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The Office – Torniamo in ufficio

The Office (2005 – 2013) è uno dei più importanti fenomeni televisivi dell’inizio del Millennio, con un importante fandom attivo ancora oggi.

Se non sapete assolutamente niente di questa serie, continuate a leggere. Se invece siete già fan, cliccate qui.

Guida a The Office

Piccola guida introduttiva a The Office.

Di cosa parla The Office?

La storia ruota intorno ad un nutrito gruppo di personaggi che lavora in un piccolo ufficio dell’azienda Dunder Mifflin a Scranton, in Pennsylvania.

La particolarità è il come la storia viene raccontata.

Il taglio narrativo

Steve Carell in una scena di The Office (2005 - 2013)

Secondo un taglio che sarà poi in parte ripreso dall’altrettanto longeva serie tv Modern Family (2009 – 2020), The Office è raccontata nella forma del mockumentary, proprio facendo sembrare il girato quasi un prodotto amatoriale.

Una tecnica piuttosto particolare che permette permettere allo spettatore di assistere sostanzialmente ad una sua costante soggettiva, con gli attori che guardano in camera – quindi direttamente nei nostri occhi – rendendoci incredibilmente partecipi della storia raccontata.

E non è l’unico motivo.

La quotidianità

Leslie David Baker in una scena di The Office (2005 - 2013)

A differenza di molte altre sitcom precedenti e successive, The Office ha il merito di raccontare una storia incredibilmente quotidiana e realistica nelle sue dinamiche, riuscendo ad ammorbidire anche le scelte più bislacche e astruse, rimanendo sempre coi piedi per terra.

Così, se ci si lascia travolgere da questi personaggi così umani e caratteristici, sarà davvero come vivere all’interno della serie stessa.

Tuttavia, è anche giusto un avvertimento in questo senso.

Inizio e fine

Rainn Wilson in una scena di The Office (2005 - 2013)

I due problemi principali di The Office sono la prima stagione e le ultime due, specificatamente l’ottava.

La prima stagione riprese il taglio della più sfortunata prima versione britannica del prodotto, che venne conclusa dopo appena quattordici episodi, probabilmente per il taglio troppo cinico della narrazione, che tende ad allontanare spesso il pubblico.

Ma la prima stagione è solo un piccolo scoglio da superare – appena sei episodi – per poi immergersi in una comicità molto più piacevole ed accogliente, che definisce la serie a partire dalla seconda stagione, e che ha portato al grande successo di pubblico negli anni.

jenna fischer e John Krasinski in una scena di The Office (2005 - 2013)

Altrettanto problematica è l’ottava stagione, per un cambio fondamentale della serie – che qui non vi spoilero – che l’ha portata a perdere molto smalto e, addirittura, a far fermare alcuni spettatori alla stagione precedente.

Da parte mia vi posso confermare che il penultimo ciclo di episodi, oltre ad essere uno shock, è effettivamente il peggiore della serie, che comunque riesce un po’ a riprendersi nella sua stagione conclusiva.

Insomma, parkour!

Michael Scott

Michael Scott è il personaggio più comico e al contempo più tragico di The Office.

Steve Carell dimostrò negli anni di essere una figura insostituibile all’interno della serie, portando in scena una comicità unica nel suo genere, che viaggiava fra il surreale e il dark humour più spinto, ma che nascondeva in realtà una situazione molto più amara.

In tutta la sua storia al Dunder Mifflin, il suo personaggio, nonostante abbia ottenuto una posizione di successo – probabilmente la più alta a cui poteva ambire – cerca costantemente di fuggirla, inseguendo sempre più disperatamente un sogno apparentemente irraggiungibile.

Ovvero, crearsi una famiglia.

Steve Carell in una scena di The Office (2005 - 2013)

Così la gag ricorrente per cui Michael si innamora e vuole impegnarsi immediatamente con donne che appena conosce, nasconde una frustrazione costante, portandolo a bruciare le tappe in situazioni che si rivelano infine fallimentari…

Parallelamente a questa ricerca disperata, in più di un’occasione Michael cerca soddisfazioni lavorative altrove.

