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La zona di interesse – L’insostenibile indifferenza

La zona di interesse (2023) di Jonathan Glazer è una delle proposte più interessanti a tema Olocausto degli ultimi anni.

A fronte di un budget sconosciuto – ma probabilmente molto basso – ha incassato 40 milioni di dollari in tutto il mondo.

Il cinema semplice road to oscar 2022 che si svolgeranno il 28 marzo 2022

Candidature Oscar 2024 per La zona d’interesse (2023)

in neretto le vittorie

Migliori film
Miglior regista
Miglior film internazionale
Migliore sonoro
Miglior sceneggiatura non originale

Di cosa parla La zona di interesse?

Polonia, Anni Quaranta. La famiglia Höß conduce una vita semplice in una località amena: Auschwitz.

Vi lascio il trailer per farvi un’idea:

Vale la pena di vedere La zona di interesse?

Una scena de La zona di interesse (2023) di Jonathan Glazer

Assolutamente sì.

La zona d’interesse si propone in un mercato ormai saturo sull’impegnativo tema della Shoah, e, proprio come JoJo Rabbit (2019), propone un punto di vista diverso: l’insostenibile indifferenza dei complici della tragedia.

E a fronte di prodotti in cui spesso si cannibalizza sul tema, mostrando la violenza e il dolore nella maniera più sfacciata e strappalacrime possibile, Glazer sceglie invece una regia fredda per raccontare una tragedia che per i protagonisti non era nient’altro che un sottofondo…

Insomma, davvero imperdibile.

Spettatore

Una scena de La zona di interesse (2023) di Jonathan Glazer

Una particolare finezza de La zona di interesse è il taglio registico.

Una regia molto statica, con montaggio rapido e analitico che racconta i diversi momenti della vita di questa famiglia, senza mettere quasi mai un vero protagonista in scena, ma lasciando che questo gruppo di personaggi si muova liberamente negli spazi filmici.

Christian Friedel in una scena de La zona di interesse (2023) di Jonathan Glazer

Tanto più che non penetriamo mai la mente di questi individui, ma ne scopriamo i caratteri nei loro brevi dialoghi, o nei rarissimi momenti in cui gli stessi esprimono a parole i loro sentimenti, limitandosi per il resto ad essere raccontati dal contesto.

In questo modo lo spettatore diventa il testimone inconsapevole della vicenda, assorbendo così un concetto fondamentale che la pellicola suggerisce in maniera molto sottile: in circostanze diverse, avremmo potuto essere noi al loro posto.

Sottofondo

Christian Friedel e Sandra Hüller in una scena de La zona di interesse (2023) di Jonathan Glazer

La pellicola è definita dalla mancanza.

In rari e sfuggenti momenti sentiamo effettivamente e chiaramente la testimonianza sonora dello sterminio in atto, mentre per la maggior parte del tempo le urla di dolore e l’abbaiare feroce dei cani in sottofondo si mischia alle voci, alle risate e alle urla felici dei protagonisti.

In questo modo risalta in tutta la sua potenza l’insostenibile indifferenza della famiglia Höß, nello specifico di Hedwig, la padrona di casa, mentre gestisce la delicata economia domestica, mentre mostra ai suoi ospiti la bellezza di questo felice spazio vitale che è riuscita a costruirsi.

Sandra Hüller in una scena de La zona di interesse (2023) di Jonathan Glazer

Il resto si definisce nei dettagli.

Scampoli di dialoghi, che coinvolgono tutti i personaggi, dalla felicità nello scovare nuovi vestiti sottratti agli ebrei, così come i loro preziosi ingegnosamente nascosti, il giocare coi denti d’oro dei bambini fino alle più serie conversazioni su come ottimizzare lo sterminio.

Così i protagonisti non vengono mai raccontati come malvagi, ma piuttosto sono ritratti nella loro serena indifferenza, mentre ridono delle loro vittime, mentre ragionano freddamente sulle dinamiche che hanno portato alla situazione attuale.

Sporco

Sandra Hüller in una scena de La zona di interesse (2023) di Jonathan Glazer

L’elemento più disturbante dei protagonisti de La zona d’interesse è la loro scala valoriale.

Libero dalla pesante eredità di prodotti che negli anni hanno banalizzato la figura del nazista, Glazer carica i suoi protagonisti non sono di una devastante indifferenza, ma anche di una serie di priorità quasi surreali.

Infatti, nel cuore dello sterminio, la più grande preoccupazione della famiglia Höß è il contatto con quegli sporchi ebrei: così l’emergenza si scatena quando per caso si scoprono immersi nelle ceneri delle loro vittime, e si impongono una pulizia quasi ossessiva…

…e la stessa riappare quando il capofamiglia, pur concedendosi ad un’ebrea, si infila nei sotterranei per ripulirsi clinicamente e sistematicamente quella parte di sé che è venuta a contatto con un essere indegno, in una scena ai limiti dello squallido.

E questo contribuisce molto di più a caratterizzarli e a contestualizzarli di quanto abbiano fatto molti decenni di cinema sul tema finora.

Paradiso

Christian Friedel e Sandra Hüller in una scena de La zona di interesse (2023) di Jonathan Glazer

Hedwig Höß non vuole andarsene.

L’unico momento in cui davvero si scompone è quando viene minacciata di essere sottratta di quell’angolo felice di paradiso che ha creato per sé stessa e per la sua famiglia, in un luogo da cui milioni di vittime avrebbero voluto fuggire, ma che lei invece ricerca disperatamente.

E infatti questa stringente normalità è rifiutata solamente da una felice arrampicatrice sociale, quando per la prima volta viene messa davanti al conto da pagare per la sua nuova posizione: la suocera, l’unica che abbandona volontariamente questo luogo paradossale.

Christian Friedel in una scena de La zona di interesse (2023) di Jonathan Glazer

Ma noi siamo davvero non indifferenti?

Nell’unica semi-soggettiva che Glazer concede a Rudolf Höss, è come se il gerarca spiasse verso il futuro, verso il nostro presente, osservando come Auschwitz sia diventata una sorta di tempio, che freddamente racchiude una testimonianza fondamentale del suo presente.

E, mostrando le inservienti che puliscono in maniera pedissequa, ma senza mostrare altresì alcun sentimento o emozione, il film parla direttamente a noi: anche se non siamo stati complici nel passato, stiamo affrontando con la giusta profondità una macchia così devastante della nostra storia?

Forse no.

La zona d’interesse bambina bianco e nero significato

La bambina che porta le mele è una scena apparentemente incomprensibile e distaccata dal resto del film.

In realtà il regista ha spiegato che le sequenze dedicate al suo personaggio hanno diversi significati: anzitutto, raccontano un frammento di speranza nell’oscurità rappresentata sia dal contesto storico, sia dai personaggi che lo popolano.

Infatti la bambina porta un elemento di nutrimento, di vita.

La mela.

Ma ha anche un valore storico.

Il personaggio della misteriosa bambina è ispirato ad una donna polacca, Alexandria, che ha raccontato di aver lavorato per la resistenza polacca durante il Nazismo quando aveva solo 12 anni, girando con la sua bicicletta per distribuire mele.

Non a caso, la casa in cui la bambina torna dopo le sue spedizioni, la bicicletta e i vestiti indossati dall’attrice sono proprio quelli di Alexandria, che è morta poche settimane dopo essersi incontrata col regista.