L’uomo che non c’era (2001) di Joel e Ethan Coen è un film neo-noir con protagonista Billy Bob Thornton.
A fronte di un budget di circa 20 milioni di dollari, è stato un terrificante flop commerciale, non riuscendo neanche a coprire le spese di produzione.
Di cosa parla L’uomo che non c’era?
Ed è un barbiere totalmente alienato dalla vita e, soprattutto, dal suo matrimonio. E infatti è l’ultima persona che accuseresti di omicidio…
Vi lascio il trailer per farvi un’idea:
Vale la pena di vedere L’uomo che non c’era?
In generale, sì.
Con L’uomo che non c’era i fratelli Coen si trovano in una fase in cui la loro produzione, nonostante conservi indubbiamente un grande fascino registico ed un’innegabile verve narrativa, sembra che non riesca davvero a centrare il punto.
Infatti, pur con un utilizzo molto abile del bianco e nero, e con un attore protagonista così azzeccato e in parte, la storia della pellicola mi è parsa non arrivare effettivamente da nessuna parte, ma piuttosto di vivere di suggestioni non adeguatamente esplorate.
Ma dategli comunque un’occasione.
Vuoto
Ed è alienato.
Immerso in un inarrestabile flusso di coscienza, il protagonista vive la sua vita non come l’attore principale, ma come un mero spettatore, che lascia che gli eventi si susseguano davanti ai suoi occhi senza voler intervenire.
In particolare, del tutto consapevole del tradimento in atto della moglie, sceglie con malcelato nichilismo di lasciarlo esistere al di là dei suoi occhi, preferendo meditare sulla insensatezza del suo stesso matrimonio fin dalle sue inconsistenti origini.
E, allora, cosa serve per farlo smuovere?
Piena
Ed non è in controllo della propria vita.
Diventando per la prima volta agente attivo della sua sorte, si lascia facilmente coinvolgere nella banale proposta truffaldina di Creighton Tolliver, nonostante tutti gli indizi in scena bastino per mettere insieme il quadro dell’inganno in atto.
Ma è solo la miccia.
Solo marginalmente turbato dalla possibilità di essere scoperto come mandante del ricatto ai danni dell’amante della moglie, il protagonista si incastra involontariamente in una rete criminale che era sempre stata sotto i suoi occhi.
E allora non può fare altro che difendersi.
Ma neanche così può raccontare la sua storia.
Riscrivere
La vita di Ed è scritta da altri.
Per quanto il protagonista cerchi infatti di prendere posto in scena, nonostante confessi esplicitamente il suo crimine, non vi è mai spazio per lui: la sua è una versione come tante altre, anzi è forse della meno interessante e credibile.
Infatti il vero burattinaio è proprio il malizioso avvocato Riedenschneider, pronto in ogni momento ad afferrare, deformare e riscrivere gli eventi a proprio piacimento, mentre gli altri personaggi sono marionette prive di volontà.
E proprio come un fantoccio Ed vive la sua vita, diventando colpevole dell’omicidio sbagliato, potendo vivere la sua verità solamente all’interno del mondo della finzione, e infine accettando l’uscita di scena da una vita che non ha mai veramente vissuto.
E forse dall’altra parte avrà più fortuna…