Aftersun (2022) di Charlotte Wells è uno di quei piccoli film indipendenti che emergono a sorpresa nella stagione dei premi. In questo caso, con una distribuzione italiana unicamente sulla piattaforma streaming MUBI.
Il budget è ignoto, ma probabilmente è davvero risicato – sul milione di dollari, anche meno – con un incasso al contempo assai contenuto: 4,7 milioni di dollari in tutto il mondo.
Candidature Oscar 2023 per Aftersun (2022)
(in nero i premi vinti)
Miglior attore protagonista a Paul Mescas
Di cosa parla Aftersun?
Inizio Anni Duemila, Turchia. L’appena undicenne Sophie è in vacanza col padre, che sta per compiere trentuno anni. Un’estate come tante…?
Vi lascio il trailer per farvi un’idea:
Vale la pena di vedere Aftersun?
Assolutamente sì.
Ma…
Aftersun è un film davvero piacevole e di grande profondità, ma non è per tutti i palati. Mi verrebbe da paragonarlo alla serie Afterlife (2019-22) e al film C’mon C’mon (2021): una pellicola che basa la sua forza nell’essere molto verosimile e realistica nella recitazione e nella storia raccontata.
Un prodotto per prendersi una pausa da un cinema contemporaneo che – anche comprensibilmente – cerca costantemente di colpirti e catturarti con effetti speciali e storie travolgenti.
Aftersun è invece un film che ti cresce dentro, minuto per minuto.
Non subito
Solitamente quando si guarda un film – sopratutto nel caso di prodotti molto commerciali – l’attenzione dello spettatore è destata fin da subito, in vari modi e sopratutto raccontando la maggior parte dell’antefatto e della caratterizzazione dei personaggi il prima possibile.
Non è il caso di Aftersun.
La pellicola procede indipendente dalle aspettative dello spettatore, volendo raccontare la vicenda nella maniera più realistica e credibile possibile, ovvero nel suo naturale svolgimento. L’antefatto e il rapporto fra i personaggi viene svelato poco a poco, tramite dialoghi casuali.
Mi ha particolarmente colpito uno scambio fra Calum e Sophie: mentre la bambina sta leggendo un libro che il padre le ha consigliato, gli dice che le sembra molto difficile. E l’uomo, dall’altro lato della stanza, le risponde:
Il mio rapporto con il film stesso in a nutshell, in sostanza.
Frammenti di felicità
L’elemento centrale della narrazione – e della sperimentazione registica – è la videocamera.
Attraverso di essa Sophie racconta la visione che aveva al tempo di quella vacanza, così felice e spensierata, in particolare attraverso il filtro della fotocamera, in cui ogni volta si racconta la realtà un po’ più piacevole e bella di quanto effettivamente fosse.
Al di fuori del mondo della telecamera, particolarmente quando Calum chiede a Sophie di spegnerla, si consuma l’angoscia del padre, della sua incapacità – o volontà – di tenere insieme la famiglia, nonostante l’affetto che ancora prova.
E la consapevolezza arriva solamente dopo.
La misteriosa cornice
Proprio nella filosofia di svelamento passo passo, la cornice narrativa è rivelata in pochi, fatidici momenti.
Il tutto si ricollega al filmato delle vacanze di quell’anno, che è rivisto dalla Sophie adulta, che troviamo convivere con la sua compagna e con un figlio. La donna sembra guardare indietro nel tempo, voler rivivere quel frammento di felicità che si era potuta godere un tempo, prima che – probabilmente – tutto finisse.
È infatti emblematico il gioco di montaggio sia all’inizio che alla fine, in cui le immagini di Sophie da bambina che balla col padre si alternano a questa scena a prima vista quasi incomprensibile, in cui la Sophie adulta cerca di chiamare disperatamente il padre, che però alla fine si sottrae.
E qui nasce la domanda fondamentale.
Cosa succede nel finale di Aftersun?
Il finale di Aftersun a primo impatto può apparire piuttosto oscuro.
Non nascondo che io ho dovuto informarmi per riuscire a fare luce su questa enigmatica conclusione. In poche parole, Sophie da adulta, nel riguardare il filmino della sua vacanza col padre, probabilmente sta ricordando l’ultimo momento in cui lo vide.
O, almeno, l’ultimo momento felice.
Vista anche la scena del ballo – che nel flashback è un momento felicissimo, nel presente è invece quasi orrorifico – la donna sta probabilmente inseguendo qualcosa che le è imprescindibilmente sfuggito di mano.
E infatti, ferma la registrazione su quell’ultimo frame in cui salutava il padre, che per tutta la pellicola – e la vacanza – ha cercato di essere felice per lei, ma che in realtà era evidentemente e profondamente angosciato.
E che, per questo, si è probabilmente tolto la vita.
Cosa significa il titolo di Aftersun?
Il titolo di Aftersun ha una doppia valenza.
A livello prettamente materiale, l’aftersun è il doposole che Calum mette ogni sera alla figlia, per evitare le scottature. A livello invece metaforico, l’aftersun può essere letto come una sorta di cura per il trauma subito dalla protagonista – ovvero la perdita del padre.
E la cura può essere proprio la visione del filmino delle vacanze…