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Scream 6 – La maledizione del sequel

Scream 6 (2023) di Matt Bettinelli-Olpin e Tyler Gillett è il sesto capitolo della saga horror cult Scream, nonché il secondo film del franchise diretto da questa coppia di registi.

A fronte di un budget superiore rispetto al precedente – 35 milioni – il film ha aperto con 67 milioni di dollari, prospettando un ottimo incasso.

Di cosa parla Scream 6?

Un anno dopo gli eventi di Scream 5, Sam e Tara si sono trasferite a New York insieme agli altri sopravvissuti. Ma la minaccia di Ghostface è dietro l’angolo…

Vi lascio il trailer per farvi un’idea:

Vale la pena di vedere Scream 6?

Dipende.

Nel contesto delle produzioni horror mainstream in genere, è sicuramente ad un livello superiore per messinscena e regia, soprattutto per le scene degli omicidi, piuttosto creative ed originali, e che non scadono mai nell’eccesso o nel cattivo gusto.

Se lo consideriamo invece nel complesso della saga, è uno dei più deboli insieme a Scream 2 (1997): l’elemento metanarrativo, che distingue questi film dal resto dei prodotti del genere di riferimento, è molto più debole e ripesca a piene mani dai precedenti, ma con molto meno mordente.

Inoltre, ci sono non pochi elementi fondamentali della trama che sono spiegati piuttosto sbrigativamente e in maniera anche complessivamente poco credibile, segno di una sceneggiatura probabilmente messa insieme in poco tempo…

Una messinscena da paura

Come per Scream 5, anche per questo capitolo la coppia di registi si conferma capace di tenere alta la tensione e di portare in scena sequenze di grande creatività ed interesse.

Particolarmente memorabile è tutta la sequenza dedicata alla metropolitana, un luogo precario e in cui tutto può crollare da un momento all’altro, con le luci traballanti e una folla di maschere – derivanti anche da altri franchise horror – dietro ognuna delle quali si può nascondere il killer.

Per tutta quella scena la tensione era alta e palpabile.

Non di minore interesse la scena del passaggio fra le finestre con la scala, in cui ogni personaggio rischia la vita per diversi e interminabili minuti. Due scene ottime, possibili proprio grazie all’intelligente scelta di cambiare location e dare al film un sapore molto più urbano e fresco.

Belle idee ma…

Scream 6 è un film pieno di buone idee.

Mi ha particolarmente colpito – almeno sulle prime – la scelta di utilizzare le maschere dei vecchi killer come sorta di countdown. Tuttavia, la stessa è obiettivamente poco credibile e purtroppo anche mal costruita: quanto è improbabile che i personaggi abbiano ottenuto così facilmente non solamente le maschere degli altri Ghostface, ma tutte le prove dei precedenti casi?

Considerando anche che gli omicidi non sono avvenuti a New York…

E la scusa i poliziotti sono facilmente corrompibili non regge…

E ancora di meno è credibile la scena della telefonata al parco, in quanto non viene minimamente spiegato perché il killer avrebbe dovuto chiamare proprio in quel momento. A posteriori era ovvio che l’avrebbe fatto, in quanto il detective Bailey era il mandante degli omicidi, ma ovviamente i personaggi in quel momento del film non potevano saperlo.

In quel caso è evidente che volessero fare una citazione alla scena analoga di Scream 2, ma, ripensandoci a posteriori, risulta veramente poco convincente. Per non parlare dell’idea per cui il detective abbia potuto scambiare il cadavere della figlia con un altro senza che nessuno se ne sia accorto…

Discorso anche peggiore è la scelta dei villain e delle loro motivazioni.

Is this Scream 2?

La scelta dei killer è stato l’elemento che mi ha meno convinto di tutta la pellicola.

Anche se ovviamente il movente è stato sempre ripreso da Scream 2 – in cui il killer principale era la madre di Billy Loomis – manca dell’elemento metanarrativo che lo rendeva effettivamente interessante. Infatti il reveal di Ghostface si basava sull’idea che solitamente i serial killer sono uomini bianchi, e, al contempo, su quanto la stessa Debbie Loomis chiosava:

My motives isn’t as 90s

Il mio movente è molto meno Anni Novanta

Al contrario, il fatto che non solo il padre, ma tutti e due fratelli di Richie si siano prestati a diventare degli spietati serial killer solamente su istigazione del genitore è molto più banale e, paradossalmente, davvero poco credibile e altrettanto poco spiegato.

