Moon Knight è l’ultima serie Marvel uscita su Disney+, conclusasi questa settimana. A sorpresa (o forse no) un ulteriore tentativo fallimentare di portare le storie dell’MCU sul piccolo schermo.
Una serie al cui finale sono arrivata indecisa se ridere o essere irritata come dopo la visione di The King’s man (2021), a mio parere una delle peggiori pellicole uscite in tempi recenti.
Di cosa parla Moon Knight?
Moon Knight racconta la storia di Steven, un ingenuo e solitario commesso di un museo egizio che scopre di possedere non solo una seconda personalità, chiamata Marc Spector, ma anche poteri straordinari, datagli da una divinità egizia…
Vi lascio il trailer per farvi un’idea:
Vale la pena di guardare Moon Knight?
Proprio no.
Per me questa serie è una vera perdita di tempo, visto anche il successo non eccellente che sta riscontrando, non è neanche detto che questo personaggio sia incluso nei prodotti per il grande schermo. Quindi potrebbe non essere essenziale guardarla.
Tuttavia, non è detto che non vi piaccia o che ve ne dobbiate privare: per quanto a mio parere sia una serie assolutamente mediocre, se vi sono piaciuti gli altri prodotti televisivi dell’MCU e le dinamiche che hanno portato in scena, potrebbe essere la serie per voi. Magari partendo con aspettative veramente basse e spegnendo il cervello per tutto il tempo.
Tuttavia, non mi sento assolutamente di consigliarla.
Una serie di fallimenti
Io ho visto tutte le serie tv Marvel uscite finora.
E solitamente va sempre nello stesso modo: inizialmente sono sempre interessata e coinvolta, poi piano piano le serie prende la strada della mediocrità, con un finale stupido e arraffazzonato.
Questo è successo per tutte le serie, con eccezione di Wandavision, che mi ha tenuto incollata allo schermo fino all’ultima (deludente) puntata e Hawkeye, serie che non è mai riuscita particolarmente a prendermi, ma che considero molto innocua.
Nel caso di Moon Knight la mia esperienza con la serie è stata un pendolo fra la noia e la totale indifferenza fin dalla prima puntata, fino a sfociare nel divertimento amaro misto a grande fastidio per la puntata finale.
Quindi, per quanto mi riguarda, un mezzo disastro.
Un problema alla radice
Il problema comune di tutte queste serie, con forse l’esclusione solo di Wandavision, è che nella maniera più evidente sono serie pensate non per essere serie tv, ma dei film, inutilmente allungati e divisi in puntate.
Il pubblico italiano al momento non è molto abituato a serie supereroistiche ad alto budget: l’unica che è arrivata anche in Italia e che ha avuto una buona diffusione è The Boys. Tuttavia io sono convinta che se Peacemaker, una vera e ottima serie di supereroi, arrivasse in Italia, vedrei molte più teste scuotersi con dispiacere davanti a questi prodotti.
Moon Knight è una serie ancora più dispersiva del solito, con una prima puntata che poteva essere riassunta nei primi quindici minuti di un film di due ore, seguita da puntate che sarebbe bello chiamare filler, ma che in realtà non sono altro che stupide e inconcludenti deviazioni dal percorso principale.
La trama principale è infatti portata avanti in maniera davvero estenuante, rimandando continuamente l’ovvio scontro finale con soluzioni di scarsissimo interesse.
Prendi gli attori, buttali via
E nulla è servito portare in scena attori di primo livello come Oscar Isaac e Ethan Hawke.
Se il primo tutto sommato ha fatto davvero del suo meglio, Hawke appare veramente un villain pallido e spento. E se volete vedere quanto possono essere bravi questi due attori, vi consiglio caldamente di recuperarvi The card counter (2021) per l’uno e The Northman (2022) per l’altro.
Oltre a questo, dominano le sequenze e le scelte di trama veramente infantili e stupide, che la fanno sembrare tutto tranne un prodotto horror e dark (come alcuni critici l’avevano definito), ma al contempo neanche un buon prodotto dell’MCU, produzione che negli anni, coi suoi alti e bassi, ci ha regalato comunque grandi prodotti di intrattenimento.
Marc, Steven e Moon Knight?
Una delle cose che ho più odiato della serie è la puntata flashback.
Per quanto mi riguarda, la storia di Marc è davvero terrificante: non solo perché è prevedibile dal minuto uno, ma perché è assurdamente esagerata, in particolare per la violenza improvvisa e macchiettistica della madre.
Oltre a questo, la questione delle personalità è veramente confusa, già solamente per il fatto che, per come è messa in scena, Marc sembra che crei Steven per fargli prendere le botte della genitrice.
Oltre a questo, non ho in generale apprezzato il rapporto fra i due e il conseguente rapporto con Layla. A parte il contrasto fra le personalità, che si risolve molto facilmente nell’ultima puntata, ho trovato assurdo e imbarazzante il fatto che Steven prova attrazione per Layla e le dinamiche che si creano al riguardo.
Uno splendido esempio di come portare il machismo di due uomini che litigano per una donna ad un nuovo livello.
Il villain
Harrow si rivela fin da subito un villain poco convincente: anzitutto per la dinamica classica in cui cerca di raggirare il protagonista confuso dicendogli che il suo padrone, che crede positivo, lo stia invece ingannando, estremamente abusata e che ha sinceramente stancato.
Oltre a questo, Harrow è un personaggio che per me non ha nessun interesse: semplicemente un invasato religioso che deve portare a termine la sua missione, senza un vero e interessante approfondimento in merito.
