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Tonya – La non-principessa

Tonya (2017) di Craig Gillespie è un film sportivo incentrato sulla controversa carriera della pattinatrice Tonya Harding.

A fronte di un budget molto contenuto – appena 11 milioni di dollari – è stato un ottimo successo commerciale: 53 milioni di dollari in tutto il mondo.

Di cosa parla Tonya?

Tonya Harding è una giovane donna che ha cominciato a pattinare da giovanissima  – e che ha continuato nonostante il mondo fosse tutto contro di lei.

Vi lascio il trailer per farvi un’idea:

Vale la pena di vedere Tonya?

Margot Robbie in una scena di Tonya (2017) di Craig Gillespie

Assolutamente sì.

Come per uno dei miei film preferiti – American Animals (2018) – Tonya utilizza splendidamente la formula del mockumentary, mettendo al centro un gruppo di bizzarri personaggi, i cui commenti puntellano la narrazione in maniera davvero brillante.

La pellicola è inoltre impreziosita da un cast di primissimo livello, in cui spicca una Margot Robbie – che già cercava di smarcarsi dalla sua immagine di sex symbol – e due ottimi comprimari – Sebastian Stan e l’ottima caratterista Allison Janney.

Insomma, da non perdere.

Svantaggiata

Mckenna Grace in una scena di Tonya (2017) di Craig Gillespie

Tonya parte già svantaggiata.

Anzitutto, la testardaggine della madre di farla allenare per diventare una campionessa del pattinaggio è un’arma a doppio taglio: investendo ogni centesimo in questo progetto, la donna si sente ancora più giustificata nell’essere sgradevole e violenta nei confronti della figlia.

E, anche se la protagonista si impegna, si fa crescere una bella pellaccia per sopportare gli insulti e la violenza che la circonda, il mondo le è comunque ostile solo perché non corrisponde abbastanza allo stereotipo della principessa sul ghiaccio – anzi…

Mckenna Grace in una scena di Tonya (2017) di Craig Gillespie

Così un aspetto non particolarmente attraente, un trucco esagerato e chiassoso, i capelli crespi e fuori luogo, i vestiti così evidentemente messi insieme, sono tutti elementi che portano Tonya ad essere sempre messa da parte, sempre svantaggiata nonostante le sue ottime performance.

E non è neanche la parte peggiore.

Sfondo

Margot Robbie in una scena di Tonya (2017) di Craig Gillespie

Il pattinaggio è croce e delizia.

Non avendo mai avuto alle spalle una famiglia forte e che la seguisse, che la incoraggiasse ad avere un’educazione, un piano B nel caso la carriera dell’atleta non avesse funzionato, Tonya è di fatto intrappolata nel suo sogno.

Per questo diventa così frustrante che la sua bravura, il segno indelebile che ha lasciato nel mondo del pattinaggio sul ghiaccio, venga messo in secondo piano di fronte a tutto il resto, di fronte al suo carattere sgradevole e al suo aspetto dimesso.

E il passato è anche la sua rovina.

Sebastian Stan e Margot Robbie in una scena di Tonya (2017) di Craig Gillespie

Passare da un madre assente e opprimente ad una relazione definita dalla violenza da entrambe le parti, ad un tira e molla continuo che alterna la passione incrollabile alla violenza ingiustificata e perpetua, ha più volte un’influenza determinante sulla carriera di Tonya.

Così, anche riuscendo ad arrivare alle Olimpiadi, Tonya perde la sua occasione di fare quel salto fondamentale per distaccarsi per sempre dal suo passato proprio perché lo stesso non può fare a meno di tormentarla – e di farla inevitabilmente fallire.

Ma anche la seconda occasione è abbastanza.

Occasione

L’unica persona che davvero credeva in Tonya era la sua prima allenatrice…

…che, nonostante fosse stata scacciata in malo modo, raccoglie quel quarto posto alle Olimpiadi, quella ragazza senza futuro, e la plasma per diventare effettivamente una campionessa, un Oro alle Olimpiadi.

Ma la vittoria non è davvero possibile.

Margot Robbie in una scena di Tonya (2017) di Craig Gillespie

Non riuscendo davvero a distaccarsi da Jeff e dalla sua onda distruttiva, Tonya viene travolta da un piano bislacco e improvvisato, che avviene totalmente alle sue spalle, senza che possa averne nessun controllo, e che oscura tutto il resto. 

Un peso sempre più incontrollabile, sempre più insostenibile, che definisce il suo secondo, clamoroso fallimento, solamente il prologo dello scandalo mediatico per cui verrà ricordata più come un caso di cronaca nera che come una leggenda del pattinaggio.

E dopo?

Dopo

Margot Robbie in una scena di Tonya (2017) di Craig Gillespie

Cosa c’è dopo?

La conclusione della storia di Tonya Harding, di quella che non è stata altro che una parentesi della sua vita, è raccontata dalla sua stessa protagonista, spezzata dalla distruzione del suo sogno, ma che non si è mai davvero lasciata sconfiggere dalla storia.

Una giovane donna che ha cavalcato la sua leggenda nera per riproporsi come una spietata pugile, tenendosi abbastanza tempo al centro della scena per continuare a guadagnare dalla sua notorietà, per infine ricostruirsi una vita più tranquilla e lontana dai riflettori.

Margot Robbie in una scena di Tonya (2017) di Craig Gillespie

E allora nel finale una domanda perseguita la narrazione: cosa sarebbe stata Tonya Harding se fosse nata in una famiglia ricca e che la supportava, se non avesse dovuto subire un matrimonio violento che ha spezzato le gambe più a lei stessa che alla sua stessa avversaria?

Forse, una leggenda del pattinaggio.

E basta.