Strade perdute (1997) è uno dei film più tipicamente lynchiani della carriera di Lynch, nonché uno dei più iconici della sua produzione.
A fronte di un budget piccolino – 15 milioni di dollari – è stato un disastro commerciale: appena 3 milioni di dollari in tutto il mondo.
Di cosa parla Strade perdute?
Fred è un musicista jazz che vive insieme alla moglie Renée, di cui sospetta un tradimento. E farebbe di tutto per averla con sé…
Vi lascio il trailer per farvi un’idea:
Vale la pena di vedere Strade perdute?
Assolutamente sì.
A differenza di Velluto blu (1986), Strade perdute si presenta fin da subito come una pellicola estremamente enigmatica, sostanzialmente impossibile da decifrare, ma che lascia tutto lo spazio allo spettatore per lasciarsi leggere a suo piacimento.
Insomma, se vi appassiona il cinema di Lynch e la continua sfida allo spettatore nel far correre libera la fantasia e l’interpretazione, nell’ultima opera lynchiana del secolo scorso troverete pane per i vostri denti.
Presagio
Fred è tormentato da presagi imperscrutabili.
Proprio come in Velluto blu, sembra esserci una trama nascosta che il protagonista non riesce ad afferrare, e che ha il suo fulcro proprio dalla morte annunciata di Dick Laurent, che sul momento sembra senza significato, ma che è un indizio che Fred lascia a sé stesso.
Infatti il protagonista è vittima della sua stessa ottusità, della sua assoluta convinzione nel voler vivere la propria vita, i propri ricordi, dal suo inaffidabile punto di vista, che è costantemente contrastato proprio tramite l’elemento che il Fred più odia:
la pellicola.
Mente
I ricordi di Fred sono imposti.
Tutta la dinamica delle videocassette è essenziale per raccontare una memoria molto selettiva da parte del protagonista, che conserva solamente parte della realtà e lascia che tutto il resto venga inghiottito dalla angosciante oscurità che infesta la sua casa – e, per estensione, la sua mente.
L’abitazione di Fred è infatti facilmente interpretabile come rappresentazione della sua stessa mente, della sua interiorità in cui rinchiude se stesso e la sua fascinosa moglie, per essere gradualmente penetrato da una presenza oscura e incomprensibile: l’Uomo Misterioso.
Una figura che si fa gradualmente strada nell’abitazione, prima intromettendosi con una visione oggettiva e chiara dell’esterno, per poi cominciare ad introdursi per svelare il cuore della stessa, il vero segreto che si nasconde al suo interno.
Ovvero, l’amore geloso, ossessivo e, infine, violento verso Renée.
Ma la moglie è solo un pretesto.
Dialogo
Fred vuole dialogare con sé stesso.
Ormai imprigionato nella claustrofobica realtà della sua condizione – e casa – tramite Pete il protagonista costringe se stesso ad abbandonare la sicurezza della sua dimora, a cominciare a vederla dall’esterno, a svelarne le dinamiche che, anche in condizioni diverse, si ripeteranno sempre uguali.
Un’esperienza che viaggia in due direzioni: prima la visione costretta dall’omicidio di Renée, che racconta la natura instabile e frustata del protagonista, poi la rinascita tramite l’alter-ego, che lo porta nella medesima condizione relazionale iniziale, ma ancora più complicata.
Di fatto Pere vuole la stessa donna di prima, ma è minacciato dalla sua futura vittima, Dick Laurent, un boss del crimine che non ha nessuna remora a dimostrare la sua spropositata violenza sul primo malcapitato che gli ha tagliato la strada.
Ma questo non impedisce a Pete di instaurare una relazione proibita e pericolosa con la nuova – e vecchia – donna del desiderio, progettando persino una fuga d’amore per ricominciare davvero la propria vita altrove.
Ed è proprio in questo frangente che è possibile dare un’interpretazione del film.
Ricordo
Come ogni film di Lynch che si rispetti, anche Strade Perdute presenta un forte uso dell’elemento onirico.
Di fatto Pete/Fred vive all’interno della realtà non-reale, quella del sogno, quella dei presagi e delle verità nascoste, in cui gli eventi da conservare sono custoditi gelosamente nella sua mente, mentre tutto il resto – il vero reale – è lasciato fuori.
Ma è impossibile che la realtà vera non venga a bussare alla porta e a mostrarsi in tutta la sua crudeltà, forzando il protagonista ad accettare degli eventi – l’incidente in auto e l’omicidio di Renée, ma anche i film porno della moglie – che ha scelto di non ricordare, ma che sono per sempre impressi sulla pellicola.
Per questo infine il protagonista cade in un paradosso, in cui si trova dall’altra parte, in cui diventa l’amante di un fidanzato geloso, e in ogni caso non riesce ad ottenere il suo oggetto del desiderio, arrivando per questo ad uccidere l’altro se stesso – Dick Laurent.
E così è infine bloccato in una trappola personale senza via d’uscita, senza via di salvezza, in cui può solamente continuare a cambiare faccia in preda a crisi distruttive e deliranti, ma senza mai riuscire a mutare effettivamente nulla della sua esistenza.