Back to the future Part III (1990) è il capitolo conclusivo della trilogia iconica creata da Robert Zemeckis.
A fronte di un budget complessivo fra secondo e terzo film – 40 milioni di dollari, circa 100 oggi – questa pellicola confermò il successo del precedente, anche se con un incasso leggermente inferiore: 245 milioni di dollari (circa 576 oggi).
Di cosa parla Back to the future Part III?
Dopo aver ricevuto la sua lettera dal passato, Marty raggiunge Doc nel Vecchio West…
Vi lascio il trailer per farvi un’idea:
Vale la pena di vedere Back to the future Part III?
In generale, sì.
Con Back to the future Part III Zemeckis riesce a mantenere una qualità costante anche per il finale della trilogia, pur ambientandolo in un contesto veramente anomalo per un’avventura fantascientifica, ma che invece permette di trovare nuovi spazi di esplorazione della storia e dei personaggi.
Il terzo capitolo infatti riprende i ritmi serrati e adrenalinici del film precedente, ma non manca di portare a compimento anche quegli spunti interessanti per l’evoluzione dei protagonisti già accennati nel secondo film.
Insomma, da vedere.
Il solito aggancio
Come per Back to the future Part II (1989), anche in questo caso il film si riaggancia direttamente al precedente.
Ma invece di ricalcare la scena finale del secondo capitolo, la pellicola fa rivivere allo spettatore l’iconico finale di Back to the future (1985), in cui il Marty del futuro si ricongiunge con il Doc del 1955, al tempo convinto di aver risolto tutti i problemi del viaggio nel tempo…
E bastano poche scene ben contestualizzate per preparare lo spettatore al nuovo scenario della pellicola – nello specifico, al nuovo villain – e ad introdurre un elemento già esplorato nei precedenti capitoli, ma ancora perfettamente funzionante: la morte di uno dei personaggi principali.
Due filoni
Ancora una volta Marty viene accolto nella casa dei suoi antenati…
…ma, in questo caso, introducendo il primo punto di riflessione del film – nonché il più importante: dalle parole del suo bisnonno il protagonista ritrova nel suo antenato defunto quel comportamento testardo e permaloso che attraversa tragicamente la sua famiglia.
Per il resto, i due antenati di Marty sono quasi del tutto limitati a questa funzione, rimanendo di fatto sullo sfondo per la maggior parte della pellicola, pur ben contestualizzati all’interno del panorama del Selvaggio West.
Segue l’introduzione della parte più adrenalinica della pellicola, ovvero la minaccia di Biff Mad Dog: si comincia col più classico incontro fra il villain e Marty, che però a sorpresa non serve a portare ad una rocambolesca fuga del protagonista e alla conseguente umiliazione di Biff…
…ma piuttosto a reintrodurre in maniera veramente ottima Doc: con un breve scambio fra Brown e Biff si ripercorre una discordia emersa in precedenza – con al centro, come sempre, un antagonista sbruffone e spaccone – coronata dall’epifania di Marty sulla futura morte dell’amico.
La minaccia formativa
Tutta la dinamica fra Biff e Marty è funzionale alla maturazione del protagonista.
Trovandosi costretto ad affrontare Biff in un duello all’ultimo sangue, Marty raggiunge due consapevolezze: l’importanza di essere più scaltri che violenti, proprio riuscendo a sconfiggere il nemico non con la banale forza bruta, ma piuttosto la sua furbizia ed inventiva.
E, soprattutto, anche memore delle sue sconsolanti prospettive future, il protagonista riesce finalmente ad abbandonare quella sciocca permalosità che gli ha portato – e gli porterà – solamente guai, e a diventare molto più maturo e capace di scegliere le giuste battaglie da combattere.
Come confermato, fra l’altro, dallo scontro in auto evitato nel 1985.
Fughe & ritorni
Per quanto riguarda le battute finali, Back to the future Part III delude.
Anzi, forse il piano per ritornare al futuro è il migliore della saga, perché inserisce l’incognita non tanto del possibile insuccesso – e del conseguente rimanere bloccati nel passato – ma proprio il pericolo di lasciarci la pelle, eventualità evitabile solamente sulla base di calcoli scientifici ed ipotesi totalmente teoriche.
Ma proprio per questo la conclusione è così emozionante e al contempo così ben contestualizzata nel panorama del film, con diversi picchi emotivi, non ultimo il ricongiungimento fra Doc e Clara, portando apparentemente ad un finale tragico sia per la macchina del tempo che per Doc.
Invece, il finale è perfetto.
Come Marty aveva avuto un assaggio del suo futuro, al contrario Doc non aveva niente di particolarmente esaltante a cui puntare. Per questo è fondamentale per il suo personaggio trovare una compagna con cui condividere la sua passione, e, di conseguenza, con cui poter continuare le sue avventure nel tempo.
Così la coppia di amici si lascia con delle ottime prospettive all’orizzonte: il destino di entrambi non è ancora scritto, ma è totalmente nelle mani dei protagonisti e nella loro capacità di giocare al meglio le loro carte per un futuro migliore.