Pinocchio (1940) è il secondo classico Disney basato sul romanzo per ragazzi di Carlo Collodi Le avventure di Pinocchio (1881 – 1883).
Nonostante fosse uscito poco dopo lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, fu un grande successo commerciale: a fronte di un budget di 2,6 milioni di dollari, incassò 38 milioni in tutto il mondo.
Di cosa parla Pinocchio?
Walt Disney prende le mosse dal classico di Collodi per raccontare sofferte quanto educative avventure di Pinocchio.
Vi lascio il trailer per farvi un’idea:
Vale la pena di vedere Pinocchio?
Assolutamente sì.
Rispetto a Biancaneve (1937), Pinocchio si distingue per un impianto narrativo più solido, una collezione di avventure dal forte sapore educativo, che non manca comunque di una componente quasi orrorifica.
Infatti, riscrivendo il protagonista in una veste più positiva ed ingenua, le sfortune di Pinocchio hanno un impatto molto più potente, volendo mostrare le insidie del mondo e il come riuscire ad evitarle affidandosi alle giuste figure adulte.
Pinocchio tecnica animazione
Pinocchio non doveva essere un film.
La storia venne proposta a Disney a più riprese e da diverse persone, inizialmente neanche come un lungometraggio, che cominciò a prendere forma solamente nel 1937.
Il punto di svolta fu la lettura di Walt Disney di una versione tradotta dell’opera di Collodi, che gli permise di innamorarsi della storia e di abbracciare finalmente il progetto, che inizialmente doveva essere il terzo classico Disney.
Invece, per via dei problemi produttivi di Bambi (1942), la produzione venne anticipata.
Ma ci volle un intero anno prima che i lavori partissero.
La prima versione del film fu incredibilmente ostica, per via della difficoltà degli argomenti e della natura della storia, che presentava un protagonista abbastanza negativo e pochi momenti di comicità.
La prima stesura fu presa e cestinata da Walt Disney, facendo ricominciare la produzione da zero.
Estetica Pinocchio
L’estetica fu profondamente contaminata.
Nonostante Pinocchio sia ambientato in Italia, gli spazi e i vestiti dei personaggi ricordano più la Baviera, con anche elementi più moderni e propri della cultura statunitense, come la sala da biliardo nel Paese dei Balocchi.
Il reparto produttivo si sbizzarrì nella creazione di elementi da cui prendere spunto, con centinaia di oggetti di scena fra marionette, orologi e miniature dei personaggi, per la prima volta nella storia della Disney.
Fra le prime idee scartate, la più importante fu il character design di Pinocchio: nato come una marionetta pagliaccesca, per volontà dello stesso Disney la sua identità traslò progressivamente sempre di più verso una immagine umana e accessibile.
Così fu anche più umanizzata la figura del Grillo, il primo personaggio Disney aiutante e guida del protagonista.
Il grillo risulta infine non tanto un insetto, ma più un piccolo omino cortese e un po’ dongiovanni, messo sempre alla prova per la sua piccola statura davanti a personaggi negativi giganteschi e minacciosi.
Ancora una volta per le animazioni ci si affidò a malincuore al rotoscopio, ma in maniera differente rispetto a Biancaneve.
Infatti, l e scene in live action non vennero semplicemente ricalcate per la pellicola animata, ma decisamente ampliate per dare maggiore dinamicità e realismo ai personaggi.
Per la voce di Pinocchio si scelse il giovanissimo cantante Dickie Jones, mentre il Grillo prese la voce di Cliff Edwards, e la Fata Turchina fu fatta sul modello di Evelyn Venable, anche modella per il logo della Columbia Pictures.
Intuibile
Se si confronta col Pinocchio di Collodi, ma anche con la riproposizione in stop-motion di Guillermo del Toro, il personaggio di Geppetto è molto meno caratterizzato: non sappiamo molto sul suo carattere né sulla sua storia.
Possiamo solo intuirlo dal contesto e dalle parole della Fata Turchina: Geppetto è un uomo buono che ha fatto tanto bene agli altri, probabilmente tramite le sue creazioni, e che vive senza figli, ma con due pimpanti animali da compagnia.
In questo modo, proprio come il Principe Azzurro, Geppetto è un personaggio con una funzione molto stringente: rappresentare la figura genitoriale buona ma anche apprensiva, che più che guidare, cerca di proteggere Pinocchio dal farsi del male da solo.
E proprio sta qui il punto della storia.
Ingenuo
Paradossalmente, il Classico Disney è per certi versi più educativo del romanzo di Collodi.
Infatti, come vedremo in coda, il personaggio originale era molto più cattivo e dispettoso, quindi rappresentava in maniera molto semplice ed immediata la sorte sfortunata di un bambino disobbediente, che infine veniva premiato per aver invece imboccato la retta via.