Ancora più delirante la figura di Khonshu: inizialmente appare effettivamente come una divinità inquietante e minacciosa, poi sembra essere tutto sommato ragionevole, diventa l’eroe della vicenda quando si scontra con Ammit, per poi ridursi di nuova ad essere un villain nell’inutile colpo di scena finale.
Perdere tempo
La serie, proprio per il fatto che vive come un film allungato, perde continuamente tempo. Anzitutto la parte del manicomio, che sembra servire solo a buttare fumo negli occhi agli spettatori: prima ti mette prima il dubbio di cosa sia vero e falso nella maniera più goffa possibile, poi diventa la solita puntata spiegone-flashback, come già in Wandavision.
Come ci dimostrano anche serie non di altissimo livello (Pieces of her, per dirne una), i flashback sono possibili anche se non infilati a forza in un’unica puntata, e con risultati anche più soddisfacenti.
Oltre a questo, l’ultima puntata è una continua perdita di tempo, soprattutto per Layla, che si intestardisce più e più volte, per farle fare quello che doveva fare fin dall’inizio, senza che ci venga mostrato il suo cambiamento di idea. Ovvero diventare una brutta copia di Wonder Woman.
Il limite del ridicolo
Sicuramente la Marvel si è sempre distinta dai suoi concorrenti per la capacità di portare film divertenti e frizzanti, con una comicità non sempre sopraffina, ma raramente di basso livello. Anche per questo l’MCU, che è stata capace (ed è ancora capace) di portare avanti un universo compatto e a lungo termine, non va sottovalutata.
Per questo, l’infantilizzazione o comunque la poca credibilità di molti elementi per me non è assolutamente giustificabile. Avrebbero potuto utilizzare molto meglio l’elemento comico e riuscire al contempo a dare un minimo di credibilità a queste divinità, che dovrebbero essere enormi e terribili, ma che al massimo sono goffe e stereotipate.
Il caso peggiore è ovviamente Taweret, la dea del passaggio all’aldilà con l’aspetto di un ippopotamo. Al di là del character design che non mi ha convinto fino in fondo, questa rappresentazione della scolaretta impreparata l’ho trovata veramente imbarazzante.
Come hanno fatto poi con Ammit, che è un poderoso coccodrillo, potevano rendere questa figura, legata fra l’altro ad un elemento così interessante e misterioso della cultura egizia, quantomeno seria ed imponente, invece che questo personaggio ridicolo.
E infatti per me tutta la parte dell’aldilà manca di qualsiasi credibilità e mi è sembrata solo una grande perdita di tempo.
La CGI altalenante
La CGI della Marvel non è sempre stata eccellente, ma comunque a mio parere, almeno in tempi recenti, mai così discontinua. Infatti, oltre al fatto che le ambientazioni delle tombe sono davvero cheap, la tecnologia utilizzata dà dei risultati veramente altalenanti.
A partire dai casi peggiori di quella sorta di lupi che vediamo nelle prime puntate, a quelli complessivamente migliori (anche a livello di character design) della dea Ammit, in generale mi è sembrato di trovarmi davanti ad un risultato piuttosto pupazzoso e generalmente poco credibile.
In particolare non è mai riuscito a convincermi Moon Knight, soprattutto nei momenti della trasformazione.
Un finale?
Per me il finale è al limite del disastroso.
Al di là della quantità di tempo persa all’inizio, al di là di come tutta la parte ultraterrena si riveli fondamentalmente inutile, al di là dello scontro finale che dura pochissimo, gli ultimi minuti sono un vero e proprio delirio.
Si arriva al momento decisivo della trama, quando finalmente (e con una facilità disarmante) Marc e Layla riescono a imprigionare Ammit e questa usa la classica frase da cattivo Io tornerò! A quel punto Marc è messo davanti alla scelta di mettere fine ad un problema enorme che potrebbe potenzialmente tornare da un momento all’altro, oppure intestardirsi.
E sceglie la seconda. E a quel punto perché non metterci un bel taglio netto di montaggio, far concludere il momento totalmente fuori scena, e riportare lo spettatore nel manicomio, così da confonderlo ancora di più.
Il problema della terza personalità
Partiamo dal fatto che questa serie è stata annunciata come miniserie, quindi almeno nelle intenzioni vi era l’idea di fare una storia autoconclusiva.
Possiamo pensare che abbiamo scelto il trucchetto di lasciare qualche spiraglio aperto, come d’altronde si fa spesso con progetti dubbi fin dal primo capitolo di Star Wars. Tuttavia, ameno sulla carta, la serie si è conclusa.
E invece il finale con la scena post-credit è un cliff-hanger pesantissimo: sostanzialmente ci ritroviamo nella situazione iniziale, in cui il protagonista non ha idea di possedere un’identità segreta e di essere controllato da una divinità.
E il ciclo ricomincia.
La terza personalità poteva essere introdotta nella serie ben prima, dando un elemento in più e potenzialmente veramente interessante. E invece la sua presenza viene solo suggerita in diversi momenti, dal terzo sarcofago nel manicomio al blackout di Marc alla fine della terza puntata.
E, oltretutto, la presenza della terza personalità rende totalmente insensata la dichiarazione di Taweret sul fatto che Marc sia completo: a parte come è possibile che la terza personalità non sia percepita dalla dea, ma poi appunto come fa Marc ad essere completo (your heart is full) se non ha conoscenza di una terza personalità?
Domande di cui non avremo mai una risposta. E lo spero: perché altrimenti significherebbe che questa serie dovrebbe avere un seguito.
Ultimo ma non ultimo: Khonshu in smoking è una di quelle cose che farò fatica a dimenticare.
E non in positivo.