The Last Duel (2021) di Ridley Scott è un dramma storico ambientato nel XIV sec., basato sulla vera storia dell’ultimo Duello di Dio.
A fronte di un budget piuttosto importante – 100 milioni di dollari – è stato un flop clamoroso al botteghino: appena 30 milioni di incasso in tutto il mondo.
Di cosa parla The Last Duel?
Francia, XIV sec. Jean de Carrouges e Jacques Le Gris sono amici e compagni d’armi. Ma una serie di stravolgimenti politici e relazionali metteranno a dura prova il loro rapporto…
Vi lascio il trailer per farvi un’idea:
Vale la pena di vedere The Last Duel?
Assolutamente sì.
The Last Duel è una delle opere più ambiziose di Ridley Scott, che riesce a portare in scena con precisione e realismo vicende piuttosto lontane, ma per molti versi anche incredibilmente vicine…
Infatti, il tema centrale è la violenza sessuale e, più in generale, una comparazione più o meno indiretta fra le più classiche dinamiche sessiste che si intersecano nella trattazione del tema, ieri come oggi.
Insomma, non ve lo potete perdere.
Jean The Last Duel
Jean vorrebbe in tutti modi essere l’eroe della storia.
La sua ferocia e intraprendenza viene raccontata fin dalle primissime battute della sua sezione, quando cede all’istinto di vendetta nei confronti del nemico, cadendo così nella sua trappola e perdendo clamorosamente la battaglia.
Nonostante questo, non perde mai la sua boria e supponenza, prima di tutto nei confronti di Robert de Thibouville – il padre di Marguerite – noto traditore della sua patria, rifiutandosi in prima battuta di stringergli la mano e portargli il dovuto rispetto.
Ma la borsa vale più dell’onore.
Sull’orlo della disgrazia economica, Jean accetta persino di sposare la figlia di un fedifrago, pur di sanare le sue esigue ricchezze, anche solo per riuscire a pagare i nuovi debiti emersi per via suo nuovo padrone, il conte Pierre.
Dal matrimonio in poi comincia una corsa spericolata per ristabilire la sua immagine, del tutto vanificata dalla sua perpetua paranoia e della sua scarsa intelligenza e maturità, che lo rendono accecato dalla rabbia ed incapace di muoversi nella mutata scena politica.
La sua furia è alimentata da due fattori.
Il primo – il più evidente – è la malcelata invidia nei confronti del compagno d’armi e amico Jacques Le Gris, i cui meriti derivano esclusivamente dalla sua capacità di entrare in maniera proficua nelle grazie di Pierre, sfruttando più il potere della penna che della spada.
In questo modo, tuttavia, Jacques rende sempre più isterico Jean, che sente come se l’ex compagno d’armi gli stesse sottraendo sistematicamente i simboli che lo renderebbero un cavaliere onorevole – dai possedimenti alla moglie.
Jean Marguerite The Last Duel
Il rapporto con Marguerite è l’aspetto su cui più Jean inganna sé stesso e lo spettatore.
Se infatti nella sua visione si racconta come un marito piacente ed affettuoso, che si preoccupa costantemente della felicità della moglie, e che anzi diventa il maggiore artefice della punizione nei confronti di Jacques…
…in realtà nel terzo atto scopriamo come Jean avesse sempre trattato la donna con sufficienza, scegliendola solo per il suo valore economico e per la possibilità di ottenere un erede, la maggior parte delle volte aggredendola ed umiliandola.
Appare in questo senso piuttosto chiaro che il duello con Jacques non abbia niente a che fare con Marguerite.
Ancora una volta, Jean utilizza la moglie unicamente come vettore per i suoi scopi – vendicarsi dei diversi torti subiti dall’ex-amico – al punto che, quando ha infine vinto il duello, è lo stesso re che deve ricordargli della presenza della moglie e del perché – almeno in teoria – ha combattuto.
Insomma, Marguerite non era altro che un bene prezioso da ottenere e conservare con cura, come racconta molto bene il foreshadowing della violenza sessuale, con il cavallo bianco che viene aggredito dallo stallone nero senza che Jean possa farci nulla…
La stessa cavalla, dopo essere stata aggredita, verrà messa sottochiave.
Esattamente come Marguerite.
Jacques The Last Duel
La verità di Jacques è quella che più si avvicina alla verità effettiva.
Nonostante ovviamente le sue sequenze siano filtrate dal suo punto di vista, appare quantomai credibile che il rapporto con Jean si sia guastato non per sua volontà: come detto, l’uomo ha raccolto semplicemente i frutti della sua abilità intellettuale.
Viene infatti mostrato chiaramente come Jacques sia molto di più di un bruto cavaliere, ma anche un intellettuale – non a caso fa parte anche di un ordine clericale minore – capace di sistemare i conti di Pierre e di leggere in latino.
Così, come Jean ha una relazione distruttiva con il conte, Jacques ne ha invece una costruttiva.
Appena vede l’occasione per mettersi in mostra agli occhi del suo nuovo padrone – soprattutto dopo i fallimenti bellici e dopo le continue difese nei confronti di Jean – Jacques si propone con ardore e veemenza come salvatore dei conti di Pierre.
