Bombshell (2020) di Jay Roach è una pellicola che racconta lo scandalo che nel 2016 coinvolse Roger Ailes, ex-capo dell’emittente teleivisva FOX, e altri dirigenti accusati da diverse donne di molestie ed aggressioni a sfondo sessuale.
Il film ha alle spalle una produzione molto sentita, con a capo Charlize Theron, che è anche l’interprete principale. Fra l’altro un prodotto che si sbilanciò molto nell’attaccare non solo l’emittente televisiva incriminata, ma anche Trump quando era ancora in carica.
La pellicola purtroppo non è stata un grande successo commerciale, rientrando a malapena nelle spese: appena 61 milioni di dollari di incasso a fronte in un budget di 30.
Di cosa parla Bombshell?
La vicenda ruota intorno a tre donne: Megyn Kelly (Charlize Theron), Kayla Popsil (Margot Robbie) e Gretchen Carlson (Nicole Kidman), tutte accumunate dall’esssere impiegate presso l’emittente televisiva FOX Television e di dover subire attenzioni non volute o effettivi ricatti sessuali per fare carriera. E non sono le sole…
Bombshell può fare per me?
Bombshell si inserisce nella lungo trend che vedremo da qui ai prossimi anni (come il film in prossima uscita incentrato sul caso Weinstain, She said), che racconta i vari scandali sessuali che sono scoppiati a partire dal 2015 in poi anche grazie al movimento Me too.
E vi si inserisce bene, sperimentando anche con il genere mockumentary e offrendo un prodotto che non vuole nè feticizzare nè spettacolarizzare una vicenda assai drammatica. La regia è invece capace di raccontare in maniera potente e coinvolgente il dramma di queste tre donne, particolarmente quello della giovane ed ingenua Kayla, senza praticamente mostrare nulla.
Un film necessario, per conoscere un vicenda che non ha avuto particolare risalto al di fuori degli Stati Uniti.
Raccontare la paura
Come anticipato, non è per nulla semplice riuscire a raccontare una vicenda così importante senza arrivare a spettacolizzarla, anche involontariamente. E Bombshell riesce perfettamente a non farlo: l’unica scena che vediamo rappresentare effettivamente una molestia è diretta alla perfezione, senza sessualizzare il corpo di Margot Robbie, ma anzi enfatizzando la sua ottima recitazione corporea ed espressiva, che già di per sè è molto esplicativa.
Così anche il resto della vicenda non è mostrato, perchè non ce ne era bisogno: basta raccontare la terribile camminata di Kayla verso l’ufficio di Roger: una donna sola, che sa che deve sottoporsi ad un processo umiliante per ottenere un minimo di attenzioni.
E che, lo vediamo, ottiene quello che vuole: più si va avanti nel film, più il suo trucco si fa appariscente, per avvicinarsi al modello di donna perfetta e da mettere in mostra in primo piano per fare audience.
Ogni tipo di molestia
La capacità di Bombshell è di saper raccontare tutto lo spettro di molestie a cui le donne del film (e nella vita reale) sono sottoposte. E nessuna è meno grave: si parte dalla molestia verbale, anche in diretta televisiva, con umiliazioni viste come complimenti e battute innocenti.
Si arriva poi ai ricatti sessuali neanche troppo sottili, ai licenziamenti per le donne che non si volevano far schiacciare, alle ripetute molestie per quelle che hanno ceduto. E non solamente per le tre protagonista, ma per un numero in continua crescita di donne che hanno finalmente la possibilità di farsi avanti.
Un sistema marcio, che non accenna a migliorare.
Nessun cambiamento
Il finale del film non è per fortuna consolatorio nè inutilmente ottimista: lo dimostra chiaramente Kayla, che, anche se i colpevoli sono stati licenziati, decide lo stesso di andarsene. Perchè chiaramente le altre persone che dovrebbero prendere il posto dei colpevoli non hanno interesse a proteggere le vittime nè a cambiare il sistema, ma a solo a salvare la faccia.
Non un finale positivo, ma piuttosto molto duro e realistico, che ho molto apprezzato.
Per quanto in generale il film sia molto fedele agli eventi raccontati, ci sono comunque alcune piccole differenze da segnalare.
Anzitutto, la scelta di Megyn Kelly di mettersi contro Ailes potrebbe essere stata una scelta più opportunistica di quanto la racconti il film: davanti alla causa intentata da Gretchen Carlson, Kelly si trovò davanti alla possibilità di liberarsi da un capo che non la sosteneva più e in generale di poter rimettere in riga i suoi colleghi uomini, oltre che a uscirne meglio come immagine personale e poter avere più potere negoziale per il suo contratto.
Per quanto Kayla Pospisil sia un personaggio inventato ad hoc per il film, effettivamente una delle dipendenti dirette di Ailes, Laurie Luhn, raccontò di aver avuto il compito di procacciare al suo capo delle giovani ragazze dipendenti dell’emitettente, per spingerle ad un incontro privato con lui, consapevole che questo sarebbe probabilmente finito (come minimo) in una molestia sessuale.
Altro in Bombshell
Anche il personaggio di Jess Carr è totalmente inventato: fra le vittime denunciate di Ailes non ce ne era nessuna che portasse il suo nome o avesse attinenze col personaggio. Tuttavia la stessa racconta una realtà sotterranea di giornalisti di tendenze liberali all’interno della Fox News.
Da segnalare che la leg cam del film non è per nulla un’invenzione, anzi è un elmento denunciato più volte negli anni all’interno dell’emitettente. La frase detta da una delle truccatrici riguardo a una delle ragazze che tornava da un incontro con Ailes senza il trucco sul naso e il mento (segno di essere stata coinvolta in delle prestazioni sessuali), è altresì vera.