La pellicola già da sola offriva un sacco di spunti per raccontare qualcosa di ben più interessante: si sarebbe veramente potuto puntare sull’idea di screditare una persona tramite lo shitposting su internet, magari portando il killer ad essere proprio drogato di questi complottismi.

E magari collegandolo in maniera interessante anche alla questione delle maschere rubate…

Sempre le stesse regole

L’inserimento delle regole metanarrative è uno degli elementi che più apprezzo di Scream, persino nel quinto.

In questo caso ho trovato una grande stanchezza al riguardo: le regole o si realizzano solo parzialmente oppure sono fondamentalmente una copia di quelle del secondo e terzo capitolo.

Everything is bigger

Tutto è fatto più in grande

Nonostante sia una regola abbastanza realistica nel contesto delle saghe, non aggiunge di fatto nulla a quanto già detto nei precedenti capitoli, né si vede in realtà un cambiamento così evidente rispetto al precedente film – nonostante la violenza sia indubbiamente molto spinta.

No one is safe, main characters are totally expendable

Nessuno è al sicuro, i protagonisti sono totalmente sacrificabili

Questa regola è fondamentalmente copiata da Scream 3 (2000) e, di nuovo, non aggiunge niente, se non annunciarti che Courteney Cox si è definitivamente stufata di far parte di questa saga. Ma la più paradossale è la seconda regola:

Whatever happen last time, expect the opposite

Qualunque cosa sia successo la scorsa volta, aspettatevi il contrario

Nonostante sia in un certo senso quello che accade – le motivazioni dei Ghostface di questo film sono totalmente l’opposto di quelle del precedente – risulta paradossale perché di fatto sono le stesse di Scream 2

La componente teen

Un aspetto che ho sempre apprezzato di Scream è che non si è mai perso in sottotrame romantiche che non avessero un’effettiva funzione nella trama stessa.

Mi rendo conto che la rivelazione per cui l’interesse romantico di turno sia Ghostface è ormai ridondante: era il punto centrale in Scream, ci si giocava moltissimo in Scream 2 ed era una rivelazione anche molto interessante in Scream 5.

Tuttavia, questo non significa che inserire sottotrame romantiche, che di fatto non servono alla trama, sia una buona idea, anzi.

Tanto più che ho la sensazione che volessero giocare con l’interesse romantico di Sam allo stesso modo che era stato fatto sia per Scream che per Scream 2, ma di fatto manca del tutto della stessa efficacia, oltre a portare in scena un personaggio veramente insipido e dimenticabilissimo.

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Scream 5 – Just another requel

Scream 5 (2022) di Matt Bettinelli-Olpin e Tyler Gillett rappresenta il secondo e più recente rilancio della saga omonima, presa in mano da due giovani registi emergenti, dopo la triste dipartita di Wes Craven.

Una riproposizione del brand che, nonostante poche e contenute sbavature, riesce a riportare in scena un cult ormai nato quasi 30 anni fa e che è sempre riuscito a riproporsi e ad adattarsi ai nuovi tempi.

E con Scream 5 lo fa quasi con la stessa freschezza di Scream 4 (2011).

Tuttavia, in questo caso fu anche un successo commerciale: con un budget molto più contenuto del precedente (21 milioni contro 40 milioni di dollari) e con un incasso anch’esso contenuto, tuttavia portando complessivamente ad un film molto redditizio: 140 milioni dollari in tutto il mondo.

E infatti è già pronto il sequel, Scream 6 (2023).

Di cosa parla Scream 5?

Dopo 30 anni dall’inizio della scia di sangue di Woodsboro, la saga ricomincia nella stessa città, con questa volta due nuove protagoniste, Tara e Sam, perseguitate dal loro passato legato agli eventi del primo film…

Vi lascio il trailer per farvi un’idea:

Vale la pena di vedere Scream 5?

Jenna Ortega in una scena di Scream 5 (2022) di Matt Bettinelli-Olpin e Tyler Gillett

Per quanto mi riguarda, assolutamente sì.

