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The Help – La rivoluzione silenziosa

The Help (2011) di Tate Taylor è un dramma storico ambientato nel profondo sud statunitense negli Anni Sessanta – con tutto quello che ne consegue.

A fronte di un budget medio – 25 milioni di dollari – anche grazie alla visibilità data dall’Academy, è stato un ottimo successo commerciale: 216 milioni di dollari in tutto il mondo.

Di cosa parla The Help?

Aibileen e Skeeter sono due donne apparentemente divise, in realtà con un destino comune: scardinare un sistema sociale profondamente razzista che danneggia inevitabilmente tutti.

Vi lascio il trailer per farvi un’idea:

Vale la pena di vedere The Help?

Emma Stone e Viola Davis in una scena di The Help (2011) di Tate Taylor

Dipende.

Per quanto The Help sia un film che abbia visto innumerevoli volte, ponendovi un occhio più oggettivo mi rendo conto che, con le aspettative sbagliate, potrebbe essere incredibilmente indigesto.

Infatti, per ammissione fra l’altro della stessa Viola Davis, il racconto del panorama sociale di riferimento è molto annacquato, reso digeribile per un pubblico ampio, e quindi, soprattutto se si ha qualche conoscenza sul tema, appare poco credibile.

Ma, se non avete di questi problemi, è un prodotto piacevolissimo.

Apparenza

L’apparenza di The Help è scintillante.

I protagonisti (bianchi) non hanno apparentemente nessun problema nel dover prendere scelte di vita, in quanto queste sono già state prese per loro: sposarsi giovanissimi, fare più figli possibili, e essere parte attiva di un sistema sociale costruito sulle apparenze.

Ancora meglio se si è uomini, il cui ruolo è trovare un lavoro d’ufficio che li porti fuori casa e che lasci alle mogli il compito di tenere vivo il tessuto sociale, talvolta persino diventando delle marionette al servizio delle compagne – come nel caso del marito di Hilly.

Bryce Dallas Howard, Sissy Spacek e Octavia Spencer in una scena di The Help (2011) di Tate Taylor

Più faticoso per certi versi invece il ruolo femminile, ancorato ad un circolo sociale capitanato dall’ape regina di turno – Hilly – che le porta ad essere sostanzialmente tutte uguali, tutte con gli stessi pensieri ed ambizioni.

Eppure, la realtà è molto meno confortante.

Perdente

In The Help gli apparenti vincitori sono i veri perdenti.

La dannosità di questo panorama sociale è particolarmente evidente nel personaggio di Elizabeth, che cerca costantemente e disperatamente di nascondere la sua infelicità – proprio come nasconde il graffio del tavolo da pranzo…

Infatti in più momenti durante la pellicola intravediamo l’infelicità di un matrimonio di convenienza, di una probabile depressione post-partum, che ha portato Elizabeth a disprezzare totalmente la sua primogenita, e della costante paura di non essere al posto giusto.

Bryan Dallas Howard e Jessica Chastain in una scena di The Help (2011) di Tate Taylor

Ma la vera perdente è Hilly.

Nonostante il suo personaggio pensi di avere tutti sotto scacco, in realtà è inghiottita dal sistema di sua invenzione: l’intera sua esistenza ruota intorno alla necessità di tirare i fili della comunità, creare coppie, gestire i pettegolezzi, ed emarginare gli indesiderati.

Ne consegue una fragilità emotiva così devastante da non riuscire nemmeno a sostenere l’idea di aver perso un compagno – Johnny – che probabilmente non si voleva sottomettere alle sue angherie, ma per cui provava un sincero affetto.

E, alla fine, essere ai margini non è così male…

Margini

Jessica Chastain in una scena di The Help (2011) di Tate Taylor

Anche se i due personaggi non si conoscono direttamente, Skeeter e Celia vivono due esistenze parallele.

Entrambe infatti sono costrette in un sistema che li sta stretto: per Celia una vecchia casa impossibile da ammodernare, il totale isolamento sociale, senza neanche avere la compagnia di una negra, e con un matrimonio apparentemente destinato al fallimento.

