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Mickey 17 – Il mosaico dello sfruttamento

Mickey 17 (2025) di Bong Joon-ho è una commedia nera fantascientifica.

A fronte di un budget abbastanza importante – 118 milioni di dollari – si prospetta un disastro commerciale, con un weekend di apertura davvero deludente.

Di cosa parla Mickey 17?

Terra, futuro imprecisato. Mickey e il suo socio, Timo, sono nei guai per un accordo andato male con uno strozzino. E allora la soluzione è andare il più lontano possibile…

Vi lascio il trailer per farvi un’idea:

Vale la pena di vedere Mickey 17?

Robert Pattinson in una scena di Mickey 17 (2025) di Bong Joon-ho

In generale, sì.

Non riesco a sbilanciarmi l’apprezzamento di questa pellicola perché, nonostante con una seconda visione abbia rivisto la mia posizione decisamente in positivo, Mickey 17 non mi ha lasciato un ottimo sapore in bocca: sarà per le alte aspettative dopo Parasite (2019)…

…sarà perché, arrivati alla fine del secondo atto, non riuscivo a comprendere quale fosse il punto della pellicola – e la storia della stessa mi sembrava molto fine a sé stessa – ma l’ultima opera di Bong Joon-ho non mi ha lasciato entusiasmato come avrei sperato.

Però, dategli una possibilità.

Condizione

Robert Pattinson in una scena di Mickey 17 (2025) di Bong Joon-ho

Mickey ha accettato la sua condizione.

Il percorso del protagonista sembra ormai tracciato, costretto ad essere succube del potente di turno che lucra sulla sua pelle – letteralmente – e che, per sua ingenuità e scarsa scolarizzazione, si riduce ad essere l’ultimo gradino della scala alimentare: un sacrificabile.

In questo modo la sua esistenza diventa assolutamente insignificante, come dimostrano le numerose scene in cui Mickey sembra scomparire dalla scena, scalzato da un tappeto, da un lanciafiamme e persino da un enorme masso che lo supera di diverse spanne per importanza.

Robert Pattinson in una scena di Mickey 17 (2025) di Bong Joon-ho

Con queste dinamiche Bong Joon-ho riprende – seppur in maniera decisamente più comica – uno dei temi cardine della sua produzione: l’assoluta insignificanza degli ultimi, degli emarginati, che tutti possono sfruttare, di cui tutti si possono nutrire – e sono totalmente giustificati nel farlo.

Infatti i personaggi intorno a Mickey ci tengono più volte a ribadire come il protagonista abbia scelto la sua condizione attuale, ignorando del tutto una serie di fattori determinati – scarsa alfabetizzazione, estrazione umilissima – da cui è davvero difficile smarcarsi.

E, allora, Mickey non è altro che un corpo.

Corpo

Il corpo è il vero protagonista di Mickey 17.

Tutto parte, come detto, dal corpo del protagonista, che diventa lo strumento chiave per la riuscita dell’intera missione, tanto che può essere continuamente riprodotto e utilizzato per i più diversi fini, financo distrutto nella sua essenza – e senza possibilità di replica.

Una dinamica di sfruttamento che si esprime anche nei contesti più impensabili: la stessa gara per appropriarsi del suo corpo da parte delle due figure femminili, Nash e Kai, ribadisce ulteriormente come si tratti di un oggetto che può essere sfruttato, barattato e financo negoziato a proprio piacimento.

Robert Pattinson in una scena di Mickey 17 (2025) di Bong Joon-ho

Ma il momento di passaggio fondamentale è proprio la vicenda dello strozzino.

Una trama apparentemente secondaria, apparentemente solo un MacGuffin per dare avvio alla storia, che si rivela invece uno spaccato crudelissimo della posizione dei potenti nella società attuale: quando i soldi non sono più così importanti, il potere e il controllo sono il nuovo desiderio insaziabile.

Infatti il suo personaggio gode fisicamente nell’osservare come può fare sostanzialmente quello che vuole su dei corpi che ha in qualche modo comprato, anzi incastrato all’interno di un sistema ben congegnato che può risolversi solo con la loro morte.

Ma non è l’unico corpo sfruttato.

Colonialismo

Mark Ruffalo in una scena di Mickey 17 (2025) di Bong Joon-ho

Lo sfruttamento ha diverse forme.

Infatti la missione di Marshall era finalizzata ad una presa di possesso senza possibilità di scampo del nuovo pianeta, raccontata quasi come un atto sessuale – spargere il seme – financo come un atto parassitarioinfestare il nuovo ambiente.

Ed effettivamente il comportamento dei protagonisti è quello proprio del colonizzatore di turno, che distrugge qualunque ostacolo si ponga sul suo cammino, e che anzi identifica qualunque essere non uguale a lui come un nemico da distruggere ad ogni costo.

E invece risulta col tempo chiaro che il comportamento dei cosiddetti striscianti – in originale creepers – era di naturale curiosità verso i nuovi arrivati, tanto da volerli toccare, assaggiare in maniera del tutto pacifica, senza desiderare di fargli guerra o di annientarli come gli invasori quali sono.

Eppure, lo sfruttamento deve andare fino in fondo.

Sfruttamento

Mark Ruffalo e Toni Collette in una scena di Mickey 17 (2025) di Bong Joon-ho

Il terzo atto mette, anche se potrebbe non sembrare, un punto alla riflessione.

Se fino a questo momento avevamo assistito allo sfruttamento del corpo di Mickey, l’abuso infine si espande oltre i confini della nave, andando a coinvolgere gli innocui striscianti – che diventano bersaglio dell’interesse morboso di Qwen, la cui salsa è sostanzialmente il loro sangue…

…sia, più in generale, il pianeta intero.

In questo modo Mickey 17 definisce la portata del suo racconto: una narrazione graffiante quanto parossistica di quanto la mano dei potenti si espanda ben oltre il semplice arricchimento, andando a coinvolgere uno sfruttamento del corpo – umano o animale – e dell’ambiente – svuotandolo delle sue risorse e, inevitabilmente, danneggiandolo.

Ma rimane un ultimo punto da chiarire.

Mickey 17 sogno e finale significato

All’interno di una condanna piuttosto definitiva alla classe dirigente, Bong Joon-ho sceglie di includere anche una sorta di presa di consapevolezza degli oppressi, ricordando loro come possono essere la causa dello sfruttamento quanto il motore del cambiamento.

Infatti nel sogno Mickey osserva Qwen mentre stampa nuovamente Marshall, incoraggiandolo a nutrirsi della sua nuova salsa – il sangue, forse quello dello stesso marito? – e che gli ricorda che questo è quello che vuole veramente.

Ne consegue così un’enigmatica invettiva verso la parte bassa della società che finisce per sostenere personaggi davvero inaccettabili – i cui esempi contemporanei si sprecano – che non hanno mai desiderato la loro salvezza – da cui la profonda disparità di trattamento – ma che li hanno sempre e solamente sfruttati per i loro fini.

Per questo, quando Qwen cerca nuovamente di ingannare Mickey, cercando di convincerlo della sua esistenza – ed importanza – il protagonista ha un risveglio di consapevolezza riflettendo su come il suo alter ego – Mickey 18 – avrebbe reagito…

…ovvero, togliendo definitivamente importanza allo sfruttatore.