Il momento più comico, ma anche più terribilmente triste, sono gli episodi in cui il suo personaggio si dedica ad un secondo lavoro in uno squallido call-center, pur non avendo nessuna necessità economica in merito…

La totale evasione

Steve Carell in una scena di The Office (2005 - 2013)

Il primo picco di questa evasione è la fondazione della Michael Scott Paper Company, nient’altro che un modo in cui Michael vuole dimostrare agli altri, ma soprattutto a sé stesso, di essere totalmente in grado di condurre un’azienda di successo anche al di fuori – anzi, al di sotto – di Dunder Mifflin.

Ma questa nuova idea si rivela totalmente disastrosa, e in ogni sua parte, a partire dal continuo contrasto fra Ryan e Pam – che, fra l’altro, si trova anche lei in un momento di evasione dopo la rottura con Roy.

Il sogno proibito

Steve Carell in una scena di The Office (2005 - 2013)

Ma il breaking point è la conoscenza di Holly.

In questo frangente The Office dimostra la sua capacità di creare relazioni genuine e avvincenti: Michael e Holly si piacciono perché sono nella maniera più evidente perfetti l’uno per l’altra – per l’umorismo, per il modo di fare…

Così, l’allontanamento forzato dalla sua fiamma non è altro che il primo passo del percorso di Michael verso la realizzazione che ormai la sua esperienza a Dunder Mifflin ha fatto il suo tempo – e, metanarrativamente, per Steve Carell con The Office.

Andare e tornare

Steve Carell in una scena di The Office (2005 - 2013)

Per questo l’addio è anche più devastante.

Nonostante le scene fossero piene di indizi in merito, vedere Steve Carell che si sfila il microfono che ha portato per anni, che si toglie le vesti di quel personaggio iconico che ha definito la sua carriera, e affida le sue ultime parole a Pam, è davvero straziante.

Per Michael Scott è un nuovo inizio fuori scena, e così anche per lo stesso interprete, che al tempo ammise di voler lasciare la serie per dedicarsi di più alla sua famiglia: un incontro fra personaggio e interprete che lascia senza fiato.

E la riapparizione nell’ultima puntata è più triste che consolante.

Quello che vediamo in scena non è davvero Michael Scott, ma è uno Steve Carell che si guarda indietro, che torna a rincontrare gli amici di tanti anni e la sua creatura, arrivata ormai alla sua conclusione:

I feel like all my kids grew up, and then they married each other. It’s every parent’s dream

È come se tutti i miei figli fossero cresciuti e si fossero sposati fra loro. È il sogno di ogni genitore.

Robert California The Office

Purtroppo l’addio di Steve Carell a The Office ha portato ad un buco nero incolmabile e ad una situazione che pervade la terribile ottava stagione, nonché alcuni tratti della nona: la California (& Andy) Era.

Questi due personaggi, nonostante siano così diversi, rappresentano entrambi lo stesso problema: la ricerca di un’alternativa a Michael Scott, prendendo delle direzioni del tutto sconclusionate e per nulla funzionanti.

Ed Elm in una scena di The Office (2005 - 2013)

Robert California dovrebbe essere questo brillante imprenditore che porta delle nuove sfide ai personaggi, ma che finisce solamente per sembrare una figura fuori posto, protagonista di uno dei più improbabili stravolgimenti di trama della serie -la sua elezione a CEO dell’azienda.

E non è un caso che la sua uscita di scena sia così deprimente, senza che il personaggio sembri avere una vera prospettiva di riscatto, ma solo un congedo che fa tirare un pesante sospiro di sollievo e apre le porte ad una discreta nona stagione.

Andy Bernarnd The Office

Andy Bernard è stato il più grande errore di The Office.

Apparso per la prima volta nella terza stagione, resta per la maggior parte del tempo un personaggio di contorno, finché non è costretto al centro della scena a partire dall’ottava stagione, dimostrando un concetto fondamentale:

Non sempre un secondario può essere anche un protagonista.

Ed Elm in una scena di The Office (2005 - 2013)

Ma il principale problema del suo personaggio è che sembra che gli scrittori di The Office non siano stati capaci di inquadrare né Andy come personaggio né Ed Elms come attore comico.

Infatti, Andy ha diversi ruoli durante la serie, ma nessuno che veramente riesca a definirlo come personaggio interessante, anzi diventando così tanto odiato che nella nona stagione per la maggior parte del tempo rimane fuori scena.

