Super Mario Bros. – Il film (2023) di Aaron Horvath e Michael Jelenic è un titolo già di per sé abbastanza esplicativo.
Ma, in altri termini, è anche molto probabilmente il più grande incasso dell’anno: con un budget di 100 milioni di dollari, ne ha incassati 470 in sole due settimane.
Di cosa parla Super Mario Bros. – Il film?
Mario e Luigi sono due fratelli aspiranti idraulici, che trovano un passaggio che porta in un regno magico, ma anche pieno di insidie…
Vi lascio il trailer per farvi un’idea:
Vale la pena di vedere Super Mario Bros. – Il film?
Dipende.
Ed è un enorme dipende.
Se siete anche minimamente appassionati dei giochi platform e dei vari titoli di Supermario, resterete molto facilmente abbagliati dalla bellezza delle animazioni e dei riferimenti inseriti all’interno della pellicola.
Se invece non avete il minimo interesse per questi temi, anzi vi danno pure un po’ fastidio questo tipo di argomenti e le trasposizioni videoludiche in genere, vi sentirete con ogni probabilità dei pesci fuor d’acqua.
Io vi ho avvisato.
Un’animazione perfetta
Finora non avevo visto nessun titolo della Illumination.
E sono rimasta letteralmente a bocca aperta.
Gli autori di questo film sono riusciti perfettamente a riportare in scena personaggi che già da anni hanno la loro versione 3D, ma senza farne una copia carbone, ma piuttosto arricchendo il loro character design.
E così la finezza nella gestione dei particolari dei personaggi e delle ambientazioni, la potenza delle animazioni, e pure una regia piuttosto indovinata, hanno reso i personaggi e gli ambienti vivi, materiali, reali.
E non è l’unico pregio.
La gestione dei ruoli
Era piuttosto importante sia per la robustezza della narrazione, sia per il coinvolgimento dello spettatore, gestire in maniera ottimale i ruoli di personaggi.
Soprattutto Mario e Peach.
Mario parte come un personaggio molto vicino allo spettatore, con cui è facile empatizzare: cerca di inseguire il suo sogno, nonostante sia da tutti considerato un perdente.
E per questo (ri)scopre il mondo di gioco insieme a noi, e con noi si emoziona, si stupisce di tutte le stranezze che si trovano davanti, e riesce piano piano, e in maniera assolutamente credibile, a diventare l’effettivo eroe.
Discorso diverso per la Principessa Peach.
Anzitutto interessante l’idea di mantenere il suo character design sostanzialmente intatto, riuscendo comunque a farla passare da figura canonicamente passiva (soprattutto nei primi giochi) ad attiva e molto presente sulla scena.
Una costruzione complessivamente intelligente, che riesce ben a contestualizzare il suo personaggio e le sue abilità senza che questo appaia forzato, e senza doverla far diventare più protagonista di quanto fosse necessario.
Parlando invece della costruzione narrativa…
Bastava così poco…
Analizziamo la trama.
Il primo atto è complessivamente solido: conosciamo il protagonista e l’antagonista, in particolare il primo con la sua piccola avventura urbana. Poi, appena Mario conosce la Principessa Peach, vi è un momento di passaggio fondamentale in cui il protagonista deve convincerla delle sue capacità.
Ma è molto debole.
Sembra che Mario impari ad essere un eroe nel giro di una giornata, pur mantenendo una certa fallibilità essenziale per il proseguo della storia e della sua maturazione. Ma il vero problema è che Peach sceglie di portarlo con sé per motivi non proprio chiari, dal momento che anche in seguito non ha così tanta fiducia in lui.
Sembra più che lo scelga come compagno di viaggio per aiutarlo nel suo percorso di crescita, ma senza che ci siano delle basi effetti per il loro rapporto. Bastava così poco per rendere Mario più convincente o indicare meglio il loro legame in quanto umani…
Così anche la parte centrale in generale non è stata sfruttata a dovere: sarebbe stato molto più equilibrato inserire qualche tappa in più, magari coinvolgendo Donkey Kong. E anche quest’ultimo funziona a metà: molto ben realizzato lo scontro con Mario, meno il rapporto che dovrebbe crearsi fra i due.
Lo stesso finale si poteva gestire meglio, in particolare rendendo meglio il piano di Peach, che è forse la parte meno credibile di tutta la pellicola: non esiste una vera costruzione del suo rapporto con Bowser, ne è chiaro come riesca ad ottenere il fiore per liberarsi.
Al contrario, gli ultimi momenti della pellicola sono davvero ben gestiti.
Appunto, bastava poco per fare un prodotto veramente buono.
Rendere il videogioco in Supermario film
Portare sullo schermo un videogioco senza sembrare dozzinali non è per nulla semplice, e si sprecano gli esempi in questo senso.
Super Mario Bros. rischia diverse volte di eccedere nel citazionismo, ma nel complesso è un aspetto ben gestito, soprattutto per la ricca presenza dei personaggi sullo sfondo, delle vere chicche per i fan.
Al contempo, la scena della corsa di Mario e Luigi per andare al lavoro è semplicemente perfetta nel raccontare un gioco platform, fluida e naturale nelle dinamiche.
Per non parlare di tutta la parte di Donkey Kong, in cui ogni appassionato del genere può facilmente rivedersi.
Ci sarà un seguito del Super Mario Bros il film?
La prospettiva di un sequel è praticamente certa, soprattutto visto il riscontro incredibile che questo prodotto sta ricevendo al botteghino.
La seconda scena post-credit che introduce Yoshi è un buon punto di partenza per ampliare e rinnovare il gruppo di personaggi, oltre alla probabile introduzione di Wario, già vociferata.
Inoltre, il mondo e i personaggi sono così vari che ci sono anche delle ottime basi per creare un seguito, anche con una storia abbastanza analoga, magari scritta un po’ meglio…