Particolarmente drammatica in questo senso la vergogna sociale di non riuscire ad avere figli in tempo utile – passaggio fondamentale per cui la donna spera forse di rientrare nel circolo esclusivo di Hilly.

Jessica Chastain in una scena di The Help (2011) di Tate Taylor

E il riscatto di Celia avviene, paradossalmente, grazie a Minny.

Inizialmente il suo personaggio si affida a Minny per compensare una delle maggiori lacune del suo matrimonio: l’incapacità di cucinare manicaretti perfetti per il marito, dovuta anche al suo turbamento emotivo interiore goffamente celato.

Invece, nel tempo i due personaggi si salvano a vicenda: Minny riesce a trovare un riscatto sia dal matrimonio violento in cui era intrappolata, sia dalle angherie di Hilly, che le rendevano di fatto impossibile trovare un’altra occupazione…

…mentre Celia comprende la ricchezza di un circolo sociale ristretto, ma di valore.

Ribelle

Emma Stone e Allison Janney in una scena di The Help (2011) di Tate Taylor

Pur partendo da una situazione analoga da Celia, Skeeter è una ribelle.

Non adeguandosi né esteticamente – scegliendo vestiti molto meno frizzanti, lasciando i capelli al naturale – né socialmente – non ambendo ad avere un marito, ma a realizzarsi lavorativamente altrove – Eugenia appare come una mina vagante.

Soprattutto, perché non è pronta a scendere a compromessi: anche se viene costantemente spinta a interessarsi alla sua carriera matrimoniale – unico apparente sbocco possibile – Skeeter accetta Stuart solo quando questo si piega alle sue condizioni.

Emma Stone in una scena di The Help (2011) di Tate Taylor

E anche così non basta.

La ribellione di Skeeter è silenziosa, avviene nel dietro le quinte, ma riesce a scuotere lentamente tutto il costrutto sociale immobile in cui è cresciuta, soprattutto quando i suoi vari protagonisti vengono colpiti nel vivo – in particolare, le due madri, Charlotte e Missus.

Un percorso che però non tutti sono pronti ad accettare: se col tempo la madre di Skeeter si rende conto dell’inumanità a cui è stata portata, al contrario Stuart rivendica il suo diritto di controllare le scelte della fidanzata e la sua volontà di rimanere immobile in un mondo che va bene così.

E forse, a posteriori, era meglio per Eugenia essersi lasciata alle spalle l’unico elemento che la teneva ancora legata ad un sistema vetusto e limitante.

Differenti

Octavai Spencer in una scena di The Help (2011) di Tate Taylor

Altre due ribelli tutte loro sono Minny e Aibileen.

Da una parte Minny porta avanti una ribellione piuttosto chiassosa e diretta, per cui si rivolta costantemente – e pure con sagace ironia a – contro cattiverie di Hilly – prima con lo statement dello scarico del water, poi con il terribile scherzo della torta.

Ma una donna nera non ha spazio per essere alternativa, pena l’essere comunque schiacciata sotto il peso di accuse del tutto inventate, ma tanto potenti da renderle impossibile trovare un’alternativa, perché ormai proprietà della sua ex-padrona.

Viola Davis nella vasca in una scena di The Help (2011) di Tate Taylor

La ribellione di Aibileen è diversa.

Fin da subito il suo personaggio mostra un carattere mansueto, e una totale volontà a sottomettersi al sistema – anche solo per il suo nascondere i suoi veri capelli con una parrucca da bianca – che si esprime soprattutto nella scena in cui consiglia timorosa all’amica arrestata di non lottare.

Invece, più il film prosegue, più la protagonista porta avanti una rabbia violenta che aveva covato da anni, che la porta prima ad essere la prima nera a poter parlare apertamente della sua situazione, poi a prendere di petto – e annientare – la stessa Hilly, mettendola per la prima volta davanti alle sue colpe…

…scegliendo, infine, un destino diverso da quello che aveva sempre creduto essere l’unico possibile.