Ed Elm in una scena di The Office (2005 - 2013)

E Andy fallisce anzitutto per le sue relazioni, fra l’inutile triangolo amoroso con Angela e Dwight – che cercava di fare il verso a quello con Jim, Pam e Roy – e l’esasperata relazione con Erin – già di per sé uno dei personaggi meno riusciti della serie.

Così è anche peggiore la sua performance come sostituto protagonista: Ed Elmn ha una comicità del tutto diversa da quella di Steve Carell – come si vedrà nella trilogia di Una notte da leoni (2009 – 2013) – eppure si cercò di renderlo un Michael Scott 2.0.

Ne risulta un personaggio a tratti esasperante, che ha delle dinamiche quasi noiose e davvero fuori luogo per la serie – al pari di Robert California, appunto – tanto da essere cacciato dalla scena nell’ultima stagione, trovando fortuna in spazi inediti (e non particolarmente brillanti).

Pam e Jim The Office

Jim e Pam, insieme a Michael Scott, rappresentano uno dei pilastri di The Office.

La serie cercò in diversi momenti successivi di replicare il loro modello – con Erin e Andy, con Angela e Dwight… – non riuscendoci mai fino in fondo, e per un semplice motivo: i personaggi erano troppo sopra le righe.

Infatti, la forza della coppia iconica della serie risiede nella naturalezza e verosimiglianza del loro rapporto: Jim e Pam sono due persone molto comuni e, per questo, molto vicine allo spettatore.

Nello specifico, Jim.

Jim The Office

Jim Halper è il collegamento più diretto con lo spettatore.

Nello specifico, nei momenti più imbarazzanti o bislacchi in cui il suo personaggio guarda direttamente in camera, fungendo da specchio dei sentimenti e delle sensazioni che il pubblico stesso sta provando in quel momento.

Inoltre, Jim è un personaggio totalmente positivo, con pochissimi inciampi durante la serie, il cui lato oscuro è rappresentato solamente dagli scherzi architettati ai danni di Dwight, con cui però il rapporto si va a risolvere verso la fine della serie.

John Kransiski in una scena di The Office (2005 - 2013)

Del tutto comuni e verosimili sono anche le sue ambizioni lavorative.

Jim si trova più volte bloccato nella scalata sociale che lo dovrebbe portare ad assumere ruoli più importanti nell’azienda per i suoi meriti, scegliendo infine di imbarcarsi in una nuova avventura lavorativa, piuttosto rischiosa sia economicamente che sentimentalmente…

Ma soprattutto Jim brilla in confronto a Roy.

John Kransiski e Jenna Fischer in una scena di The Office (2005 - 2013)

Il confronto con il futuro marito di Pam è il fondamentale per la definizione del rapporto stesso con Jim.

Come Roy è un personaggio molto superficiale, con una visione ristretta del mondo e che non sembra capace di impegnarsi, Jim si dimostra più volte premuroso, mai invadente, anzi piuttosto cauto nell’approcciarsi a Pam.

Jenna Fischer in una scena di The Office (2005 - 2013)

Il momento più lampante in questo senso è la Scuola d’arte.

Se Roy boccia immediatamente l’idea, specificando come non sia il momento, quindi dimostrando di pensare solo a sé stesso, Jim in ogni occasione continua invece ad incoraggiare Pam, dimostrando di non essere così fragile da non poter stare qualche mese lontano da lei.

Infatti, il vero ostacolo alla loro relazione è Pam stessa.

Pam The Office

Pam è la principale artefice della sua infelicità.

In questo senso il suo personaggio non differisce poi molto da quello di Michael: entrambi sono alla ricerca di una stabilità familiare, anche se questa viene ricercata solamente tramite le vie non sempre più convenienti.

Nello specifico Pam si incastra da sola all’interno di una relazione che è chiaramente fallimentare, sia per l’incompatibilità dei due personaggi, sia per il poco effetto e le scarse attenzioni di Roy nei suoi confronti, al punto da darla quasi per scontato.

Jenna Fischer in una scena di The Office (2005 - 2013)

Per questo Pam per molto tempo si sente incapace di compiere un passo così determinante per la propria vita, preferendo il quieto vivere, la sicurezza di un matrimonio che infine sembra star effettivamente per concretizzarsi…

In questo senso è tanto più importante che sia lei stessa a cambiare vita e che non lo faccia solamente per Jim, prima di tutto tagliando i ponti con Roy, poi prendendo scelte sempre più intraprendenti – come la scuola d’arte e la partecipazione al progetto di Michael.

