degli elementi intriganti. Sulla carta, appunto.

Cosa non funziona

Tutto. Per essere un film di intrattenimento, l’ho trovato veramente estenuante. La trama si perde in sé stessa, prende una strada, poi cambia idea, e torna indietro. La risoluzione è ridicola, i villain sono da mani nei capelli.

Rasputin è un pessimo antagonista. È grottesco, ridicolo, financo disgustoso. La regia per il suo personaggio è ambiziosa, non posso dire di no, ma per me è semplicemente inaccettabile. La riscrittura storica degli eventi sembra fatta da un bambino di 10 anni molto fantasioso. Soprattutto per quanto riguarda le scene post-credit. Ralph Finnes come protagonista action non è convincente. Viene mostrato fino ad un certo momento in un modo, e alla fine occupa tutta la scena, nella maniera meno credibile che possiate immaginare.

The King’sman – Le origini fa per me?

Dipende. Se vi piacciono le cose pesantemente trash, proprio stile primi anni 2000, livello American Pie però negli Anni Venti, The King’sman – Le origini potrebbe piacervi. Se vi estasiate per riscritture storiche fantasiose stile la serie Hunters, anche. Se siete fan della saga, non saprei dirvi: io sono discretamente fan e l’ho odiato, ma ho sentito altri che ne sono rimasti convinti.

Io comunque vi ho avvertito.

Mi tolgo qualche sassolino con spoiler

rasputin interpretato da Rhys Ifans nel film The King'sman - Le origini del 2022

La scena di Rasputin è fra le scene più disgustose che abbia visto in tempi recenti. Mi ha fatto volare con la mente agli anni d’oro della commedia americana primi anni 2000, come quel capolavoro di Dodgeball (2004), e a più recenti e discutibili film come Pitch Perfect (2014). Ci vuole davvero genio per scrivere un personaggio così stupidamente volgare.

Inoltre inserisce velatamente l’elemento magico, visto che alla fine la gamba di Orlando è stata curata effettivamente grazie alla lingua di Rasputin. Il tutto però sembra solamente un meccanismo per mandare avanti la trama.

Non ho mai visto un patriottismo britannico così sfacciato: dalla dichiarazione iniziale della compianta Emily su come aiutino gli altri e quanto siano bravi, alla dichiarata superiorità del re di Inghilterra, che rispetto agli altri capi di stato appare saggio e maturo, mentre gli altri sono dei poveri infanti. Inoltre, a chi è venuta l’idea di far interpretare lo zar, il kaiser e il re allo stesso attore?

Poi, ci sono un paio di cose che danno fastidio a me personalmente.

Le cose che danno fastidio a me personalmente

daniel bruhl in King's man le origini film del 2022 su DIsney Plus

Non sono totalmente contraria alla riscrittura storica fantasiosa: la già citata Hunters a me è complessivamente piaciuta, lo stesso per la serie The Great che è dichiaratamente storicamente inesatta. In questo caso, però, ridurre tutto il conflitto a dei dispetti fra bambini l’ho trovato veramente ridicolo.

Non sarebbe ora di smetterla di far interpretare personaggi non anglofoni da attori che non parlano la lingua che dovrebbero parlare? Il senso di mettere nel cast un attore di grande valore come Daniel Bruhl, che è tedesco, e farlo recitare in inglese per la parte di un tedesco non la capisco proprio. Dover ancora sentire personaggi che parlano fra loro non in inglese, ma in inglese con accento caricato (soprattutto in un doppiaggio italiano da piangere), è insostenibile. Soprattutto se mi trovo pellicole incredibilmente mainstream come The Forever Purge (2021) dove ci sono personaggi messicani che parlano giustamente nella loro lingua madre. Non è difficile.

Eppure questo film non è l’unico che ancora continua a fare questo errore.

Ultimo ma non meno importante, l’inclusione forzata e fuori luogo. In un epoca dominata da uomini bianchi, la produzione ha deciso che era una buona idea mettere dei token per rappresentare una donna e un uomo nero. Nelle parti dei buoni, ovviamente. La non storicità del personaggio nero la posso anche accettare in un contesto di riscrittura fantasiosa, ma è assolutamente insostenibile la strada che ha preso certo cinema contemporaneo nel rappresentare le donne come delle insopportabili Mary Sue.

È ora di dire basta.

Per i più coraggiosi, vi lascio con la videoclip ufficiale di Rasputin.

Buona visione.