La ballata di Buster Scruggs (2018) è – per ora – l’ultimo film codiretto dai Fratelli Coen, prima di prendere strade artistiche separate.
Il film è stato prodotto e distribuito da Netflix direttamente in piattaforma.
Di cosa parla La ballata di Buster Scruggs?
Partendo dalle mirabolanti avventure di Buster Scruggs, il film si snoda fra sei storie ambientate nel selvaggio West, accomunate da un elemento lugubre…
Vi lascio il trailer per farvi un’idea:
Vale la pena di vedere La ballata di Buster Scruggs?
In generale, sì.
Nella lunga carriera dei Coen, forse questo è uno dei loro film più riusciti dopo anni di produzioni molto meno indovinate: avendo ormai da tempo manifestato il loro amore per il genere western – già in Il Grinta (2010) – La ballata di Buster Scruggs rappresenta il punto di arrivo ideale per la loro carriera di coppia.
E i toni del film sono veramente molto variegati: si passa da episodi dal taglio comico, surreale, quasi grottesco, per sfociare in brevi storie invece decisamente più drammatiche, che tratteggiano un ritratto piuttosto disincantato del Vecchio West.
Insomma, vale la pena di dargli un’occhiata.
La ballata di Buster Scruggs si può leggere a suo modo come un sunto degli alti e bassi della carriera del duo registico.
E proprio in questo modo la voglio leggere.
Morte
Il leitmotiv di La ballata di Buster Scruggs è la morte.
Il trapasso infatti ci coglie di sorpresa fin dalla primissima storia, in cui lo sgargiante personaggio che dà il nome al film si destreggia fra diverse avventure che si concludono tutte con la sconfitta del suo avversario e il plauso del pubblico.
Questo attacco così peculiare può essere letto come uno spaccato dei primi anni del duo: forti di due successi di ampissimo respiro come Fargo (1996) e Il grande Lebowski (1998), al tempo di Fratelli Coen sembravano la nuova promessa di Hollywood.
E invece negli anni successivi i due hanno ottenuto un successo di pubblico sempre più tiepido, prima con i più incolori Fratello, dove sei? (2000) e L’uomo che non c’era (2001), fino al totale decadimento registico con Prima ti sposo, poi ti rovino (2003).
Eppure, fu solo la prima volta…
Prima volta?
La seconda storia è tanto emblematica in quanto racconta la seconda risalita e discesa del duo.
Come il protagonista della storia si trova a dover affrontare le fortune alterne della sua carriera criminale, con un insperato salvataggio dall’impiccagione per poi finire nuovamente sulla gogna, allo stesso modo i Fratelli Coen ritrovarono un nuovo scoppio di popolarità con Non è un paese per vecchi (2007)…
…per poi tornare nel dimenticatoio già col film successivo, Burn After Reading (2008), l’anticamera di una serie di produzioni molto meno apprezzate, fra cui forse spicca il simpatico Il Grinta (2010), che però non gli valse un nuovo successo.
Infatti, gli umori del pubblico sono molto altalenanti.
Buio
Gli episodi centrali sono quelle che meglio raccontano le fasi più buie della loro carriera.
L’angoscia di fondo si fa particolarmente sentire nella terza storia, in cui i personaggi rimangono sostanzialmente in silenzio per la maggior parte del tempo, e in cui il grande protagonista è la recitazione dello sfortunato Harrison, che riecheggia ripetutamente per la scena.
In questo frangente il duo sembra voler raccontare una fortuna molto passeggera – ottenuta grazie ai suddetti titoli di successo – ma che ha portato gradualmente il pubblico ad abbandonarli, nonostante la loro opera – almeno ai loro occhi – avesse sempre lo stesso valore.
Insomma, si racconta un panorama selvaggio e senza pietà, in cui il circense – o il produttore – si affida al partito che gli è in quel momento più comodo e più redditizio, scaricando il suo protetto quando questo non riesce più a brillare come un tempo.
Una tendenza piuttosto amara che si conferma anche con il successivo episodio, che racconta la crudele caccia all’oro, in cui un vecchio cercatore riesce finalmente ad individuare un filone aureo, ma viene scalzato dal giovane approfittatore di turno…
…ma rimettendosi subito in piedi e risultando infine vincitore.
Infatti, la speranza è un altro tema persistente.
Futuro
Nonostante la carriera da duo artistico sia arrivata al capolinea, i due registi non sembrano perdersi d’animo.
Le lunghe riflessioni per ricominciare su una nuova strada partono proprio dal penultimo episodio, in cui diverse coppie si creano e si sfaldano: prima Alice e suo fratello, poi Alice e Knapp, il quale sceglie di scegliere una vita diversa rispetto al suo storico compare.
Un racconto su un futuro ancora incerto, una consapevolezza un po’ amara di intraprendere una nuova avventura partendo da un passato agrodolce, punteggiato da momenti di buio e quanto da gioie passeggere, come ben si riassume nell’ultimo episodio.
Infatti, la giocosa complicità del duo dei cacciatori di taglie è probabilmente un ritratto che i due registi fanno di sé stessi: piuttosto strambi e fuori dalle righe, non sempre apprezzati e non sempre capiti, ma che arrivano a fine giornata – e di carriera – sempre con il sorriso sulle labbra.