In questo modo, questo dotto cavaliere riesce a salire con una velocità vertiginosa la scala sociale, diventare così il protetto del conte e poter avere – almeno apparentemente – tutto quello che desidera: il denaro e, soprattutto, le donne.
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Ma, se la colpa di Jean è la testardaggine e la boria, Jacques è da parte sua ubriaco di una concezione amorosa del tutto deviata.
Infatti, la sua cultura lo rende vittima della tradizione trobadorica – ormai al tramonto – e di quella concezione amorosa tardo-medievale basata principalmente su una visione romantica e idilliaca delle relazioni con le donne.
Oltretutto Jacques si trova immerso in un mondo del tutto ingannevole – quello della corte di Pierre – in cui può avere accesso a tutte le donne che desidera, in particolare all’interno del gioco erotico che le rende solo lievemente restie all’essere violentate.
Queste due tendenze si incrociano nella figura di Marguerite.
Da quei pochi e sparuti incontri e sorrisi della donna, Jacques costruisce un complesso castello mentale in cui assume il ruolo di liberatore amoroso della donna, quando questa si è limitata ad essere semplicemente gentile nei suoi confronti.
Così, il disperato tentativo di Marguerite di sfuggire dalle sue attenzioni nella sua visione è ammorbidito e reinserito all’interno della suddetta dinamica erotica – l’unica che Jacques concepisce – rendendo la donna solo educatamente restia ad unirsi a lui.
Per questo, Jacques non capirà mai le sue colpe.
Marguerite The Last Duel
La sezione di Marguerite ci rivela molto più di quanto ci aspetteremmo.
Marguerite è una giovane moglie all’apparenza piuttosto mansueta, ma che in realtà cova dentro di sé un certo tipo di ribellione sopita, che emerge proprio quando si sente chiaramente usata come oggetto – sessuale o di scambio.
Così, anche se non detto, la protagonista aveva altre aspettative nei riguardi del suo matrimonio: quando il padre e il futuro marito discutono sulla dote – riducendo la donna a mera quota economica – il suo sguardo guizza alla statua della Madonna – l’emblema della femminilità e del matrimonio.
Così, la relazione sessuale con Jean fa sbocciare diversi dubbi.
Viziata dalle promesse di una sicura piccola morte – l’orgasmo – Marguerite si trova più volte insoddisfatta degli intercorsi con il marito, ma del tutto incapace di concretizzare questo pensiero, proprio per mancanza di termini di paragone.
Allo stesso modo, il desiderio di maternità continua per molto tempo ad essere un miraggio lontano, forse dettato non tanto dal desiderio di avere un figlio, ma più che altro di ottenere l’unico simbolo che le darebbe valore come donna all’interno della società in cui vive.
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Infatti, il suo vero riscatto è quello intellettuale.
In assenza del marito, Marguerite riesce a riprendere in mano la caotica situazione economica della tenuta proprio grazie al suo intelletto – con un parallelismo puntuale fra la sua vicenda e quella di Jacques.
Così la donna si rivela piuttosto abile nel gestire la sua tenuta, proprio dove il marito ha dimostrato più volte di fallire. Ma serve a poco: agli occhi di tutti gli uomini è ridotta al mero ruolo di moglie e madre, e nient’altro.
Marguerite Ridley Scott
La relazione con Jacques è piuttosto problematica.
Sarebbe stato molto più semplice per Marguerite raccontare in maniera netta il suo rapporto con il cavaliere, se non avesse avuto dei pensieri intrusivi al riguardo: indubbiamente la donna trova Jacques attraente, forse prova anche una certa attrattiva nei suoi confronti…
Ed infatti tutti questi dubbi le vengono rivoltati contro – in una dinamica drammaticamente attuale – in fase processuale, mettendo pure in dubbio il fatto che non abbia un minimo goduto durante la sua violenza sessuale.
Tuttavia, il suo personaggio è incredibilmente coi piedi per terra.
Tutti i dubbi riguardo a Jacques scompaiono nel momento in cui l’uomo penetra la sua casa con l’inganno, la carica di sentimenti e aspettative che la donna aveva solo lontanamente sfiorato, e, infine, la prende con la forza in una sequenza genuinamente straziante.
E la sua vendetta nei confronti di Jacques non è un tentativo di cercare una rivalsa sociale, ma piuttosto dettata dal desiderio di avere quel minimo di riscatto in una società che cerca invece costantemente di schiacciarla.
Eppure, la stessa Marguerite si dimostra restia a portare avanti la sua denuncia quando scopre che in questo modo la sua vita sarà ancora una volta in mano a quegli stessi uomini che hanno costantemente cercato di violarla, col rischio di essere duramente punita.
Infatti, la vera vittoria di Marguerite non è il trionfo del marito – quella è un successo proprio unicamente di Jean – ma piuttosto il riuscire infine a liberarsi della presenza castrante dell’uomo, e così ritagliarsi una vita tutto sommato felice e, finalmente, libera.