Sick of myself (2022) di Kristoffer Borgli è una commedia nera norvegese.
A fronte di un budget sconosciuto – ma probabilmente molto basso – ha incassato appena 1,1 milioni di dollari in tutto il mondo.
Di cosa parla Sick of myself?
Signe e Thomas sono una coppia di egocentrici che si divorano a vicenda per un pugno di attenzioni. Ma la ragazza è disposta a molto di più…
Vi lascio il trailer per farvi un’idea:
Vale la pena di vedere Sick of myself?
In generale, sì.
Per quanto abbia molto apprezzato questa commedia nerissima, mi rendo anche conto che non sia un’opera per tutti: nonostante nel complesso le scene non siano fisicamente troppo disturbanti, a livello psicologico la pellicola può essere veramente devastante.
Ma se sguazzate in opere di questo tipo – come Triangle of sadness (2022) – probabilmente vi piacerà moltissimo: senza mai sbilanciarsi nei toni, Sick of myself dipinge un quadro devastante quanto irresistibile di una donna vittima del suo narcisismo distruttivo.
Insomma, ve lo consiglio.
Divorarsi
Il rapporto fra Signe e Thomas è definito immediatamente.
Il ragazzo si sente un grande artista che sta solo cercando un riconoscimento del tutto dovuto, divorato dal suo narcisismo, che lo porta costantemente a ridurre l’importanza di Signe con la sua presenza ingombrante – rappresentata dalle infinite sedie che affollano la casa.
Questa dinamica è ben raccontata da un episodio che non sembra più che una sciocchezza – il goliardico furto del vino dal ristorante – di cui Signe diventa complice solamente a patto che il racconto di questa impresa venga modellato a suo favore.
Invece, il fidanzato la sorprende togliendola bruscamente di scena.
E, proprio davanti al protagonismo di Thomas, la ragazza cerca di vendicarsi.
Durante un momento fondamentale per la carriera del suo fidanzato – la prestigiosa mostra – la protagonista sceglie di rubargli totalmente la scena, fingendo di avere un attacco allergico per attirare tutta l’attenzione su di sé, facendo proprio leva sull’empatia delle altre persone.
Ma il trigger è ancora più interessante.
Scenario
Per quanto probabilmente Signe sia sempre stata una narcisista, vi è un momento fondamentale che la fa scattare.
L’ingresso improvviso della donna con il collo azzannato, che gronda sangue e che le si butta fra le braccia, permette alla protagonista di diventare l’eroina della situazione, soprattutto a posteriori, quando riscrive il suo ruolo come unica salvatrice davanti all’indifferenza generale.
In questa situazione una qualunque altra persona si sarebbe presto spogliata – fisicamente quanto mentalmente – di quel trauma, non volendo attirare inutile attenzione verso sé stessa – quantomeno lavandosi il viso dal sangue.
Invece, proprio questa occasione è lo spunto per Signe per continuare a tenere fissi tutti gli occhi su di sé – di Thomas quanto dei suoi amici – anche e soprattutto inventando un trauma più profondo – la possibilità che il sangue sia in parte suo – per diventare in tutto e per tutto una vittima.
Ma non basta.
Controllato
Signe desidera solo una tragedia controllata.
Per questo, diventata avida di nuove attenzioni, ingerisce una quantità spropositata del pericolosissimo farmaco russo, con il preciso intento di finire nello sfondo perfetto per la sua tragedia – l’ospedale – ma senza mettere eccessivamente a rischio la sua salute.
Infatti, tutti i sogni ad occhi aperti di Signe non comprendono mai un aggravarsi della sua malattia, ma piuttosto che la stessa diventi il punto di partenza per diventare sempre più importante e desiderata, sempre più al centro dell’attenzione di tutti – in particolare di Thomas.
Infatti, nel mirino delle sue fantasie vi è sempre una sorta di rivalsa, di mania del controllo.
Uno dei principali obbiettivi è anzitutto il padre assente, che in più di un’occasione Signe sogna che abbia quello che si merita: essere escluso dal funerale della sua stessa figlia quanto doversi scusare in diretta TV per essere stato un genitore inadeguato.
Ma il grande protagonista della rivalsa di Signe è Thomas: ormai incredibilmente dimentico del suo egocentrismo, il ragazzo nei sogni della sua fidanzata diventa finalmente un compagno premuroso e devoto, che anzi si prostra ai piedi di Signe per chiederle di diventare la sua musa.
Ingombrante
Anche se in maniera diversa, Thomas è egocentrico tanto quanto Signe.
La sua presenza è estremamente ingombrante, soprattutto nelle situazioni di difficoltà di Signe, che, pure se costruite ad arte dalla ragazza stessa, svelano ora una costante indifferenza – anche ricercata – nei confronti della sua fidanzata…
…ora un tentativo piuttosto disturbante di intrufolare il suo importante ego nei momenti che dovrebbero riguardare solamente Signe – come quanto porta la rivista con la sua intervista esclusiva mentre la ragazza è nel letto di ospedale.
Ma, ancora di più, l’ego di Thomas si manifesta quando Signe sembra avere successo.
Nei vari momenti delle interviste, il ragazzo è costantemente interessato a come la neo-acquisita notorietà della fidanzata possa mettere potenzialmente in ombra la sua, anche in maniera veramente assurda – l’improbabile collegamento fra lo sfondo della sua intervista con quella di Signe.
Eppure, paradossalmente, Thomas rimane infine il suo unico alleato: quando gli amici si permettono di non essere entusiasti della sua nuova carriera, il ragazzo li scaccia e si conferma così come unica persona su cui Signe può veramente contare.
Rifugio
Nella realtà, il successo non arriva mai.
In particolare, la sua scalata è ostacolata dagli effetti indesiderati dei farmaci, che Signe cerca di nascondere in maniera sempre più assurda, stressando il suo organismo al punto da crollare su sé stessa durante il suo momento di gloria – ancora una volta, creato ad arte.
Infine, Signe rimane sola.
Thomas viene arrestato, la casa si svuota, persino la sua amica giornalista non reagisce come Signe avrebbe sognato: non diventa sua alleata nel suo rilancio volto a raccontarsi nuovamente come la grande vittima della situazione, ma, al contrario, la abbandona definitivamente.
E, infine, cosa rimane?
L’ultimo rifugio di Signe è la stramba quanto deleteria comunità di cura olistica – che in prima battuta è forse persino la causa del suo decadimento fisico – in cui si era persino trovata in difficoltà davanti alle accuse di un’altra paziente sull’effettiva validità della sua presunta malattia.
Ma proprio queste parole di accusa sono infine riproposte per dare una maggiore importanza alla sua condizione, così da vivere potenzialmente per sempre immersa in questa oasi pacifica in cui può godersi la validazione che aveva sempre sognato.