Tutto è bene?

John Kransiski e Jenna Fischer in una scena di The Office (2005 - 2013)

La relazione fra Jim e Pam è la meglio scritta della serie fino alle sue ultime battute.

L’inizio effettivo del loro rapporto romantico è nella splendida conclusione della seconda stagione, quando un intraprendente Jim sceglie finalmente di dichiararsi, incassando però un momentaneo rifiuto.

Jim è altrettanto intraprendente nei due momenti fondamentali del loro rapporto: quando finalmente la invita al loro appuntamento e, infine, quando le chiede di sposarlo.

John Kransiski e Jenna Fischer in una scena di The Office (2005 - 2013)

In ogni fase della loro relazione Jim ha un solo obbiettivo in mente: far vivere a Pam il momento migliore possibile.

Anche se con un po’ meno di mordente, anche le puntate dedicate alla gravidanza e alla crescita dei bambini sono incredibilmente interessanti, in quanto scelgono ancora una volta di raccontare dinamiche e situazioni realistiche e verosimili, senza nasconderne gli elementi più angoscianti.

E questo è tanto più fondamentale nell’ultima stagione.

La tragedia scampata

John Kransiski e Jenna Fischer in una scena di The Office (2005 - 2013)

La nona stagione di The Office mette più a dura prova il rapporto fra Jim e Pam.

La sua nuova avventura imprenditoriale, cominciata fra l’altro alle spalle della moglie, crea delle crepe apparentemente insormontabili per la coppia, con un Jim che sembra sempre più interessato alla sua carriera lavorativa che alla costruzione di una famiglia con Pam, anche con insensate gelosie…

Emerge così della ruggine fra i due che sul momento mi ha non poco spaventato, dopo un’ottava stagione che non mi rendeva più sicura sul fatto che The Office fosse capace di trattare con intelligenza questo tema.

John Kransiski e Jenna Fischer in una scena di The Office (2005 - 2013)

Invece, il finale di Jim e Pam è perfetto.

Entrambi i personaggi dimostrano veramente di essere maturati: Jim è capace di fare un passo indietro, di rinunciare al suo sogno di carriera, accettando che la parte più importante della sua vita è Pam e la felicità che ha costruito con lei.

Ma soprattutto è importante la scelta finale di Pam, inizialmente restia ad abbandonare la sua confortante routine, invece infine capace di intraprendere una nuova avventura, quindi di non essere tanto egoista da far rinunciare Jim al suo progetto, ma invece pronta a costruire qualcosa di nuovo insieme.

Dwight The Office

All’interno di The Office, Dwight è il personaggio con l’arco evolutivo più interessante.

All’inizio della serie è presentato come una figura sostanzialmente negativa, con un’etica del lavoro ferrea – che lo rende fra l’altro il miglior venditore dell’ufficio – e in costante contrasto con Jim.

In particolare, Dwight fin dall’inizio vive un costante senso di frustrazione nell’essere sostanzialmente il braccio destro di Michael, ma non di riuscire comunque ad avere un ruolo effettivamente importante, ma solo uno puramente inventato – Assistant to the regional Manager.

Rainn Wilson in una scena di The Office (2005 - 2013)

La sua sete di potere si traduce in diversi frangenti piuttosto spassosi, soprattutto da quando prende possesso del palazzo, imponendo regole assurde e rendendo invivibile la vita dei suoi colleghi, o nelle diverse occasioni in cui diventa temporaneamente capo della filiale.

Ma il momento in cui effettivamente realizza il suo sogno e prende possesso definitivamente dell’ufficio, rappresenta anche il punto di arrivo della sua maturazione: avendo ormai messo da parte le sue ostilità nei confronti di Jim, lo rende addirittura il suo braccio destro e accetta a malincuore le sue dimissioni.

Un amore immorale

Rainn Wilson e Angela Kinsey in una scena di The Office (2005 - 2013)

L’altro lato della sua maturazione è rappresentato da Angela.

