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Mamma ho perso l’aereo – Un cult genuino

Mamma ho perso l’aereo (1990) di Chris Columbus è uno dei più classici film di Natale, che ha segnato l’infanzia di più di una generazione.

E non è certamente un caso.

Il film incassò benissimo: a fronte di un budget veramente contenuto di appena 18 milioni di dollari, se ne portò a casa 476 in tutto il mondo.

Di cosa parla Mamma ho perso l’aereo?

Il piccolo Kevin sta per partire per una vacanza insieme alla sua famiglia allargata. Ma un evento imprevisto lo porterà a essere dimenticato a casa…

Vi lascio il trailer per farvi un’idea:

Vale la pena di vedere Mamma ho perso l’aereo?

Macaulay Culkin in una scena di Mamma ho perso l'aereo (1990) di Chris Columbus

Assolutamente sì.

Non parliamo di uno di quei film semplicemente amati perché parte dei ricordi d’infanzia, ma di un prodotto genuinamente bello e con un altissimo valore intrattenitivo, oltre che interpretazioni da far girar la testa.

E soprattutto come film di Natale si distingue per non essere la solita commedia dei buoni sentimenti, anzi.

Insomma, se non l’avete mai visto, esattamente cosa state aspettando?

Un’infanzia genuina…

Macaulay Culkin in una scena di Mamma ho perso l'aereo (1990) di Chris Columbus

Un grande elemento di successo della pellicola è proprio il racconto dell’infanzia.

Molto spesso in questo tipo di film l’elemento infantile è quasi angelico, legato alla magia e all’importanza del Natale, più idealizzato che raccontato veramente.

Al contrario, in Mamma ho perso l’aereo il bambino protagonista è molto realistico: credibilmente capriccioso, pestifero, e che vive del sentirsi non compreso, ingabbiato in un sistema di regole e convenzioni che non comprende e che non accetta.

E infatti il suo più grande desiderio è rimanere da solo.

Macaulay Culkin in una scena di Mamma ho perso l'aereo (1990) di Chris Columbus

E quando lo fa, almeno all’inizio, gli sembra di vivere un sogno: può fare tutto quello che vuole, tutto quello che fino a quel momento gli era stato proibito.

Tuttavia, proprio per non volerlo banalizzare, da questa esperienza Kevin impara anche a responsabilizzarsi, a diventare grande. E mostra al contempo tutte le sue capacità non solo di adattamento, ma anche di incredibile inventiva nel contrastare due adulti ben più pericolosi.

…in un film non infantile

Kieran Culkin in una scena di Mamma ho perso l'aereo (1990) di Chris Columbus

Proprio sulla china della verosimiglianza, i contenuti della pellicola non sono esattamente edulcorati.

Kevin subisce un bullismo sistematico, da parte del fratello Buzz, ma anche la cugina che gli dice che è incompetente e inutile – ma anche dagli adulti stessi – a cominciare dallo Zio Frank, che lo chiama little jerk (stronzetto).

Al contempo vengono messe in scena delle paure enormi come quella del terrificante vecchio Marley, oltre all’angoscia, dopo un po’ di tempo, di non avere la propria famiglia intorno e di essere per questo abbandonato.

Non dei temi semplicissimi, insomma.

Marley: un personaggio chiave

Il vecchio Marley è un personaggio chiave.

E per diversi motivi.

In primo luogo rappresenta la paura quasi atavica di Kevin, alimentata dalle storie di suo fratello. Un terrore potente che lo porta persino a scappare da un negozio senza pagare. La paura viene però superata e presentata anche come un arricchimento per il protagonista e per Marley stesso, quindi un doppio insegnamento sia per gli adulti che per i bambini.

In ultimo, ha anche un valore pedagogico: nonostante la celebrazione dell’astuzia e della creatività di Kevin, il film non poteva far passare il messaggio che un bambino se la può cavare totalmente da solo e senza l’aiuto dell’adulto.

E infatti l’intervento di Marley sul finale è risolutivo.

L’altra faccia della medaglia

Catherine O'Hara in una scena di Mamma ho perso l'aereo (1990) di Chris Columbus

Il coinvolgimento emotivo della pellicola è duplice, in quanto offre una sponda anche al pubblico adulto.

E lo stesso è rappresentato dalla piccola avventura di Kate McAllister, la mamma di Kevin, su cui grava fondamentalmente tutto il peso emotivo della vicenda, mettendo abbastanza in ombra – e prevedibilmente – la figura del padre.

La storia di Kate è un’avventura a parte, definita da poche tappe, ma che coinvolgono facilmente a livello emotivo e che hanno anche interessanti risvolti comici. Fra l’altro, la stessa è protagonista di una delle scene più iconiche del film, che è stata anche recentemente replicata dall’attrice su TikTok:

Riempire i buchi (ma con eleganza)

Macaulay Culkin in una scena di Mamma ho perso l'aereo (1990) di Chris Columbus

Una sfida davanti alla quale indubbiamente si è trovato Columbus era quella di creare un’interessante parte centrale che non fosse solo un riempitivo, e che fosse piacevole e che costruisse adeguatamente la trama.

Ed era facile cadere nel banale.

Ma non è il caso di Mamma ho perso l’aereo.

Tutta la parte centrale è già iconica di per sé, oltre ad essere assolutamente funzionale alla trama complessiva: costruisce ottimamente le parti in scena, racconta la crescita di Kevin – in particolare nella spassosissima scena del supermercato – e rende tutta la vicenda interessante e tridimensionale.

Perché Mamma ho perso l’aereo è un cult?

Rivedendo Mamma ho perso l’aereo, è lampante perché questo film sia un cult.

Il cuore della questione è l’originalità.

Sia, come già detto, per la rappresentazione non idilliaca dell’infanzia e del racconto di Natale in genere, ribadito dall’indovinatissimo finale in cui Buzz urla contro Kevin per il disastro che ha trovato nella sua stanza.

Quindi una conclusione che, ancora una volta, non racconta buoni sentimenti, ma una vicenda vicina e reale di una famiglia reale.

Ma soprattutto proprio la trama era – ed è ancora oggi – fondamentalmente un unicum. E infatti si cercò di replicare il successo, prima con un sequel abbastanza piacevole e diversi altri prodotti derivati, ma nessuno dei quali arrivò alla stessa iconicità e bellezza del primo film.