Al contrario, il Pinocchio disneiano è un bambino qualunque, preda della sua stessa ingenuità che lo porta a lasciarsi adescare dalla prima proposta allettante, dal primo adulto di cui si fida ciecamente, diventando così preda delle peggiori macchinazioni.
Insomma, Walt Disney sembra voler ammonire i bambini del suo tempo di dare fede alle parole dei propri genitori ed educatori, perché dette solamente per il loro bene, e invece di guardarsi dalle proposte di successo facile e fin troppo allettante.
Altrimenti le conseguenze sono terribili…
Animale
Pinocchio è quasi orrorifico.
Il protagonista viene infatti non solo ripetutamente privato della sua libertà, ma proprio anche della sua stessa umanità: già piuttosto raccapricciante l’idea di diventare un fenomeno da baraccone chiuso in una gabbia da Mangiafuoco…
…ma ancora più devastante è la disavventura del Paese di Balocchi.
Agli occhi dello spettatore odierno tutta la situazione appare davvero brutale, fin dalle eloquenti conseguenze di Pinocchio che si fa provocare da Lucignolo, aspirando il sigaro in maniera esagerata.
Ma l’apice dello sconvolgimento è la scoperta della vera natura del luogo e del piano del Postiglione, che rapisce i bambini per trasformarli in asini da mandare a lavorare – e a morire – nelle miniere di sale.
E al riguardo salta all’occhio un elemento ancora più agghiacciante…
Minaccia
La maggior parte delle storie Disney sono a lieto fine.
E un aspetto fondamentale delle conclusioni è la sconfitta dell’antagonista, proprio con un’idea del bene che sconfigge il male, nel caso dei cattivi Disney con delle morti o degli annientamenti spesso non per azione dei protagonisti, ma per una sorta di autodistruzione.
In Pinocchio questo elemento è drammaticamente mancante.
Che sia voluto o meno, per quanto la conclusione sia positiva, le varie minacce che hanno insidiato il protagonista durante le sue disavventure sono ancora presenti in agguato, e Pinocchio potrebbe ricaderci in ogni momento se non starà abbastanza attento.
E se la furba Volpe è riuscita ad ingannarlo per ben due volte di fila, cosa impedisce alla stessa o ad altri antagonisti di imbrogliarlo nuovamente?
Maturazione
La maturazione di Pinocchio è fondamentale.
Con un classico deus ex machina, la Fata Turchina offre al protagonista l’occasione per riscattarsi, dal momento che le sue ingenuità hanno influenzato anche la drammatica sorte di Geppetto, il personaggio che meno di meriterebbe una morte così tragica e sfortunata.
Così l’insegnamento finale è anche più importante: Pinocchio si ingegna, passa dall’essere un personaggio passivo e guidata da altri – il Grillo e la Fata – a figura invece attiva e risolutiva, trovando la Balena e riuscendo a salvare sia sé stesso che Geppetto.
Ed è per questo che infine viene premiato.
Pinocchio favola originale
Come per Biancaneve (1937), anche per Pinocchio Walt Disney ha cercato di ammorbidire la storia di Collodi per renderla più a misura di bambino.
Una dei cambiamenti più fondamentali è il ruolo del Grillo Parlante: se nel Classico Disney è la voce narrante e la guida morale del protagonista, nel romanzo è solo uno dei tanti animali parlanti presenti nella storia.
Anzi, il grillo di Collodi subisce una tragica fine: scocciato dall’ingombrante presenza della sua coscienza, Pinocchio lo schiaccia e così si libera della stessa, che poi ricomparirà sotto forma di fantasma.
E, sempre parlando di animali, la Disney scelse di rendere in maniera molto più diretta i personaggi animali, dandogli un aspetto antropomorfo, mentre nella favola originale gli stessi hanno semplicemente il dono della parola.
Per quanto sia rimasta vicino all’opera originale per la terribile figura della balena, in realtà per Collodi era un altro animale: un gigantesco pescecane!
Anche i caratteri dei personaggi sono stati piuttosto rimodulati.
Se il Pinocchio di Walt Disney è un personaggio molto infantile e ingenuo, un bambino che si lascia facilmente abbindolare, il protagonista di Collodi è invece molto più dispettoso e cattivo.
Allo stesso modo, se il Mangiafuoco della Disney è un effettivo villain, anche piuttosto terrorizzante, al contrario nell’opera di Collodi è un personaggio piuttosto burbero, ma tutto sommato di buon cuore.
In ultimo, la Fata Turchina per la Disney è un personaggio quasi divino, un effettivo deus ex machina in più momenti, mentre per Collodi era una figura più umana: una bambina con i capelli turchini.