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Nightmare – Un orrore per gioco

Nightmare (1984) di Wes Craven, noto anche col titolo di Nightmare – Dal profondo della notte, è il capostipite della fortunatissima saga omonima.

A fronte di un budget abbastanza contenuto – 1.1 milioni di dollari, 3.3 oggi – è stato un enorme successo commerciale: 25 milioni in tutto il mondo – circa 75 oggi.

Di cosa parla Nightmare?

Tina Gray si risveglia da un brutto sogno in cui era inseguita da una misteriosa figura col volto ustionato. Ma è davvero solo un sogno?

Vi lascio il trailer per farvi un’idea:

Vale la pena di vedere Nightmare?

Heather Langenkamp (Sandy) in una scena di Nightmare - Dal profondo della notte (1984) di Wes Craven

Assolutamente sì.

Già prima di rivoluzionare il cinema horror con Scream (1996), Wes Craven si dimostrava una voce fuori dal coro all’interno di un genere purtroppo destinato all’inevitabile saturazione.

Uno slasher che non vuole esserlo, che si spoglia di tutta la drammaticità tipica del genere e rimescola le carte in tavola, impreziosito da un humour grottesco davvero irresistibile – e, per questo, diverso da quanto visto finora.

Insomma, non ve lo potete perdere.

Visione

Robert Englund (Freddy Krueger) in una scena di Nightmare - Dal profondo della notte (1984) di Wes Craven

Nessuno crede ai protagonisti…

…nemmeno loro stessi.

In un incipit per certi versi simile a Non aprite quella porta (1974), Freddy Krueger prepara le sue terribili armi e si mette all’inseguimento di Tina, mostrando fin da subito il suo fare giocoso, quasi surreale…

…che si distacca del tutto dal grande gioco delle soggettive di Halloween (1978) e di Venerdì 13 (1980) – e di Psycho (1960) a suo tempo.

Heather Langenkamp (Sandy) in una scena di Nightmare - Dal profondo della notte (1984) di Wes Craven

Un nemico fin da subito visibile, che non cerca in alcun modo di nascondere il suo mostruoso aspetto né le sue intenzioni omicide, vincendo proprio grazie all’incredulità dei personaggi, che ne negano l’esistenza praticamente fino alla fine. 

E proprio la sua natura onirica offre il fianco a sperimentazioni davvero sorprendenti.

Morte

Robert Englund (Freddy Krueger) in una scena di Nightmare - Dal profondo della notte (1984) di Wes Craven

Un elemento piuttosto tipico del genere slasher è la passerella della morte.

Un sequenza immancabile di omicidi di tutti i personaggi della pellicola, fino alla final girl, ma che già in Venerdì 13 mostrava la sua limitatezza in sperimentazioni non particolarmente brillanti, e che rischiavano già di diventare ripetitive…

…ma che avranno maggior fortuna artistica proprio grazie a Wes Craven negli Anni Novanta.

Ma già in Nightmare il regista dimostrava la sua particolare inventiva.

Vivendo come personaggio fra due mondi – reale e onirico – Krueger non si limita a squarciare le membra delle sue vittime, ma, piuttosto, se ne inventa sempre una nuova: farli sprofondare nel letto che diventa la loro tomba, affogarli in una vasca, farli volteggiare sulle pareti…

…e, la mia preferita, farli crollare in un pozzo di sangue.

Attiva

Heather Langenkamp (Sandy) in una scena di Nightmare - Dal profondo della notte (1984) di Wes Craven

Sally è una final girl piuttosto particolare.

Solitamente questo tipo di personaggio, soprattutto nelle prime fasi del genere, doveva essere molto vicino allo spettatore: posseduta da un terrore indicibile davanti al killer di turno, ma abbastanza intelligente da reagire, pur spesso in maniera ben poco programmatica.

Un fulgido esempio è sicuramente Laurie in Halloween.

Heather Langenkamp (Sandy) in una scena di Nightmare - Dal profondo della notte (1984) di Wes Craven

Al contrario, la scream queen di Nightmare è un personaggio incredibilmente attivo, la prima che comprende la vera natura del suo nemico e che cerca di coinvolgere gli altri nel suo piano per strapparlo dal mondo dell’incubo, e, così, sconfiggerlo.

Tuttavia rimane comunque un personaggio con i piedi per terra per la totale e continua fallibilità del suo piano, particolarmente nel finale…

Inception?

Robert Englund (Freddy Krueger) in una scena di Nightmare - Dal profondo della notte (1984) di Wes Craven

Nightmare è tipico e atipico insieme.

Una tendenza del genere che non si risparmia è il finale sostanzialmente aperto, in cui il nemico non è veramente sconfitto, aprendo le porte ad una sequela infinita di sequel potenziali per una storia ancora tutta da raccontare.

Allo stesso modo, non manca anche l’antefatto che definisce la natura del killer, pur in questo caso facendo sembrare questo film quasi il sequel di uno slasher con protagonista la madre di Sandy, Marge.

Ma la particolarità del film sta proprio nel suo finale.

Sandy diventa una sorta di Alice nel paese delle meraviglie: come la protagonista di Carroll si lasciava alle spalle il mondo onirico chiosando Siete solo un mazzo di carte, allo stesso modo la final girl di Craven volta le spalle a Krueger, togliendoli importanza e così, almeno apparentemente, vincendo su di lui.

In realtà, quasi come il finale di Inception (2011), la protagonista crede solo di essere nel mondo reale, ma invece sembra essere intrappolata in una nuova versione dell’incubo, in cui la macchina brandizzata di Krueger la trascina via sotto gli occhi di una Marge apparentemente ignara, che viene afferrata alle spalle…