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Le vite degli altri – La salvezza segreta

Le vite degli altri (2006) di Florian Henckel von Donnersmarck è un dramma storico tedesco ambientato durante la Guerra Fredda.

A fronte di un budget piccolissimo – appena 2 milioni di dollari – anche per la notorietà acquisita grazie all’Academy, ha incassato benissimo: 77 milioni in tutto il mondo.

Di cosa parla Le vite degli altri?

1984, Germania dell’Est. HGW XX/7 è un inflessibile ingranaggio del meccanismo della Stasi. Ma la vicinanza improvvisa col nemico gli farà cambiare idea…

Vi lascio il trailer per farvi un’idea:

https://www.youtube.com/watch?v=nj9NZ4ptF5U

Vale la pena di vedere Le vite degli altri?

Ulrich Mühe in una scena de Le vite degli altri (2006) di Florian Henckel von Donnersmarck

Assolutamente sì.

Le vite degli altri è una mosca bianca all’interno di un panorama cinematografico sul tema dominato da titoli di produzione statunitense – e, per questo, solitamente molto di parte nel portare in scena un racconto estremamente politicizzato verso una precisa direzione.

Al contrario, l’opera prima di von Donnersmarck, più che una storia politica, è un racconto fortemente umano, che porta in scena in maniera non scontata il dramma delle Due Germanie, la totale spersonalizzazione in un mondo diviso fra leali servitori del socialismo e nemici da schiacciare.

Insomma, da riscoprire.

Ingranaggio

Ulrich Mühe in una scena de Le vite degli altri (2006) di Florian Henckel von Donnersmarck

Gerd è un ingranaggio.

Fin dalla sua primissima apparizione, assistiamo ai suoi interrogatori sistematici, dove niente è lasciato al caso e dove non sembra esserci spazio per l’umanità, ma solamente per un’instancabile ricerca della verità, un’indefessa corsa allo stanare il prossimo nemico del caro socialismo.

E la sua carriera è ancora messa di più alla prova davanti a quello che sembra più di tutti un fedele servo del sistema, che mai metterebbe un dubbio la bontà della DDR, ma che anzi forse è una delle poche voci positive rimaste all’interno di un panorama artistico di sobillatori.

E, in qualche misura, anche Georg e Christa sono degli ingranaggi consapevoli. 

Da una parte la donna prende parte al sistematico lavaggio del cervello di un governo che vuole solo spremere i suoi concittadini, proprio facendogli credere – come in questo caso – di aver bisogno del sistema per riuscire effettivamente a realizzarsi nelle loro vite.

Dall’altra, anche più importante il totale immobilismo di Georg, che, nonostante sia circondato dai danni del sistema all’universo artistico, non porta avanti che timidi tentativi di protesta, rimanendo per il resto nell’angolo che è riuscito a ritagliarsi in un mondo soffocante.

Ma nessuno di loro potrà rimanere per sempre indifferente.

Sommerso

Georg ha solo bisogno di una spinta.

Il suo immobilismo viene improvvisamente scosso da un evento purtroppo inevitabile: la morte di una voce ormai spenta da tempo, tramite un sistema che non mira ad annientare fisicamente il nemico, ma piuttosto a renderlo inoffensivo, finché non sarà lui stesso ad uscire di scena.

Così la morte di Jerska diventa uno spunto per raccontare tutto il sommerso, tutta la realtà sotterranea di un Paese che si sta sempre più sgretolando, trovando la sua ragione di esistere solamente in un’ideale irraggiungibile, in un sistema rigido e, di fatto, insostenibile.

Un’azione profondamente sovversiva, che, per quanto ben congegnata, non poteva restare impunita.

A meno che…

Scoperta

Ulrich Mühe in una scena de Le vite degli altri (2006) di Florian Henckel von Donnersmarck

Con il proseguire della pellicola, Gerd scopre una nuova realtà.

Addestrato come una macchina e focalizzato solo sull’idea di registrare i movimenti sospetti di Georg, in realtà il silenzioso ascoltatore comincia ad immergersi nella quotidianità della sua vittima, nei suoi turbamenti, nel rapporto infelice con Christa…

…e sceglie di salvarli.

Vivendo sostanzialmente come un inquilino invisibile a fianco del protagonista, Gerd comincia col tempo sempre più ad affezionarsi alla sua visione, tanto da volerla proteggere, con il suo primo, fondamentale intervento: mettere davanti agli occhi di Georg la verità sulla sua fidanzata.

E se anche questo non bastasse, seguendo battuta per battuta lo struggente scambio fra i due personaggi mentre Christa sta per uscire, Gerg si rivela, anche se indirettamente, come spettatore della loro tragedia, incoraggiando la donna ad essere più sincera con sé stessa e con il suo compagno.

Premio

Ulrich Mühe in una scena de Le vite degli altri (2006) di Florian Henckel von Donnersmarck

Ma Gerg non può davvero salvarli.

Basta poco per essere strappato dal suo sogno romantico di custode della coppia: bastano delle antipatie politiche, i giusti tasti premuti con Christa con la minaccia dell’esilio dalle scene, per mettere inevitabilmente Georg nel mirino della Stasi, anche senza vere prove.

Ed è anche inevitabile che, pur senza qualcosa di concreto, Gerg venga relegato ai margini della scena, pagando per quel briciolo di umanità inaspettata che ha portato ad una morte, ma anche alla salvezza di una voce ancora capace di sopravvivere nel tramonto della DDR.

Così le storie di Gerg e Georg continuano parallele senza toccarsi mai, neanche quando il protagonista, rivelata finalmente la verità sulla sua storia, ha l’occasione di ringraziare direttamente quel piccolo uomo che ha accettato un’esistenza anonima e rimessa…

… dedicandogli invece un commosso tributo, che finalmente Gerg può regalare a sé stesso.