Intolerable Cruelty (2003), noto in Italia col titolo terrificante di Prima ti sposo, poi ti rovino, è una commedia romantica diretta da Joel e Ethan Coen.
A fronte di un budget piuttosto sostanzioso – 60 milioni di dollari – ha avuto un riscontro piuttosto modesto al botteghino: appena 120 milioni di dollari in tutto il mondo.
Di cosa parla Intolerable Cruelty?
Miles Massey è un brillante avvocato matrimoniale che si trova a scontrarsi con un ostacolo inaspettato: una donna fascinosa, quanto pericolosa…
Vi lascio il trailer per farvi un’idea:
Vale la pena di vedere Intolerable Cruelty?
In generale, sì.
Per quanto Intolerable Cruelty sia da molti considerato uno dei punti più bassi della carriera dei Coen, e nonostante sia un lavoro in cui si trova molto poco della loro cinematografia, l’ho trovata nel complesso una commedia frizzante e piacevole.
Infatti con i suoi colpi di scena, i suoi interpreti comici irresistibili, fra cui un George Clooney in ottima forma, e quel pizzico di surreale sicuramente opera del duo registico, è risultato infine un prodotto che è riuscito ad intrattenermi ed a divertirmi.
Insomma, dategli una possibilità.
Paradosso
Intolerable Cruelty inizia con un paradosso.
La classica dinamica della scoperta del tradimento goffamente celato, prende una via del tutto inaspettata introducendo una violenza esagerata e grottesca, che sembra comunque dare del tutto ragione ad un irresistibile Geoffrey Rush.
Ma presto scopriamo che questo siparietto non serviva ad altro che ad introdurre il protagonista del film, Miles Massey, e la sua brillante capacità di prendere una storia e manipolarla fino a ribaltarla completamente a favore del suo cliente.
Poi c’è l’altra faccia del mercato del matrimonio.
Una dinamica altrettanto grottesca porta in scena la spietata Marilyn Rexroth, una sottile macchinatrice che ben si inserisce all’interno del surreale club delle arrampicatrici sociali, che saltano avide di matrimonio in matrimonio.
Un quadretto tanto più deliziosamente ironico se si ascoltano i dialoghi originali, in cui i mariti vengono appellati come solitamente si parla dei figli:
E allora l’amore può avere un ruolo?
Specchio
Marilyn e Miles sembrano destinati ad incontrarsi.
Due personaggi che possono essere ora nemici giurati, impegnati nel mettersi vicendevolmente i bastoni fra le ruote – l’una creando complessi inganni per arricchirsi, l’altro cercando di minare gli stessi a proprio vantaggio…
…ora perdutamente innamorati, non tanto per il loro naturale fascino, ma soprattutto per come si possono specchiare l’uno nelle azioni dell’altro, vittime di un’irresistibile chimica che li porta naturalmente ad attrarsi.
Su questo fronte ho apprezzato che Intolerable Cruelty non abbia spinto troppo l’acceleratore sull’idea di un amore risolutivo, che avrebbe esorcizzato ogni tipo di negatività dei personaggi in funzione dell’happy ending.
Infatti, la via per il lieto fine è piena di insidie.
Trappola
Uno degli aspetti che ho più apprezzato di Intolerable Cruelty è la costruzione dell’inganno di Marilyn.
Infatti noi come Miles veniamo facilmente portati a pensare di aver perfettamente compreso le vere intenzioni del personaggio, nel suo indurre il futuro marito – o, meglio, la sua prossima preda – a fidarsi totalmente di lei.
Al contrario, dopo un’abile costruzione che fa leva proprio sui recenti timori di Miles di essere destinato ad una vita infelice dedita esclusivamente al suo lavoro, lo stesso cade nella trappola di Marilyn, che finge di fidarsi totalmente suo nuovo marito.
E invece basta poco a Miles per scoprirsi la vera vittima del piano della sua amata, per trovarsi senza più casa e moglie in un colpo solo, e, con un nuovo abile colpo di scena, diventare finalmente parte di una coppia paritaria…
…che infine non ha più nessuno ostacolo davanti a sé.
Neanche l’impenetrabile Massey prenup.