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Argo – Un egocentrico vittimismo

Argo (2012) di Ben Affleck è un film che racconta un’importante operazione top secret della CIA, diventata nota a quasi vent’anni di distanza.

Un film che avevo già visto al tempo, ma forse con una visione troppo ingenua…

Una pellicola che incassò molto bene (232 milioni di dollari a fronte di un budget 44 milioni), anche grazie alle sue tre vittorie agli Oscar.

Di cosa parla Argo?

Durante la Rivoluzione Islamica del ’79, in Iran un gruppo di rivoluzionari assalta l’Ambasciata Statunitense e prende come ostaggi più di 60 persone. Solo 6 riescono a fuggire, ma uscire dal paese non è così semplice…

Vi lascio il trailer per farvi un’idea:

Vale la pena di vedere Argo?

Ben Affleck e Alan Arkin in una scena di  Argo (2012) di Ben Affleck

In generale, sì.

Da un punto di vista strettamente qualitativo, è un prodotto veramente valido, che riesce con poche mosse indovinate a tenerti sulle spine, soprattutto sul finale. Tuttavia, vedendolo dopo tanti anni, mi rendo conto di quanto possa risultare un film quasi ridicolo al di fuori del panorama statunitense, perché è davvero ubriaco di un certo tipo di mentalità.

E, sopratutto in tempi recenti, è decisamente meno digeribile.

La tensione equilibrata

Uno dei punti di forza della pellicola è indubbiamente la costruzione della tensione.

La tensione nella pellicola è costante, sopratutto nelle battute finali. I protagonisti sono costantemente in pericolo, la situazione potrebbe deragliare da un momento all’altro, e si gioca tutto sul filo dei secondi.

La pellicola riesce a mantenere un giusto equilibrio in questo senso, senza mai scadere nel cattivo gusto del ciclo Alta tensione di Italia 1, riuscendo al contempo a catturare costantemente l’attenzione dello spettatore.

Il protagonista indovinato

Ben Affleck in una scena di  Argo (2012) di Ben Affleck

Un altro meccanismo della trama piuttosto indovinato è la caratterizzazione del protagonista.

Il film gioca con lo spettatore, che in prima battuta si fida dei personaggi in scena, facenti parte di uno degli organi di governo più importanti al mondo. Ma, in un attimo, il protagonista li smentisce, facendo capire di essere diametralmente più abile e intelligente.

E da quel momento lo spettatore ha piena fiducia in lui.

Stemperare

John Goodman e Alan Arkin in una scena di  Argo (2012) di Ben Affleck

La piccola parte centrale dedicata alla costruzione del falso film mi ha sorpresa.

Permette allo spettatore prendersi una breve pausa dalla grande tensione rappresentata dalla vicenda in toto, con risvolti piuttosto divertenti, grazie sopratutto all’irresistibile coppia Alan Armani e John Goodman.

E infatti questi due personaggi escono fondamentalmente di scena nel terzo atto, riapparendo solamente nelle battute finali per chiudere la vicenda.

L’egocentrismo

Il problema principale della pellicola – di cui sinceramente mi ero dimenticata – è quanto sia fortemente filo-statunitense e, di fatto, rappresentante il grottesco egocentrismo del paese di provenienza.

Anzitutto, anche se si dedica ampio spazio al racconto della situazione storica dell’Iran, mai all’interno della pellicola i personaggi si interrogano sulle colpe degli Stati Uniti per la situazione politica iraniana – e, per estensione, per quella che stanno vivendo.

Il focus è tutto sul costante senso di pericolo dei personaggi, che sono le vittime assolute della situazione stessa.

E qui si trova il difetto più importante.

Auspicabile

Vedendo la pellicola e ad una visione più ingenua, potrebbe risultare quasi realistica la caratterizzazione dei personaggi iraniani.

In realtà la stessa, per quanto indubbiamente funzionale alla trama, è del tutto negativa e polarizzata, e nel senso peggiore possibile. I nemici sono per la quasi totalità minacciosi, rumorosi, violenti.

Sembrano odiare i personaggi – e gli statunitensi in genere – quasi senza un motivo. Senza che mai si racconti effettivamente le radici di questa avversione e i dolori che questo popolo dovette soffrire anche per colpa degli Stati Uniti, senza mai problematizzare la situazione raccontata.

E, guardando The Hurt Locker (2008), è abbastanza evidente come la rappresentazione potesse essere più auspicabilmente onesta…

Argo meritava di vincere l’Oscar?

Gli Oscar del 2013 furono piuttosto interessanti per diversi motivi.

Fu la prima volta che gli Oscar vennero chiamati effettivamente The Oscars, e non The Academy Awards, per venire incontro alla denominazione divenuta ormai comune.

Il film che vinse Miglior film, per la prima volta dopo 30 anni, non venne candidato anche per la regia.

Ma gli Oscar 2013 vennero ricordati sopratutto per il capitombolo di Jennifer Lawrence, che quell’anno vinse l’Oscar per Miglior Attrice non protagonista per Il lato positivo (2012):

I film che ottennero le maggiori candidature furono Lincoln (2012) di Spielberg (12 candidature) e Vita di Pi (2012) di Ang Lee (11 candidature). Ma nessuno dei due vinse come Miglior film: la vittoria andò appunto a Argo.

Si meritava di vincere?

La risposta è un po’ diversa dal solito: Argo non si meritava forse di vincere, ma era l’unica pellicola che avrebbe potuto farlo, per i motivi di cui sopra. Forse uno dei momenti nella storia dell’Academy in cui emerse maggiormente lo stampo politico e profondamente statunitense della cerimonia…