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Coraline – Dall’altra parte

Coraline (2009) di Henry Selick, noto anche col titolo piuttosto ingannevole di Coraline e la porta magica, è un classico dell’animazione in stop-motion.

A fronte di un budget medio per un film d’animazione – 60 milioni di dollari – e una produzione lunga tre anni, non è stato un grande successo commerciale alla sua uscita: 125 milioni in tutto il mondo.

Di cosa parla Coraline?

Coraline è una ragazzina che si è appena trasferita in un noioso sobborgo e cerca di riempire le giornate. Ma c’è qualcuno che ha proprio qualcosa di perfetto per lei…

Vi lascio il trailer per farvi un’idea:

Vale la pena di vedere Coraline?

Coraline in una scena di Coraline e la porta magica (2009) di Henry Selick

Assolutamente sì.

Per quanto la pellicola cerchi di ammorbidire moltissimo i toni del romanzo di Gaiman, una favola horror che al tempo mi terrorizzò profondamente, proprio per il suo ribaltare le aspettative nel raccontare un mondo incantato che in realtà nasconde un orrore agghiacciante.

Inoltre, rimane un ottimo esempio di tecnica passo uno, per uno studio di animazione – Laika Entertainment – che oltre a questa pellicola non ha mai avuto purtroppo molta fortuna, anche per i costi e i tempi produttivi piuttosto impegnativi.

Ma anche per questo è da riscoprire.

Noia

La bambola di Coraline in una scena di Coraline e la porta magica (2009) di Henry Selick

Coraline vive la più grande maledizione per una ragazzina.

La noia.

La casa stessa sembra infatti un’estensione della grigia personalità dei suoi genitori, totalmente concentrati sul proprio lavoro da non poterle concedere alcuna attenzione, nemmeno riuscire a mettere in tavola un pasto allettante.

Ovviamente questa è la visione dagli occhi ingenui e di fatto capricciosi della protagonista, che in questo prima fase ha una visione molto limitata del mondo e delle sue sfumature: l’unica cosa giusta per lei sarebbe essere al centro del mondo.

E questo l’Altra Madre lo sa molto bene…

Esca

Coraline coi finti genitori in una scena di Coraline e la porta magica (2009) di Henry Selick

La porta è l’esca perfetta.

Dopo essere rimasta delusa davanti ad un muro di mattoni noioso come tutto il resto, Coraline viene attirata nella notte a riscoprire invece una realtà che è esattamente come lei vorrebbe fosse: un passaggio verso un luogo da scoprire, con meraviglie ad ogni angolo…

…create appositamente secondo i suoi desideri.

Coraline attraversa la porta in una scena di Coraline e la porta magica (2009) di Henry Selick

E la sua ingenuità iniziale è proprio non rendersi conto di quanto tutto sia troppo perfetto, di quanto quegli inquietanti occhi bottone raccontino una realtà artefatta, una facciata creata ad arte per attirarla nella trappola.

In questa prima notte infatti l’attrattiva è un pasto talmente godurioso e soverchiante che Coraline neanche riesce a finire quello che ha nel piatto che lo stesso le viene subito sostituto con una pietanza ancora più appetitosa…

Coraline nel giardino in una scena di Coraline e la porta magica (2009) di Henry Selick

…in un mondo dove lei è al centro di tutto, dove il giardino è un’esplosione di colori meravigliosi e creature che sembra uscite da una fiaba, non ultimo il dolcissimo papà che ha modellato la natura per corrispondere all’unico, vero oggetto del desiderio.

Coraline stessa.

Equilibrio

Coraline è consapevole di dover equilibrare il parallelismo fra i due mondi.

Per questo non carica immediatamente la scena di tutti i personaggi, ma divide la scoperta del mondo magico in due tranche: la prima focalizzata unicamente sui genitori e su Coraline, e la seconda sui personaggi secondari totalmente riscritti.

In linea generale, i mediocri teatranti in pensione del mondo reale diventano invece degli irresistibili portatori di meraviglie nell’altro mondo, in cui Coraline diventa spettatrice di spettacoli da sogno.

Ma davanti al massimo punto emotivo, in cui Coraline finalmente accarezza la possibilità di vivere in questo mondo dei sogni per sempre, finalmente la Madre si rivela per quella che è: una riscrittura moderna della strega di Hansel e Gretel.

E proprio da qui il controllo sembra scivolare dalle dita di Coraline, che si trova non più ospite, ma prigioniera di un mondo che comincia a crollare su se stesso, svelando la sua totale illusione proprio nella limitatezza dei suoi confini.

Per questo l’ultimo atto è così fondamentale.

Fuga

l'Altra madre in una scena di Coraline e la porta magica (2009) di Henry Selick

Sconfiggere l’Altra Madre è un passaggio fondamentale per la maturazione di Coraline.

E, per questo, deve essere orchestrato al meglio.

Infatti, per riuscire a far immergere adeguatamente lo spettatore nell’ultimo atto, è necessario definirne chiaramente le  coordinate: Coraline non può entrare o uscire a suo piacimento dall’Altro Mondo, ma secondo la volontà dell’Altra Madre…

…che però non controlla totalmente la porta stessa, da cui in prima battuta Coraline scappa, per poi tornare sui suoi passi quando scopre che i genitori sono stati rapiti dalla Madre, il ricatto estremo per avere nuovamente la sua attenzione.

E così il pericolosissimo gioco con la Madre è in realtà il momento di passaggio in cui finalmente Coraline smette di essere una bambina egoista che pensa solo a se stessa, e sceglie invece di mettersi in gioco per salvare la propria famiglia e gli altri sfortunati bambini.

Ed è un climax splendido.

Frantumato

Il viaggio di Coraline nel finale è una riscoperta dell‘Altro Mondo mentre crolla su se stesso.

La magia sbiadisce poco a poco per lasciare spazio a dei meri fantocci incapaci di avere una propria volontà, che o sono grottesche vittime della volontà della Madre, o estensione della sua personalità…

E qui troviamo una messinscena piuttosto caricata dal punto di vista orrorifico, particolarmente funzionante nella riproposizione di Bobinsky, il cui corpo è letteralmente composto dai diabolici topolini…

Coraline e Wybie  in una scena di Coraline e la porta magica (2009) di Henry Selick

…fino alla destrutturazione totale dell’Altro Mondo, che si riduce a mere linee nere su uno pagina bianca, che compongono la ragnatela della Madre nella sua forma primaria, quella del ragno.

E così il sogno diventa incubo, e finalmente Coraline comprende la limitatezza della sua visione, accettando invece una famiglia che non può esaudire subito i suoi desideri, ma può veramente amarla senza pretendere altro da lei.