Scream 5 è un fresco e piacevole rilancio della saga, riuscendo ad adeguarsi ai nuovi gusti, ma mantenendo gli schemi classici dell’horror slasher e della saga in generale. La grande novità della pellicola è che, a differenza degli altri film, dove di solito si instaurava un dialogo metanarrativo con il film stesso, in questo caso il dialogo è con lo spettatore.

Una bella scelta che riesce a rinnovare la colonna portante della saga.

Inoltre gli elementi degli scorsi film sono utilizzati con maggiore consapevolezza e capacità, in maniera pure superiore a Scream 4, che comunque io avevo apprezzato, ma che forse come punto debole aveva proprio il rimettere troppo in scena i vecchi personaggi.

Qui è tutto perfettamente equilibrato.

Un nuovo horror

Jenna Ortega in una scena di Scream 5 (2022) di Matt Bettinelli-Olpin e Tyler Gillett

Ask me about Hereditary! Ask me about It follows!

Chiedimi di Hereditary! Chiedimi di It follows!

Il primo passo che il film doveva fare era riuscire a rimettersi in contatto con il nuovo pubblico e il nuovo gusto in fatto di horror. Non essendo fan dell’horror mainstream contemporaneo e quindi conoscendone poco, avevo paura di rimanere spaesata.

E invece il film ha voluto sorprendermi.

Quando a Tara nella prima scena viene chiesto quale sia il suo film horror preferito, lei risponde molto candidamente Babadook (2014), elogiando anche la profondità del racconto e della trama. E così dopo continua citando altro horror autoriale come The Witch (2015), Hereditary (2018) e It follows (2014).

Così si racconta un panorama del cinema horror davvero mutato, dove i film autoriali non sono più così tanto di nicchia, ma riescono anzi ad incontrare il gusto di un pubblico più ampio, e in generale ad essere elogiati, come viene fatto anche nel film.

Una scelta davvero azzeccata.

Dialogare col pubblico

Jack Quaid in una scena di Scream 5 (2022) di Matt Bettinelli-Olpin e Tyler Gillett

Real Stab movies are meta slasher whodunits, full stop

Un vero film di Stab è uno slasher metanarrativo di stampo giallo, fine.

Come anticipato, la grande novità del film è il dialogo fra il film e il pubblico.

Il punto centrale del film è come gli stessi registi fossero consapevoli che ci sarebbero state molte critiche nei confronti della loro pellicola da parte dei nostalgici, che avrebbero voluto rivedere una riproposizione della trilogia originale.

E infatti questa è la tendenza generale di molte riproposizioni di cult (horror e non), fra cui l’esempio più evidente è sicuramente Halloween, che utilizza ancora schemi narrativi dei primi slasher, gli stessi che Scream derideva negli Anni Novanta.

E gli stessi killer infatti sono dei fan incalliti di Stab, che vogliono creare una storia vera da utilizzare per un sequel degno di questo nome.

Anche se in certi momenti risulta eccessivo da questo punto di vista, è davvero interessante includere nel film un discorso così vero e attuale, anticipando appunto le stesse critiche del film, anche a fronte dell’insuccesso di Scream 4, che era molto innovativo rispetto all’originale.

La regola del prevedibile

Ghostface in una scena di Scream 5 (2022) di Matt Bettinelli-Olpin e Tyler Gillett

Uno dei punti forti del primo Scream era la sua prevedibilità.

Davanti ad un pubblico abituato all’idea che il killer non è mai la persona più prevedibile, Scream scelse come uno dei killer proprio la persona più prevedibile. In Scream 5 praticamente dall’inizio sentiamo la soluzione del mistero dalla bocca di Dwight:

Never trust love interest

Mai fidarsi del proprio fidanzato

e infatti uno dei killer è Richie, il ragazzo di Sam, come fra l’altro le sottolinea proprio nel momento della sua rivelazione. Fra l’altro scelta eccellente castare un attore come Jack Quaid, conosciuto in questo periodo soprattutto per il suo remissivo personaggio di Hughie in The Boys.

E sempre Dwight aggiunge:

The first victim always has a friend group that the killer is a part of

La prima vittima ha sempre un gruppo di amici di cui il killer fa parte

E infatti l’altro killer è Amber, che sembra anche il personaggio che, paradossalmente, più si preoccupa della salute di Tara.