Il rapporto fra Angela e Dwight è così complicato perché entrambi non riescono ad essere sinceri l’uno con l’altra, tanto che per certi versi il loro rapporto, che si dispiega per tutte e nove le stagioni, è quello di Jim e Pam in una veste più austera e rigida.

In questo senso, per quanto i loro personaggi siano molto più macchietistici, è evidente perché siano fatti l’uno per l’altra: entrambi sono molto legati alle regole e ad una morale ferrea, nonostante la stessa venga più volte smentita dai loro stessi comportamenti – nello specifico, i numerosi tradimenti.

Rainn Wilson e Angela Kinsey in una scena di The Office (2005 - 2013)

Ma più la storia prosegue, più entrambi cercano di salvare la faccia, nascondendosi dietro ridicoli contratti che sembrano legittimare la loro relazione sessuale e il loro desiderio di creare una famiglia insieme, fino al picco emotivo della scoperta che il figlio di Angela non è anche figlio di Dwight.

Così entrambi nelle stagioni finali cercano di nascondersi dietro ad altre relazioni apparentemente più soddisfacenti e giuste, nello specifico Angela con il suo senatore, che le garantisce una posizione sociale di alto livello.

Rainn Wilson e Angela Kinsey in una scena di The Office (2005 - 2013)

… finché tutta la situazione non le scoppia in faccia, con la rivelazione dell’omosessualità ormai palese del marito.

E infine la scelta di ricomporre per davvero quella relazione spetta a Dwight: mentre Angela è al limite della disperazione, Dwight sceglie di abbandonare quella moglie trofeo per invece sposarsi finalmente con la donna dei suoi sogni.

The Office personaggi

La bellezza dei personaggi di The Office, in particolare i secondari, è il riuscire a mantenere una caratterizzazione coerente per tutta la serie, senza dover risultare macchiette – con le drammatiche eccezioni di cui abbiamo già parlato…

Kevin The Office

Fra tutti i secondari, il mio preferito in assoluto, e che mantiene fra l’altro un taglio coerente dall’inizio alla fine, è indubbiamente Kevin.

Kevin dovrebbe essere lo scemo del villaggio, ma The Office lo premia costantemente con gag e battute irresistibili, e una presenza scenica che rende impossibile non provare simpatia per questo bambinone troppo cresciuto.

In particolare, del suo personaggio ho adorato due momenti: la gag del chili – in cui mi ci sono rivista anche troppo… – e tutta la dinamica con Holly, a cui viene fatto credere che Kevin sia un po’…lentocon tutta l’ironia che ne deriva.

Creed The Office

Altra nota di merito va a Creed, forse la punta di diamante fra i secondari.

Creed è un personaggio così sfaccettato e sfuggente che ad ogni stagione si scopre qualcosa di nuovo: passa dall’essere rappresentante della filiale, a rivelare il suo oscuro passato criminale, fino a fingere la sua morte, per poi vivere all’interno dell’ufficio stesso.

Questa incredibile mente criminale si scontra con la sua personalità al limite del surreale, al punto che spesso dimentica il nome dei suoi colleghi, o addirittura il tipo di compagnia per cui lavora, come testimonia la sua battuta migliore di tutta la serie:

Not bad for a day in the life of a dog food company.

Una bella giornata per un’azienda di cibo per cani.

Stanley The Office

Sulla stessa linea anche il personaggio di Stanley.

Stanley appare come figura di contorno, chiuso in sé stesso e piuttosto apatico, che passa le sue giornate a fare cruciverba e bada più ai propri affari piuttosto che a quelli degli altri – o del suo stesso lavoro.

In realtà, del tutto inaspettatamente, Stanley ha una variegata attività relazionale, che lo porta a divorziare dalla moglie e a cercare molte altre compagne nel corso delle stagioni, anche per compensare il suo risentimento nei confronti del suo lavoro.

Leslie David Baker in una scena di The Office (2005 - 2013)

E, soprattutto, nei confronti di Michael.

In particolare, riguardo al loro conflitto è diventata iconica la scena in cui, durante uno dei tanti inutili meeting, Michael cerca di ritrovare l’attenzione di Stanley mentre lo stesso si sta dilettando con le ennesime parole crociate…

E, davanti al l’insistenza del suo manager, Stanley tuona:

Di I stutter?

