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Black Mirror 6 – Lo chiamavano Black Mirror…

Black Mirror 6 (2023) è la sesta stagione di una delle serie più iconiche della piattaforma, arrivata a ben quattro anni di distanza dalla precedente, con cinque nuovi episodi.

Ecco il trailer per farvi un’idea:

Vale la pena di vedere Black Mirror 6?

Possibilmente no.

In attesa di Black Mirror 6, per motivi che non so neanche spiegare, ero sicura che gli autori avessero imparato dagli errori e dalle critiche che avevano ricevuto per la scorsa stagione. Anche perché altrimenti sarebbero risultati ridicoli.

E invece non potevo immaginare quanto grande fosse il loro coraggio.

Questo nuovo ciclo di episodi, molto banalmente, non c’entra niente con Black Mirror: per buona parte sono puntate di scarsissimo valore, riuscendo a salvarsi solamente per il terzo episodio – che sembra quasi Black Mirror – e l’ultimo, che è abbastanza piacevole.

Ma, se amate Black Mirror, passate oltre.

Joan is Awful

Annie Murphy in una scena della puntata Joan is Awful (Black Mirror 6)

Questo episodio è terribile.

Joan is awful è esattamente quello che non volevo vedere da Black Mirror: praticamente una parodia, con un cattivo gusto di rara bruttezza che neanche nei peggiori b-movie dei primi Anni Duemila.

Inoltre, un episodio basato su concetti di una tale ingenuità che solo un bambino o un complottista in pieno delirio potrebbe pensare: non vi devo spiegare io quanto il motivo per cui Joan viene derubata della sua vita sia irrealistico e pretestuoso, vero?

Annie Murphy in una scena della puntata Joan is Awful (Black Mirror 6)

Ma diventa ancora più assurdo se si pensa alla questione di Salma Hayek – o chi per lei: Netflix dovrebbe essere la prima a sapere che produzioni e attori sono vincolati da contratti blindati e compilati pedissequamente dopo intense contrattazioni.

Avrebbe potuto funzionare diversamente?

Se Black Mirror fosse stato sé stesso avremmo potuto avere una puntata alla White Bear o alla 15 milions merits: sarebbe bastato fare un effettivo world building e ambientare la storia in un futuro possibile, come si era sempre fatto…

Loch Henry

Samuel Blenkin in una scena della puntata Loch Henry (Black Mirror 6)

A questo punto ho cominciato a chiedermi se stessi ancora guardando Black Mirror.

Di per sé Loch Henry non è una brutta puntata: mi ha convinto molto il montaggio e la regia in certi tratti dal taglio quasi documentaristico, che poi si riallaccia al finale, e che riesce in generale a far immergere piuttosto bene nella storia raccontata.

Tuttavia, non è Black Mirror.

Sembra più che altro una puntata di una serie fra il true crime e il mistery, però neanche particolarmente brillante a livello di scrittura: io non sono mai stata una persona particolarmente intuitiva nello scoprire i colpi di scena dei film, anzi.

Invece in questo caso praticamente dal primo minuto avevo intuito quale sarebbe stato il plot twist finale, e per due motivi: è incredibilmente banale, ed era anche l’unico modo per dare un senso alla puntata, che aveva un disperato bisogno di questo shock finale.

E, se la critica voleva essere la cannibalizzazione delle tragedie, diventata piuttosto di moda negli ultimi tempi, è veramente debole…

Beyond the sea

Aroon Paul in una scena della puntata Beyond the sea (Black Mirror 6)

Finalmente una puntata di Black Mirror.

Anche se…

Solitamente preferisco quando gli episodi sono ambientati in un prossimo futuro – come era tipico della serie nella maggior parte dei casi – ma questi Anni Sessanta alternativi tutto sommato non mi sono dispiaciuti.

Finalmente, un racconto con al centro una tecnologia che, più che soluzioni, si porta dietro le paure stesse del suo creatore.

E devo dire che, anche se il risvolto romantico fra David e Lana era abbastanza prevedibile, comunque è stato costruito in maniera intelligente e funzionale, lasciandoti addosso una sottile angoscia che permea tutto l’episodio…

Il problema è il finale.

Purtroppo, ho avuto la spiacevolissima sensazione che volessero chiudere l’episodio con un colpo di scena sconvolgente, ma che si siano dimenticati di costruirlo a dovere, raccontando in maniera convincente la crescente pazzia di David.

Sarebbe stato molto più interessante sempre un finale aperto, ma con David che uccideva Cliff, magari lasciandolo per sempre a vagare nello spazio, e magari in maniera anche più inquietante viveva la sua vita, all’insaputa di Lana…

Mazey Day

È possibile fare una puntata pure peggiore della prima?

Assolutamente sì, se sei Mazey Day.

Arrivati a questo punto io voglio immaginare – e sperare – che abbiano sbagliato writers room e che questa fosse in realtà la puntata pilota di una serie di terza categoria di Netflix, una brutta copia di Teen Wolf, e che abbiano fatto confusione.

Perché non so veramente con quale coraggio abbiano prodotto questo episodio sotto l’etichetta Black Mirror.

In prima battuta sembra una critica scialbissima e fuori tempo massimo al mondo dei paparazzi, uno dei simboli dei primi Anni Duemila. Poi, sempre con l’idea di lasciare a bocca aperta lo spettatore, diventa un fantasy.

Senza che di fatto questa puntata ci abbia raccontato niente di rilevante, senza che sembri neanche che lo volesse neanche fare. Almeno in Joan is Awful hanno cercato di inserire – pur malamente – un elemento fantascientifico.

Qui neanche quello…

Demon 79

Anjana Vasan in una scena di Demon 79 (Black Mirror 6)

Demon 79 è una puntata effettivamente molto carina.

Mi ha ricordato come toni Shaun of the Dead (2004) e Dirk Gently (2016-2017): una sorta di horror comedy apocalittica, con un umorismo ben dosato e dei personaggi che effettivamente funzionano a dovere.

In particolare, nonostante avrebbe funzionato meglio come un effettivo film, a differenza di Beyond the sea il finale è ben costruito, e il cambiamento – o maturazione diabolica – della protagonista è altrettanto ottimamente raccontato.

Paapa Essiedu in una scena di Demon 79 (Black Mirror 6)

E allora qual è il problema?

Ancora una volta, non è Black Mirror.

Nonostante io non sia una fan sfegatata di questa serie, né una purista della prima ora, mi rendo conto di quanto, nonostante in questo caso la qualità sia buona, uno spettatore appassionato si possa sentir preso in giro, e per l’ennesima volta.

E ne avrebbe tutte le ragioni…