Inserire l’originale con il nuovo

Melissa Barrera in una scena di Scream 5 (2022) di Matt Bettinelli-Olpin e Tyler Gillett

Come detto, Scream 5 riesce in maniera pure migliore di Scream 4 ad aggiornare effettivamente le protagoniste del film, che sono davvero al centro della scena e della storia.

Mi è piaciuta particolarmente Tara: Jenna Ortega, non comunque alla sua prima esperienza e pronta ad esplodere con la prossima serie tv Wednesday, è riuscita a portare in scena in maniera davvero convincente tutto il dolore fisico e reale del suo personaggio.

Mi ha leggermente meno convinto il personaggio di Sam, che viaggia pericolosamente sul filo del trash: il fatto che veda il padre Billy Loomis che la incita a fare quello che fa nel finale, dove sfoga la sua furia omicida, è un elemento che potrebbe facilmente sfuggire di mano, sopratutto in un sequel.

Ben organico invece l’inserimento di Sidney e Gale, che sono solo delle spalle dei protagonisti che riescono ad arricchire il racconto e ad aiutare i personaggi a risolvere il mistero con la loro esperienza passata, ma senza mai rubare la scena alle protagoniste.

Ed era ora di passare la fiaccola.

Una nuova regia

Marley Shelton in una scena di Scream 5 (2022) di Matt Bettinelli-Olpin e Tyler Gillett

La regia di Scream 5 mi ha piacevolmente sorpreso.

Uno degli elementi più piacevoli della saga è sempre stata la regia molto ispirata e con non pochi guizzi, fin da Scream (1996). E uno degli elementi più importanti da gestire sono sempre state le morti e la violenza, riuscendo sempre a renderle spettacolari e quasi artistiche.

Altrettanto bene riesce questa coppia di autori a portare una regia interessante e con non pochi momenti di rara eleganza. Anzitutto, l’uso del sangue, che ho trovato veramente magistrale, andando non poche volte a creare quasi dei quadri grotteschi e drammaticamente splendidi da osservare.

Ma la sequenza che mi ha davvero colpito è stata quella riguardante la morte di Judy e del figlio Wes. La genialità nasce quando al telefono Ghostface dice alla donna

Ever seen the movie Psycho?

Hai mai visto Psycho?

e poi si stacca con un’inquadratura eloquente sulla doccia che si sta facendo Wes, che è una delle inquadrature iconiche della famosa scena della doccia di Psycho (1960), appunto. Fra l’altro, come viene anche raccontato in Scream 4, il capolavoro di Hitchcock è considerato fra i capostipiti del genere slasher.

E si prosegue con una lunghissima sequenza in cui la camera gioca continuamente con lo spettatore, con Wes che apre e chiude infiniti sportelli dietro ai quali ci aspetteremmo di vedere il killer che sappiamo essere in casa.

Puoi essere più metanarrativo di così?

Ghostface in una scena di Scream 5 (2022) di Matt Bettinelli-Olpin e Tyler Gillett

Stop fucking up my ending

Basta rovinare il mio finale

Nonostante non sia l’elemento principale, la metanarrativa e la consapevolezza dei protagonisti degli schemi del film stesso che stanno vivendo è presente, e pure fatta bene.

L’unica sbavatura che mi sento di segnalare è che tutto questo elemento avrebbe dovuto essere nelle mani di Mindy, la quale da un certo punto in poi prende le redini di questo discorso come erede spirituale di Randy.

E infatti è la stessa che diventa la protagonista della scena più metanarrativa del film: Mindy che grida a Randy in Stab di girarsi che ha il killer alle spalle, mentre lo stesso grida la medesima cosa a Jamie Lee Curtis in Halloween, mentre Mindy stessa ha alle spalle il killer.

Ed è la stessa che anche racconta la questione dei requel, ovvero di remakesequel che effettivamente abbondano in questo periodo e che, in un certo senso è pure Scream 5. E quando siamo alle porte del terzo atto, ovvero quello della rivelazione, Mindy istruisce Amber di cosa non fare per non essere uccisa dal killer, con anche diversi finti colpi di scena sull’identità del killer.

Con la stessa Amber che annuncia l’inizio dell’ultimo atto del film:

Welcome to act three

Benvenuti nel terzo atto