Sono stato chiaro?
Leslie David Baker in una scena di The Office (2005 - 2013)

Questa è proprio l’occasione in cui Michael cerca di rimettere in riga il suo dipendente, fingendo di licenziarlo, trovandosi solo ad essere minacciato di azioni legali e finendo per doverlo tenere in ufficio senza che sia cambiata una virgola.

Anzi, Stanley arriva serenamente alla pensione, come scopriamo alla fine della serie.

Kelly & Ryan The Office

Su Kelly e Ryan bisogna fare un discorso a parte.

I loro personaggi risultano quasi bidimensionali e sono spesso ai margini della scena, proprio perché i loro interpreti sono spesso accreditati sia come sceneggiatori che come registi degli episodi.

Infatti, la loro storia non ha un effettivo arco evolutivo, ma piuttosto un pendolo all’interno di un rapporto estremamente conflittuale – soprattutto da parte di Ryan – che li porta a prendersi, respingersi e via così all’infinito.

E, nella maniera più improbabile, riuscendo anche a fuggire insieme nella conclusione.

B. J. Novak e Steve Carell in una scena di The Office (2005 - 2013)

Ryan nello specifico è uno dei personaggi probabilmente più negativi della serie.

Durante le stagioni si destreggia fra diverse personalità, rivelandosi sempre più di un avido macchinatore, interessato solo al suo guadagno, finché, alla scoperta delle sue attività fraudolente, la sua scalata sociale si blocca.

Insomma, Kelly e Ryan sono dei pop-up characters, personaggi da ripescare all’occorrenza per arricchire la storia di nuovi sbocchi o di piacevoli gag, anche se spesso fine a sé stesse.

Oscar The Office

Anche se di per sé forse non è uno dei personaggi più indimenticabili della serie, Oscar brilla per l’avanguardia di The Office nel rappresentare un personaggio omosessuale non stereotipico, in un panorama seriale al tempo piuttosto desolante.

Ne risulta una figura per niente macchiettistica – anche se Michael più volte cerca di ricondurlo allo stereotipo – ma che piuttosto racconta le difficoltà di una persona queer all’inizio del nuovo millennio, nel farsi largo fra pregiudizi, bullismo e vergogna sociale – che lo porta infatti a nascondere la sua sessualità per lungo tempo.

La sua storia si intreccia anche con quella di Angela, con una delle poche dinamiche convincenti delle ultime stagioni, che purtroppo si traduce in una sconfitta per entrambi…

Phyllis The Office

Secondo lo stesso principio, ho apprezzato molto anche il personaggio di Phyllis.

Una donna di mezza età che rimane molto ai margini della scena, ma che è anche protagonista di piacevolissimi momenti comici – come quello della pioggia, in cui i personaggi fanno scommesse sul fatto che dirà sempre le solite quattro frasi di repertorio:

E così, anche se stereotipicamente non è considerata una donna attraente né desiderabile, gode di un matrimonio piuttosto felice e particolarmente attivo sessualmente, come testimoniano le diverse gag in merito.

Toby The Office

Per un inevitabile parallelismo, è giusto chiudere questa recensione con quello che può essere considerato la nemesi di Michael…

…e il suo alter ego.

Proprio per il suo atteggiamento estremamente infantile, Michael doveva trovare un nemico contro cui scontrarsi… e non è un caso che scelga proprio Toby, che rappresenta la sua peggior paura.

Ovvero, aver raggiunto una stabilità familiare, ma averla inevitabilmente persa, vivendo in una condizione di grande infelicità.

Paul Lieberstein in una scena di The Office (2005 - 2013)

Infatti, per tutte le stagioni il suo personaggio non riesce ad avere un riscatto in questo senso, finendo anzi spesso per essere rifiutato – per esempio con Nellie – o vivendo amori assolutamente impossibili – come quello per Pam.

Come se tutto questo non bastasse, anche gli altri personaggi gli sono molto spesso ostili, per il suo approccio fin troppo freddo e formale alle diverse problematiche che sorgono all’interno dell’ufficio.

In questo senso, proprio all’inizio della stagione, per presentare Toby, Michael racconta la totalità del suo personaggio con una delle mie battute preferite dell’intera serie:

…he’s really not a part of our family. Also, he’s divorced, so he’s really not a part of his family.

…non fa parte della nostra famiglia. Inoltre, è divorziato, quindi non fa neanche parte della sua famiglia.